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 2010  giugno 22 Martedì calendario

TRA SCIOVINISMO E RIDICOLO: ECCO LE ”TELECRONICHE” RAI E SKY

Peggio delle partite della Nazionale italiana ci sono soltanto le telecronache italiane delle partite della Nazionale italiana. Un cocktail tragicomico di sciovinismo, vittimismo, becerume, pressappochismo, banalità e impermeabilità al ridicolo. Roba da Ventennio, da Cinegiornale Luce. Il tutto in un italiano malfermo e approssimativo, che spesso diventa un idioma di ceppo non indoeuropeo. La Rai, al solito, dà il peggio di sé, ma anche Sky non scherza. Partiamo dalla Rai, dove si esibisce la coppia Marco Civoli-Salvatore Bagni. I due vedono soltanto le gomitate dei neozelandesi, mentre quelle degli italiani non contano. Così come i rigori. Quello regalato all’Italia dopo il reciproco strattonamento fra Smith e De Rossi è ”nettissimo” per Bagni, ”non ci sono dubbi”. Poi c’è il fallo di Chiellini su Reid, ma qui si sorvola: i falli valgono solo se li fa l’avversario. Intanto, da metà partita il portiere neozelandese Paston diventa misteriosamente ”Pastos”, e non c’è verso di farlo ritornare Paston. Su Sky, invece, impazza il duo Fabio Caressa-Giuseppe Bergomi. Quest’ultimo ha pure lui seri problemi con i cognomi, dei nostri però: Montolivo, a sentir lui, si chiama ”Montolino”. L’obiettività dei due telecronisti fa impallidire quella di Crudeli e Pellegatti alle partite del Milan. Nessun dubbio, ovviamente, sul rigore-omaggio che consente i nostri poveracci di strappare il pareggio. Gridolini di sdegno per ogni gomito alzato dai neozelandesi, dipinti come macellai assassini, mentre quando il gomito lo infila Chiellini sulla schiena di un avversario, allora è una carezza, anzi una Caressa. Poi ci sarebbe il rigore, ben più fondato, per la Nuova Zelanda: il calcione di Chiellini al polpaccio di Reid è talmente evidente, nel replay, che nemmeno Bergomi senza occhiali riesce a non vederlo. Però si supera: ”Eh sì, prenderlo l’ha preso, ma non mi sembra un fallo cattivo”. Come se i rigori dipendessero dalla cattiveria dell’autore del fallo. Caressa, dopo aver infilato alcuni neologismi da perizia psichiatrica (’tutti sotto in the box!”, ”Pazzini arriva a rimorchio!”) e sinonimi da elettrochoc (i calci di punizione diventano ”situazioni da fermo”), riesce a esaltare la ”grandissima partita di Zambrotta” e gli inutili colpi di tacco di Iaquinta (ma ”lungamente provati in allenamento”): il tutto sull’1-1 contro una squadra di dilettanti allo sbaraglio. All’alba dell’83° minuto, Caressa nota acutamente: ”Mi sembra che siamo un po’ calati”. E Bergomi: ”Però abbiamo ancora dei minuti…”. Per far che? Per ”trovare un pertugio”, testuale. Caressa invoca l’espulsione di un neozelandese che sarebbe rientrato in campo dopo un infortunio senza il permesso dell’arbitro, ma l’arbitro non lo ascolta. ”C’è ancora un alito di speranza…”. Niente, triplice fischio finale. Caressa: ”1-1, incredibile ma vero”. In effetti, è incredibile che siamo riusciti a pareggiare. Alla fine, dopo la seconda débâcle, i fratelli de Rege di Sky azzardano un bilancio sulle prime due partite azzurre: ”Abbiamo segnato solo due gol in situazioni uguali”. Strano: contro il Paraguay De Rossi segnò su calcio d’angolo dopo l’uscita a vuoto del portiere avversario, contro la Nuova Zelanda Iaquinta ha segnato su rigore. Ancora Caressa: ” la maledizione della seconda partita, come negli altri Mondiali”. Già, perché invece la prima è stata un trionfo… Bergomi s’illumina d’immenso: ”Siamo andati sotto troppo presto…”. Già, se andavamo sotto al 90° era molto meglio: si perdeva 1-0. Ora, per carità, nessuno pretende che le nostre emittenti trovino un telecronista vero e un vero signore come Pizzul o Martellini o Carosio: dei telecronisti e dei signori s’è perso lo stampo da un pezzo. E, da una Rai che ogni sera si collega con Villa Arzilla per ascoltare le formidabili scempiaggini di due casi umani come Maurizio Costanzo e Giampiero Galeazzi, non c’è da attendersi che questo. Ma possibile che nessuno spieghi a questi tizi che si fanno chiamare telecronisti che il loro compito è far capire chi sta facendo cosa sul campo di calcio, evitando di assordare i telespettatori, di inondarli di corbellerie e frasi a effetto, di indurre la gran parte di essi a disattivare il sonoro? E poi, se è lecito: quale sarebbe, di grazia, la funzione del secondo telecronista? Di solito si tratta di una vecchia gloria pallonara che non è riuscita a trovarsi un lavoro e che di solito, quando riesce a parlare, ripete a pappagallo quel che dice il cosiddetto telecronista abilitato e ogni tanto aggiungere ovvietà e scemenze varie per giustificare la propria presenza e la propria indennità di trasferta. Sky se la pagano Murdoch e gli abbonati, dunque affari loro. Ma la Rai la paghiamo noi: davvero, con i bilanci in profondo rosso, era il caso di paracadutare in Sudafrica questa allegra compagnia di giro? Facciamo nostra la modesta proposta di Aldo Grasso: ”Se, nei titoli di coda, accanto al compenso fosse anche segnalato l’azionista politico di riferimento, tutto sarebbe più chiaro”. Meno male che ci sono le vuvezelas: ogni tanto coprono le telecronache, anzi telecroniche, di questi poveretti. Ma mai abbastanza.