Beda Romano, Il Sole-24 Ore 24/6/2010;, 24 giugno 2010
I PIGS CHIEDONO AIUTO ALLA BCE
Tensioni finanziarie e contrasti politici continuano a scuotere l’Europa alla vigilia di un delicato incontro del G-20. Da un lato nuovi dati mostrano che alcune banche sono in grave difficoltà e che per sopravvivere devono affidarsi alle iniezioni di liquidità della Banca centrale europea. Dall’altro, la Germania continua ad essere al centro delle critiche per una politica economica troppo restrittiva.
In un’intervista al settimanale di Die Zeit e poi in un discorso all’Università Humboldt di Berlino, George Soros ha preso di mira ieri il risanamento del bilancio deciso dal cancelliere Angela Merkel. «I tedeschi stanno portando i propri vicini di casa alla deflazione - ha affermato - : Questo minaccia una lunga fase di stagnazione e porta al nazionalismo, all’inquietudine sociale, alla xenofobia. Quindi mette in pericolo la democrazia e l’Unione Europea».
Per tutta risposta, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble pubblica stamani un articolo nel Financial Times in cui difende la strategia tedesca: «Il governo sa che ha la responsabilità di promuovere la crescita in Europa e nel mondo. Rispetteremo questo obbligo non aggiungendo debito su debito, ma perseguendo il nostro ruolo di ancora di stabilità». Schäuble ha poi precisato che «non c’è alternativa al risanamento» purché venga fatto «in modo intelligente».
Il botta e riposta è l’ultimo di una serie. Negli ultimi giorni le critiche alla politica tedesca sono giunte anche dal Premio Nobel americano Paul Krugman. Il governo tedesco cerca di calmare le acque, proprio mentre l’ultimo Pmi, l’indice che riflette la fiducia dei direttori degli acquisti nella zona euro, ha mostrato ieri il secondo calo consecutivo, segnalando che la crescita in Europa potrebbe rallentare nella seconda parte dell’anno.
Nel frattempo, secondo la Banca centrale portoghese, le banche del Portogallo si sono rifinanziate presso la Banca centrale europea per un totale di 35,8 miliardi di euro in maggio, rispetto ai 17,7 miliardi di aprile. Le statistiche giungono mentre il governo di Lisbona è riuscito a emettere obbligazioni quinquennali per 800 milioni di euro ieri, ma a un tasso elevato: del 4,657%, un punto percentuale in più rispetto all’asta precedente in aprile.
Da settimane ormai le banche dei paesi a rischio - Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda - sono sotto pressione. A causa della crisi debitoria che sta colpendo gli stati del Sud Europa, gli istituti di credito di questi paesi hanno difficoltà crescenti a rifinanziarsi sul mercato perché le loro controparti non si fidano dei loro bilanci. Devono quindi rivolgersi alla Bce, che da mesi ormai sta garantendo liquidità illimitata e a tasso fisso.
La dipendenza dall’istituto monetario sta raggiungendo nuovi record. Secondo uno studio della Royal Bank of Scotland - che per questo ha minuziosamente spulciato i rapporti mensili delle banche centrali nazionali - le banche greche, spagnole, portoghesi e irlandesi sono responsabili per due terzi dell’incremento di liquidità che la Bce ha effettuato dalla metà del 2008 (in tutto 225 miliardi su un totale di 332).
Il dato è impressionante perché segnala un’accelerazione: nel giugno 2009, la quota di questi istituti di credito rispetto al totale era del 40%. Jacques Cailloux e Nick Matthews notano che i contributi delle banche greche e irlandesi all’aumento della liquidità proveniente dalla Bce sono nove volte il peso di questi due paesi nel prodotto interno lordo della zona euro. Secondo Moody’s, le sole banche greche hanno preso a prestito fino a 89,4 miliardi.
Viceversa gli istituti francesi o italiani hanno contribuito all’incremento in proporzione minore del loro Pil. Per ora, le operazionistraordinarie di liquidità decise dopo il drammatico fallimento di Lehman Brothers verranno a scadere entro la fine del 2010. Molti osservatori però si aspettano che l’istituto monetario introduca nuove misure di sostegno, in particolare a cavallo dell’anno (si veda Il Sole 24 Ore di venerdì).