Davide Milosa, il Fatto Quotidiano 22/6/2010;, 22 giugno 2010
E BRANCHER CONFESS: ”300 MILIONI PER DE LORENZO”:
Reo confesso di aver pagato mazzette. Ecco chi è il neoministro per l’Attuazione del Federalismo Aldo Brancher, 67 anni, ex prete di Trichiana (Belluno), venditore di spazi pubblicitari per Famiglia Cristiana, negli anni Ottanta passato alla corte di Silvio Berlusconi. Il dato emerge dai verbali di interrogatorio dell’estate 1993, anno in cui Brancher finisce in carcere per aver pagato 300 milioni di lire all’allora ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Si tratta dell’ennesimo troncone di Tangentopoli. L’indagine ruota attorno agli spot anti-Aids diventati famosi per lo slogan ”Se lo conosci lo eviti”. Il governo finanzia una campagna triennale, dal 1990 e al 1993, con un budget annuo di 40 miliardi di lire. Per quell’inchiesta Brancher verrà condannato a due anni e otto mesi per finanziamento illecito ai partiti e falso in bilancio. In Cassazione, però, il primo reato cade in prescrizione, mentre il secondo viene depenalizzato grazie al secondo governo Berlusconi. Dunque altro che assoluzione. E meno male che solo il febbraio scorso, il presidente del Consiglio aveva dichiarato: ”Chi commette dei reati non può restare in nessuno movimento politico”. Intanto ieri il vicesegretario del Pd, Enrico Letta ha sollevato la polemica sullo stipendio di Brancher. ”Il ministro – ha detto Letta – costerà agli italiani un milione di euro l’anno”.
Il 3 giugno 1993 davanti al gip l’attuale ministro dichiara di voler rispondere alle domande. ”Effettivamente - dice - ho versato 300 milioni nelle mani di Giovanni Marone. La somma era destinata a De Lorenzo”. Giovanni Marone, ex segretario personale di De Lorenzo, è la gola profonda che dà fuoco alle polveri dello scandalo. Racconta Marone: ”La Fininvest mi fece pervenire per De Lorenzo la somma complessiva di 300 milioni che Brancher mi consegnò nei miei uffici romani di piazza Barberini”. Il segretario di De Lorenzo va avanti confermando ”i rapporti di buona conoscenza tra i vertici Fininvest e il ministro”. Per Marone, poi, non ci sono dubbi sul fatto che quei 300 milioni rappresentino ”un tangibile riconoscimento a De Lorenzo per l’attenzione dimostrata”.
Davanti a queste accuse cosa fa l’attuale ministro? Nega, ma solo in parte. Brancher, primo dirigente Fininvest coinvolto in Mani Pulite, ammette il pagamento delle mazzette, ben attento però a non coinvolgere i vertici dell’azienda, che in effetti non verranno sfiorati. ”Ho effettuato – continua - i due versamenti non come segno di riconoscimento per l’assegnazione alla Fininvest della quota di fondi stanziati per la campagna anti-Aids, ma perché era il contatto con il ministro De Lorenzo per la realizzazione di due progetti denominati ”Il male del secolo’”. Progetto legato alla Promogolden, società di cui Brancher detiene l’85% delle quote.
Brancher sostiene di aver agito in proprio. Posizione che mantiene a oltranza anche quando, durante il secondo interrogatorio, davanti al pm Gherardo Colombo, confessa di non ricordare chi lo pagò. ”Percepivo denaro contante per le mia attività di mediazione nel campo immobiliare. Tutta questa attività è stata fatta in nero e in questo momento non mi ricordo chi mi ha retribuito in nero”. A parlare, però, è anche l’ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Da lui la prova della mazzetta. ”Visto che era in corso la campagna elettorale – racconta l’ex dirigente del Pli – Brancher si disse disponibile ad anticipare somme di denaro che mi potevano servire. Ribadisco che ho utilizzato la somma di 300 milioni per la campagna elettorale”
Dunque non tutto si cancella. Anche se la recente promozione al dicastero del Federalismo puzza di nomina ad personam per poter utilizzare il legittimo impedimento. Dopo Tangentopoli, infatti, Brancher inciampa in uno stralcio dell’inchiesta sulle scalate bancarie orchestrate dove è imputato per ricettazione. Procedimento che ora verrà sospeso.