Silvia Truzzi, il Fatto Quotidiano 23/6/2010;, 23 giugno 2010
QUI O SI RIF L’AQUILA O SI MUORE
Che non si dica ”non c’è nemmeno un cane in giro”. Ci accompagna Pluto, in questo tour tra le macerie de L’Aquila: non si perde una manifestazione (quadrupede comunista?) e gli danno da mangiare i Vigili del fuoco. un randagio, come tutti i suoi concittadini, ma è l’unico residente del centro storico. Il sindaco Massimo Cialente ha invitato i direttori di giornali e tv: se i tg del servizio pubblico non danno la notizia di 20 mila persone scese in piazza mercoledì per protestare, qualcosa non va. Ma in questo momento non gl’importa nulla della malattia dell’informazione italiana. Da queste parti è un’era pre-bavaglio, si tratta di ricominciare a respirare e il primo cittadino di mestiere fa lo pneumologo. Ma non ne può più delle polemiche politiche. Di Bertolaso che accusa l’amministrazione di lungaggini e inerzia. ”Se non ci ritengono all’altezza, mandassero un commissario del ministero. Vediamo come ricostruisce lui”. All’invito dell’amministrazione hanno risposto tutti, a parte le reti Mediaset e i quotidiani vicini al signor B: alzi la mano il primo che riesce a spiegarsi il motivo (anche chi rintraccia la coscienza dei disertori). Il direttore del Tg1 non ha mandato una troupe da Roma, ma ha utilizzato il servizio della redazione regionale: la morale delocalizzata, in ossequio al federalismo con tre ministeri. Di lui però non si sono dimenticati i cittadini, che aspettano la delegazione dei giornalisti all’incrocio dei Quattro cantoni: urlano ”Tg1 dittatura”. Perché proprio non digeriscono di essere stati cancellati. Ce n’è anche per la manovra: tornare a pagare le tasse sarà un enorme problema. E qualcuno grida: ”Tasse, per cosa?”. In effetti: per quali servizi dovrebbero pagare gli aquilani? Hanno un arretrato di 14 mesi da saldare: saranno più poveri di quanto non erano il 5 aprile dell’anno scorso, e senza una città. ”Per molte famiglie”, dice il sindaco, ”sarà come accendere un mutuo”. E la casa, dov’è?
Il concetto, relativo, di tempo.
Le città temporanee, versione governativa del capolavoro di Calvino, si son fatte. E questo ha consentito a una comunità di non perdersi completamente. Ma quanto dura la temporaneità? Bisogna capire quando parte la ricostruzione: senza certezze, senza una data da segnare sul calendario , è impossibile ricominciare. Perché sennò è un ”fine pena mai”. ”I patti con il governo erano diversi”, spiega Cialente. ”Noi dobbiamo sapere quando. E come. Non ci sono i soldi, o meglio dovrebbero esserci ma in realtà fisicamente non sono nella nostra disponibilità”. E di denaro ne serve parecchio: gli alberghi che hanno ospitato gli sfollati aspettano dal Comune 70 milioni di euro, le imprese edili che hanno lavorato in questi mesi 58. Cento miliardi la cifra che, negli anni, servirà per ricostruire il centro storico sfasciato.
L’Italia si desti.
”Abbiamo chiesto una legge sul terremoto l’8 aprile”, continua il sindaco mentre passeggia in quel che resta della città dolente. ”Ci hanno detto che si sarebbe fatto un decreto e che poi era meglio procedere per ordinanze perché erano strumenti più agili. Ma il meccanismo, già dall’autunno, si è inceppato. Per fare l’ordinanza sulle case E (qui è anche un labirinto di sigle, ndr) ci hanno messo più di tre mesi. Serve una tassa di scopo che garantisca un flusso di denaro continuo”. Gli italiani la pagheranno volentieri? ”Io credo di sì, se voi continuate a tenere alta l’attenzione sulle condizioni in cui viviamo. Non penso che gli italiani possano abbandonare un pezzo di Paese, una città intera. Non la faranno affogare nell’indifferenza. Mi rivolgo all’orgoglio del popolo italiano, al suo senso di civiltà. Questa può essere una sfida, ricostruire per dire: guardate di cosa siamo capaci”. Il miglior presidente degli ultimi 150 anni disse che il terremoto de L’Aquila è stato la maggior catastrofe italiana negli ultimi 100 anni. Ora è il tempo dei restauri: e anche se non sono i migliori della storia, basta che inizino. Altrimenti in molti seguiranno i quasi novecento aquilani che sono emigrati altrove. Gli oltre ventimila universitari sono rimasti nelle aule provvisorie: ma ce ne saranno di nuovi, in un ateneo che è il quarto, in Italia, per rapporto studenti-popolazione? I negozi e il settore terziario sono immobili: anche nei luoghi accessibili non arrivano acqua, luce e gas.
Se qualcosa non si mette in moto, la città sparirà: più che raccontare i metri cubi di macerie e le piccole storie di distruzione che tutte insieme fanno la sciagura, vale l’atmosfera. E il meteo non c’entra: si respira un’aria cupa, senza sorrisi e senza gioia. Come succede sempre quando domani non esiste.