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 2010  giugno 23 Mercoledì calendario

Un nuovo apparato sperimentale, il più potente finora costruito al mondo, per lo studio dei terremoti, sarà illustrato domani all’Accademia dei Lincei (ore 15

Un nuovo apparato sperimentale, il più potente finora costruito al mondo, per lo studio dei terremoti, sarà illustrato domani all’Accademia dei Lincei (ore 15.30) dal Prof. Giulio Di Toro, al quale l’Accademia ha conferito un premio per i risultati scientifici ottenuti. L’apparecchio, chiamato SHIVA, (Slow to High Velocity Apparatus) è stato costruito in Italia e installato presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. SHIVA è stato progettato per imporre, su provini di roccia di cinque centimetri di diametro, le straordinarie accelerazioni (fino a 80 m/s2) e velocità di scivolamento (fino a 10 m/s) che possono essere raggiunte su di una faglia durante un terremoto che avviene a qualche chilometro di profondità nella crosta terrestre. In una frazione di secondo, SHIVA, la più avanzata macchina al mondo finalizzata allo studio della meccanica dei terremoti, scarica sui campioni di roccia una grande potenza. Il confronto dei dati sperimentali con quelli di terreno, consente di estrapolare le osservazioni sperimentali in natura e offre una nuova visione dei terremoti. La versatilità di SHIVA permetterà inoltre di effettuare ricerche sulla frammentazione e su altri processi di interesse industriale. "Le informazioni sulla meccanica di un terremoto - spiega il prof. Di Toro - sono in genere ottenute mediante indagini sismologiche (sismogrammi e tecniche di inversione) e geofisiche (GPS, inSAR). Questo approccio offre un contributo limitato alla comprensione della meccanica dei terremoti, poiché non consente di rilevare i processi chimico-fisici attivati dalla propagazione della rottura e dallo sfregamento delle rocce. Un approccio alternativo consiste nell’integrazione di studi geologico-strutturali di terreno di antiche faglie sismogenetiche esumate da processi geologici e che mettono a nudo il ”motore dei terremoti”, con osservazioni microstrutturali e analisi mineralogiche-geochimiche dei materiali di faglia, esperimenti di laboratorio che riproducono le condizioni di deformazione tipiche di un terremoto e modelli numerici e teorici che combinano le informazioni di terreno e sperimentali in un modello unitario di propagazione della rottura sismica". Le indagini sui terremoti sono particolarmente necessarie in Italia e "il recente terremoto dell’Aquila - ricorda il Prof. Di Toro - è l’ultima delle ricorrenti manifestazioni naturali che documentano l’elevato rischio sismico del nostro Paese".