Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 21 Lunedì calendario

I TRAGHETTI ITALIANI BLOCCATI IN GRECIA DAI SINDACATI LOCALI


Dal 9 giugno scorso due traghetti dell’Adriatic Lines, compagnia di navigazione che ha sede legale a Milano e fa capo alla Trans Ferry della famiglia Alberti di Fiorenzuola d’Arda (il gruppo piacentino che aveva manifestato interesse per l’acquisto di Tirrenia), sono bloccati nel porto di Corinto, tenuti sotto sequestro dagli attivisti del Pno, il sindacato marittimo ellenico.

A bordo, 64 marinai, «prigionieri» delle loro stesse navi. «Hanno paura, non vogliono scendere a terra» dice Marco Alberti, il presidente dell’Adriatic Lines.

 stato lui a sfidare il «cartello». Tale non in termini tariffari, e dunque giuridici, che sarebbe illegittimo, ma di posizione: avanti e indietro tra Italia e Grecia naviga infatti una flotta di traghetti che fa capo a una decina di armatori greci (Minoan Lines è controllata dal gruppo italiano Grimaldi, ma finora resta ellenica).

Almeno, sino all’ottobre scorso, quando è entrata in campo Adriatic Lines, con la linea Ravenna-Corinto per il trasporto dei Tir. Linea finanziata in parte (il 4% dei costi fissi in tre anni) dall’Ue, nell’ambito del progetto «Marco Polo» che punta a trasferire via mare una quota di trasporto merci su ruote. Il servizio funziona, ma dà fastidio. I primi guai cominciano dopo la scorsa Pasqua. «Il sindacato ellenico ci blocca un traghetto. Vogliono che l’equipaggio delle nostre navi sia composto tutto da greci e che si potenzi la pianta organica. Con l’obiettivo, riteniamo, di renderci meno efficienti». Una richiesta assurda, che esula dal regime comunitario in cui si muove la Ravenna-Corinto. «Proponiamo loro di assumerne 4 per nave. Non potevamo certo licenziare i nostri uomini».

Il Pno non abbozza. «Ci dicono chiaro che se non assumiamo 55 greci per nave ci bloccheranno i traghetti». E così succede. Prima tocca al «Ropax 1». «Ci rivolgiamo a un tribunale locale, che ci dà ragione. Ingiunge ai sindacati di togliere il blocco e incrimina i loro attivisti per interruzione del trasporto marittimo internazionale», continua Alberti. «Pensiamo sia finita qui e facciamo partire anche l’altro traghetto». Ma appena arriva a Corinto anche il «Ropax 2» è «sequestrato» dai sindacati.

Da qui in poi, il presidente di Adriatic Lines descrive una situazione kafkiana. «Il tribunale li incrimina ancora. Intanto spunta un alto ufficiale della guardia costiera greca che prima prova a convincerci ad accettare il diktat del Pno e poi, davanti alla nostra opposizione, ci minaccia di ”farci vedere come si lavora in Grecia”: promette controlli continui, ispezioni. Insomma, ostacoli a ripetizione».

Alberti si rivolge all’ambasciata italiana, che si attiva. Ma è in corso il cambio di ambasciatore, e poi la diplomazia ha i suoi tempi.