Carlo Bertini, La Stampa 24/6/2010, 24 giugno 2010
E LA SERVICE TAX PLACA LA RABBIA DEI SINDACI
La rabbia vera, quella che sgorga dalla pancia e scalda i cuori, va in scena quando il sole picchia più duro, verso l’una, sotto la fontana del Bernini: «Vergogna! Vergogna!», urla in maniche di camicia dal palchetto improvvisato Antonio Peluso, primo cittadino di Sanza, comune del Salernitano di duemila anime. Non ci sta a passare per membro della casta inviso al popolo anche lui, «750 euro al mese di stipendio, una pena!», con «due schede telefoniche per rispondere anche di notte a quelli che chiamano perché non si vede la tv grazie al digitale terrestre!». E giù applausi fragorosi, fa niente che il Peluso di professione faccia pure l’avvocato, nella giornata dell’orgoglio del Sindaco d’Italia per la protesta contro i tagli, tutto fa brodo.
Sono assiepati coi tricolori listati a lutto a pochi metri da Palazzo Madama, dove si discute la manovra e non sono arrivati in massa, un decimo rispetto ai campanili italiani, ma di tutti i colori: del Pd, del Pdl, molti della Lega, guidati dal barricadero sindaco di Varese, Attilio Fontana. «I Comuni con il cappio al collo», recitano i cartelli, «se perdono i Comuni perdono i cittadini!». Hanno il dente avvelenato con le Regioni, ma non se la possono prendere con Formigoni che si affretta a «sentirsi idealmente con loro in difesa dei cittadini». Osvaldo Napoli che del Pdl è vicecapogruppo ma è anche numero due dell’Anci, allora rigira il sospetto verso il Pd, «che con Errani sta studiando emendamenti per far ricadere i tagli ai governatori su di noi» e sui leghisti, «divisi tra municipalisti e regionalisti».
In questa guerra strisciante tra «poveri», ci sono pure le Province e le Comunità montane, l’associazione delle 2.200 farmacie rurali che rischiano di scomparire. Telecamere e selve di giornalisti assicurano l’effetto kermesse. E la politica prova a metterci su il cappello: Bersani arriva mezz’ora prima dell’inizio e invita «Bossi a spiegare ai Comuni queste botte targate Lega». Alemanno si indigna, dopo un «mordi e fuggi» di cinque minuti sotto il solleone, attacca «l’entrata a gamba tesa nella manifestazione». Si fanno vedere pure la Finocchiaro e Franceschini, Di Pietro manda Elio Lannutti. Insomma la protesta fa il suo effetto e sull’orgoglio ritrovato ci scherza su Sergio Chiamparino: cinque minuti dopo aver minacciato il «cattivo» Tremonti che se l’Anci non sarà ricevuto «a ostilità si risponde con ostilità», arriva la convocazione. E ai mille radunati in Piazza Navona, il Chiampa comunica la lieta novella ridendo, «non voglio credere che sia avvenuto per quanto ho detto prima...». In realtà è servita una parola buona di Bobo Maroni per far schiudere le porte di via XX Settembre, ma tant’è.
Alla fine di questa giornata di protesta dei sindaci «qualcosa si è smosso», tanto che Tremonti ha promesso di allentare le maglie del patto di stabilità dei comuni, «quello che da due anni mi costringe a tenere bloccati 3 milioni di euro», grida un sindaco. Ma soprattutto si è materializzata la promessa di una tassa unica sugli immobili, «Service Tax o Imu», che, rassicura il ministro dell’Economia, «non si applicherà sulla prima casa». E che secondo Napoli scatterà dal 2011. Questa tassa è come un Eldorado per i sindaci privati dell’Ici. L’unica che storce il naso è la genovese Marta Vincenzi, a tutti gli altri, di fronte alla buia prospettiva di «tagliare i servizi per sicurezza, scuole, servizi sociali», piace eccome. «Porterebbe nelle casse quelle risorse che ai tempi dell’Ici andavano solo in minima parte ai Comuni», esulta il capo di Legautonomie, Marco Filippeschi, ricordando che «sull’immobile gravano anche tasse come l’Irpef, le tasse di successione, le tasse di registro e di bollo». «L’ipotesi è di accorpare molte altre tassazioni nazionali e fare una sola imposta locale con aliquote decise dai Comuni», conferma Chiamparino dopo aver visto Tremonti. Gongola il sindaco di Bari, Emiliano, perché «senza l’Ici ora manca uno strumento fondamentale per il sistema delle autonomie e dunque bisogna tornare indietro. Certo, senza toccare la prima casa, ma sulle seconde case e sulle società immobiliari ci vuole un regime più pesante...».