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 2010  giugno 24 Giovedì calendario

CONTROFFENSIVA VATICANA

Asse Bertone-Bagnasco per neutralizzare la chiamata di correità di Sepe. Per difendersi dalle accuse dei pm di Perugia il cardinale indagato per corruzione minaccia di coinvolgere la Segreteria di Stato che intanto continua a marcare sempre più la differenza fra vecchia e nuova gestione di «Propaganda Fide». Nello scontro in Curia tra l’arcivescovo di Napoli e i massimi responsabili del Vaticano, a tentare una complicata mediazione (dall’esito tutt’altro che scontato) è il presidente della Cei Angelo Bagnasco, che ha già avuto nelle scorse ore un primo colloquio telefonico con Sepe. Scongiurare un’escalation di tensioni ecclesiali e un innalzamento di grado dello scandalo G8 è un obiettivo condiviso dal segretario di Stato Bertone e dal leader dei vescovi Bagnasco, che pure si sono recentemente trovati su opposte barricate in una pluralità di circostanze (dalla titolarità dei rapporti istituzionali con il governo al caso Boffo, dalla valutazione dell’efficacia delle misure anti-pedofilia al controverso ruolo del fiduciario bertoniano Marco Simenon, segretario generale della Fondazione per i beni artistici della Chiesa).
Stamattina a Genova le celebrazioni in onore del patrono San Giovanni Battista offriranno l’occasione per un’alleanza funzionale tra i due avversari. A margine della solenne ricorrenza, tra processione, benedizione della città di cui è stato arcivescovo, esposizione delle reliquie del santo e festeggiamenti per il suo 50° anno di sacerdozio, Bertone affronterà con Bagnasco l’emergenza Sepe. Nel «faccia a faccia» si discuterà di come ridurre a più miti consigli il combattivo cardinale campano. Tenuto conto che al tempo stesso la Conferenza episcopale, del cui Consiglio permanente Crescenzio Sepe fa parte, non può permettersi una nuova débâcle d’immagine in una propria arcidiocesi, con conseguenti e inevitabili contraccolpi sull’8 per mille già in calo.
«Una preoccupazione comune e il senso di responsabilità verso la Chiesa spingono sia la Santa Sede sia la Cei a evitare di inasprire i toni», spiegano alla Terza Loggia del Palazzo Apostolico. «Danneggiare l’istituzione non giova a nessuno», precisano. Crea allarme Oltretevere il rischio che Sepe metta ufficialmente in mezzo negli interrogatori il vertice della piramide pontificia, come ha già fatto nella conferenza stampa-autodifesa di lunedì citando il Papa, la Segreteria di Stato e la Prefettura degli affari economici della Santa Sede. Da «papa rosso» l’ex regista del Giubileo controllava la nomina dei vescovi destinati in Africa, Asia e parte dell’America Latina (un terzo delle 2.800 diocesi del mondo) e smistava flussi planetari di denaro, come i proventi delle collette nelle parrocchie per le giornate missionarie. Insomma, ha documenti e conoscenza diretta dei fatti: quanto basta per suscitare inquietudine e apprensione nei Sacri Palazzi.
In Curia la linea pubblicamente dichiarata è quella della collaborazione con i magistrati, ma dietro le quinte si lavora per stemperare i toni. E’ qui che Bagnasco dovrà condurre la sua mediazione, convincendo Sepe a circoscrivere e non ad allargare le contestazioni. C’è, poi, una domanda che ieri il segretario di Stato Bertone, prima di mettersi in viaggio per Genova, ha rivolto ai suoi più stretti collaboratori: «Perché questa vicenda è venuta alla luce proprio ora?». Oltretevere, cioè, si fa strada il sospetto di un «redde rationem» innescato da qualcuno che dall’interno della gerarchia ecclesiastica o «in ambienti vaticani» abbia cercato di danneggiare l’operazione trasparenza e il profondo rinnovamento che Benedetto XVI sta perseguendo a tutti i livelli: in Curia come negli episcopati nazionali.