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 2010  giugno 24 Giovedì calendario

UNA «SERVICE TAX» DA 25 MILIARDI

Quattro "mattoni" da 25 miliardi di euro totali. I comuni se li divideranno dal 2012, quando entrerà in vigore la nuova tassa sugli immobili. Che la si chiami "service tax" o "imposta municipale unica" la sostanza non muta: i sindaci si vedranno recapitare il gettito dell’Ici (dalla seconda casa in poi),dell’Irpef immobiliare,e delle imposte ipo-catastale e di registro. Il tributo con uno dei decreti attuativi del federalismo sull’autonomia fiscale dei comuni attesi a inizio luglio.
I suoi capisaldi sono stati illustrati ieri dai ministri dell’Economia e della Semplificazione, Giulio Tremonti e Roberto Calderoli, a una delegazione di primi cittadini capitanata dal presidente dell’Anci Sergio Chiamparino. Senza però mostrare loro alcun testo. Proprio il responsabile di via XX settembre ha precisato che la tassazione «non si applicherà alla prima casa», come previsto dalla legge delega sul federalismo.
I municipi dovrebbero vedersi fiscalizzare 15 miliardi in più rispetto ai circa 10 che oggi incassano con l’Ici, rinunciando al contempo a un’identica quota di trasferimenti erariali. A tanto ammonta, infatti, il gettito 2008 degli altri tributi accorpati nella "service tax". Se però l’Irpef, come sembra, arrivasse sotto forma di cedolare secca il gettito potenziale potrebbe ridursi di 3-4 miliardi. Inoltre, il tributo dovrebbe colpire i possessori di un qualsiasi immobile situato nel territorio comunale e diverso dalla prima casa; dovrebbe essere formato da un’aliquota sul possesso del bene ”lacui base imponibile sarà data dal suo valore catastale – e una aggiuntiva da versare in caso di trasferimento del bene.
Oltre a semplificare la giungla tributaria comunale formata da 17 voci tra tributi e addizionali, la "service tax" dovrebbe aumentare la potestà impositiva deicomuni che potranno manovrare le aliquote ed eventualmente accorpare altri tributi (tipo Tarsu o Tari). Analogo sfoltimento interesserà le province con un tributo collegato al trasporto su gomma, che andrà ad aggiungersi a Ipt e Rca ma non sarà il bollo auto. Positivo il commento di Chiamparino che, al Sole 24 Ore, ha confessato: «La tassa unica è molto importante perché ci darebbe maggiore autonomia ma a quell’appuntamento vogliamo arrivarci vivi». Con un chiaro riferimento alla trattativa in corso con il governo su manovra e patto di stabilità: il motivo che ha portato ieri mattina in piazza Navona qualche centinaio di primi cittadini con fascia tricolore listata a lutto e cartelli appesi al collo a mo’ di cappio e oltre 30 presidenti di provincia.
La protesta, organizzata da Anci, Upi, Legautonomie, Uncem e Cgil, è durata un paio d’ore. Nel corso delle quali amministratori piccoli e grandi si sono alternati sul palchetto allestito per l’occasione a 50 metri dal Senato e hanno detto la loro contro la manovra quasi alla maniera di Hyde Park. Con toni e accenti diversi a seconda della provenienza geografica e politica. I più inviperiti sono parsi quelli di centrosinistra mentre i leghisti si sono concentrati sui 300 milioni trovati per Roma capitale (che il sindaco Alemanno vorrebbe diventassero 350) a fronte dei sacrifici imposti a tutti gli altri. Per Chiamparino «qualcosa si è mosso». D’accordo il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione: «Abbiamo chiesto di introdurre criteri meritocratici come il tasso di indebitamento o il rapporto tra i costi del personale e la spesa corrente». In risposta il governo ha dato la disponibilità a rivedere la ripartizione dei tagli all’interno dei singoli comparti. Sulla falsariga di quanto annunciato per le regioni si distinguerebbe tra virtuosi e non, affidando la scelta a un decreto concordato con le autonomie locali. Fermi restando i saldi: i 14,8 miliardi chiesti alle autonomie dovrebbero rimanere tali; al massimo ( anche se su questo l’esecutivo non ha ancora risposto) una parte dei sacrifici potrebbe essere spostata dal 2011 al 2012 quando dovrebbero farsi sentire i benefici dell’autonomia tributaria promessa dal federalismo. A settembre, infine, potrebbe ripartire il tavolo sul patto di stabilità per sbloccare i residui passivi destinati agli investimenti e tuttora congelati.