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 2010  giugno 23 Mercoledì calendario

20 MILIONI: LA CIFRA CHE SERVE AD ALEMANNO PER LO STAFF

Aumenteranno le tariffe, dall’occupazione di suolo pubblico alle rette degli asili nido. Una tassa di soggiorno per i turisti (un euro al giorno, ma fino a qualche giorno fa si parlava dello stesso importo per chiunque parta dalla Capitale in aereo) potrebbe lasciare il posto all’aumento dei biglietti per i musei. La giunta Alemanno presenta il proprio bilancio 2010: 4,7 miliardi di cui 3,5 per la cosiddetta ”spesa corrente”, 1,2 per gli investimenti: metropolitane, la tela di Penelope della ”nuova” via Tiburtina e così via. ”Una stangata che impoverisce i cittadini”, tuona già l’opposizione di centrosinistra. ”Scelta inevitabile per evitare la bancarotta”, replica la maggioranza di destra. Ok: ma se risparmiasse anche la ”macchina Campidoglio”? Per legge, il sindaco di una metropoli come la Capitale italiana guadagna 9.762,94 euro lordi al mese. Netti, sono il 40 per cento di meno. I suoi assessori sono fermi a 3.400 netti ma se, come nel caso del titolare della Cultura Croppi, hanno già un proprio stipendio, alla fine del mese se ne trovano la metà. Tre assessori (il vicesindaco Mauro Cutrufo, Maurizio Leo che si occupa di Bilancio e Alfredo Antoniozzi che cura Casa e Patrimonio), sono anche parlamentari, due nazionali e l’ultimo a Bruxelles. Dal Campidoglio, niente appannaggio. Intorno a 1.600 euro (sotto forma di gettoni di presenza: se sono assenti alle sedute, niente) viaggiano, infine, i consiglieri comunali.
Ma il caso di questi giorni riguarda il Gabinetto del sindaco, la struttura di cui sul sito del Campidoglio si fa ancora fatica a trovare gli aggiornamenti. ”Nel 2007, con Veltroni, costava ogni anno ai romani 9 milioni e 856 mila euro. Nel 2009, costi raddoppiati: 19.770.000”, è la denuncia dei presidenti di Municipio di area centrosinistra. E per giorni e giorni si è parlato della nomina di un terzo vicecapo di Gabinetto del sindaco (dopo Profeta e Nardi, 120 mila euro di stipendio annuo, stava per arrivare l’ex direttore Analisi del Sisde, Alfredo Mantici), queste cifre son dolori. Certo, secondo anche alcuni esponenti dell’opposizione, le strutture che dipendono dal Gabinetto di Alemanno saranno ristrutturate e accorpate, con l’impegno dichiarato di risparmiare. E, soprattutto, la giunta Alemanno ha speso molto per affrontare il nodo sociale dei campi nomadi abusivi, come invece i suoi predecessori non avevano fatto. Non solo: entro il 2010 dovrebbe nascere – finalmente – la Holding Gruppo Roma (o Holding Campidoglio), con l’obiettivo di razionalizzare tutte le spese delle aziende municipalizzate. Ma tant’è: per ora, arrivano nuovi contratti da onorare. E la denuncia politica arriva anche da Andrea Catarci, presidente del Municipio 11, inviperito come altri suoi colleghi per i tagli ad asili nido e strutture per anziani. Allora: l’impegno del sindaco Alemanno è di ridurre del dieci per cento (gesto onorevole, ma già previsto negli ultimi provvedimenti finanziari del governo centrale) tutti gli stipendi, a partire dal proprio. Una goccia nel mare per quei 52 milioni che dovrebbero arrivare dall’adeguamento (leggi: impennata) delle tariffe, recupero dell’evasione e aumento dell’Ici sulle case sfitte. I particolari sono stati elaborati nelle scorso fine settimana, quando gli assessori della giunta e una manciata di consiglieri comunali di centrodestra hanno celebrato il loro ritiro in una struttura dei Castelli romani per elaborare la manovra economica e cercato di digerire – soprattutto da parte dell’ala ”popolare” del Pdl locale più legato all’ex An – aumenti della tassa dei rifiuti (più 10 per cento), degli asili (minimo 15 per cento) dell’occupazione del suolo pubblico (più 125 per cento nel centro storico). Tutto per tentare di recuperare, dall’anno prossimo fino al 2046, quei 12 miliardi e 400 milioni di euro che Alemanno si è trovato, secondo una serie di certificazioni ufficiali che naturalmente hanno scatenato polemiche politiche forsennate, come maxi-debito nelle casse comunali. Naturalmente, un governo centrale di centrodestra aiuta: e dall’anno prossimo il Campidoglio riceverà 300 milioni dal ministero dell’Economia e potrà ricavarne altri 200 dall’aumento di tasse comunali. Il sindaco, però, ha già richiesto a Palazzo Chigi un aumento di 50 milioni, in modo che ad ogni fine dell’anno il flusso di entrate sia di 350 milioni.
E in questo 2010? Il Comune ha appena ricevuto una serie di caserme dismesse dal ministero della Difesa. Potrà ristrutturarle e ricavarne edilizia pubblica, edilizia privata e, speriamo, anche spazi verdi. Per saldare i debiti pregressi – ma solo per questo – il Campidoglio potrà attingere alla Cassa depositi e prestiti. Una battaglia politica che attraverserà gran parte dell’estate romana. La stessa estate che, secondo i residenti del centro storico, costerà all’Ama (che si occupa di raccolta dei rifiuti) ben 50 milioni in un anno per ripulire strade, vicoli e piazze dalle incrostazioni selvagge della ”movida” cittadina. Anche qui, almeno scarsa lungimiranza manageriale. Del resto, se a Roma i bilanci fossero solo quelli delle istituzioni culturali legate al Comune (esempi: 45 per cento di visitatori in più al Palazzo delle Esposizioni in un anno, 8 per cento in più alle Scuderie del Quirinale dove si è appena conclusa la mostra di Caravaggio con quasi 600 mila presenze e nessuna contabilità in rosso), tutto filerebbe liscio.
E mentre il direttore generale di PalaExpo Mario De Simoni e l’ad di Musica per Roma (Auditorium) Carlo Fuortes si godono i bilanci in attivo insieme con i successi di Fabio Massimo Barbero (Macro e Macro Future) – tutti manager che ci invidiano alcune istituzioni culturali pubbliche tedesche e francesi – l’assessore alla Cultura Umberto Croppi sfida il suo sindaco: ”Occorre rivedere le priorità e considerare i soldi utilizzati in cultura non una spesa ma un investimento. E comprendere che la domanda che li sostiene non è opzionale ma è ai primi posti nella lista delle esigenze”. Sarà ascoltato?