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 2010  giugno 23 Mercoledì calendario

IL DIVORZIO TARDIVO

Un´irresistibile voglia di ricominciare. Anche se si è over-anta e magari già nonni. Si chiamano divorzi-grigi, ma di grigio non hanno nulla, se non forse il colore dei capelli di chi sceglie di cambiare strada in un età in cui molto sembra già fatto, e il futuro appare, ad un tratto, più corto. Uomini e donne che a sessanta, sessantacinque anni dividono destini trentennali, figli, case, beni, ricordi e si lasciano, perché l´amore è finito, perché si vuole stare da soli, perché per lui o per lei c´è stato un altro incontro.
I divorzi "in età" sono sempre di più, in Italia come nel resto del mondo. Eppure da noi se ne parla poco, il fenomeno è recente, nel 2007 l´8,3% di tutte le separazioni ha riguardato coppie "60 e oltre", come scrive l´Istat, con una netta accelerazione rispetto a pochi anni prima, ed è il sintomo di un cambiamento profondo, di una mentalità che sovverte l´anagrafe, seppure ancora sussurrata e sottotraccia.
«Siamo di fronte a qualcosa il cui impatto sociale è ancora tutto da valutare - spiega Laura Arosio, ricercatrice di Sociologia all´università Bicocca di Milano - ma che è legato all´allungamento della vita media, ad un diffondersi sempre maggiore dell´autonomia economica delle donne, ma anche ad una generazione che non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria autorealizzazione perché gli anni passano».
Come Maria Elena, ex dirigente sanitario, che in 5 anni ha rivoluzionato la propria vita e oggi, dice, "sono rinata". «A 60 anni sono andata in pensione, a 62 sono diventata nonna, a 65 anni in modo quasi consensuale mio marito ed io ci siamo lasciati. Lui oggi vive nella casa al mare, io a Roma, lui ha una relazione, io no, ma non mi manca, la mia storia d´amore è finita e non ne cerco un´altra, ho le amiche, i nipoti, i viaggi, il tempo per me...».
Dal 1974 ad oggi il numero delle separazioni oltre i sessant´anni è passato dal 3,2% al 5,9% del 2000, fino all´8,3% del 2007, con un´impennata dunque negli ultimi sette anni. E su questa instabilità coniugale che sembra aver contagiato, ormai diffusamente, quella che fino a qualche tempo fa veniva chiamata "terza età", stanno provando ad interrogarsi studiosi, demografi, medici, e soprattutto geriatri. Perché il fenomeno dei "divorzi grigi" sembra essere culturale e "chimico" insieme, e legato in parte a quei farmaci (Viagra, Cialis) che almeno per l´uomo hanno abbattuto le frontiere della sessualità legate all´autunno del corpo.
«Questi sessantenni - scrive Laura Arosio sul sito Neodemos - sono nati dopo la seconda guerra mondiale, hanno conosciuto il boom economico, le turbolenze del ´68, hanno un atteggiamento diverso verso la famiglia e verso il matrimonio, che non vedono più, necessariamente, come un legame per la vita». Nello stesso tempo però è anche la vita stessa ad aver cambiato marcia, come sottolineano gli scienziati, la maturità è spesso caratterizzata da buona salute, e da un´aspettativa di vita che permette ancora sogni, progetti, amori. «Credo che un divorzio a sessant´anni sia un fatto traumatico, come a 40 o a 30, però molto è cambiato. Intanto a livello generale non c´è più la condanna dell´ambiente - spiega Chiara Volpato, sociologa e attenta studiosa delle evoluzioni del mondo femminile - e almeno nelle fasce abbienti le donne non sono più vittime, se si ritrovano sole dopo la fine di un matrimonio. Vedo nelle coppie anche più mature la voglia di non rassegnarsi ad un sentimento finito, e se gli uomini non appena lasciano cercano di rifarsi una vita a due, le donne spesso non desiderano più legami fissi, coniugali, ma vite più libere anche se più solitarie. Certo, molto dipende dall´autonomia economica e culturale delle donne. In ambiti più modesti invece il divorzio può trasformarsi in un radicale impoverimento dei coniugi, aggravato in questo caso dall´età».
Di certo però ci troviamo di fronte alla rottura di un tabù. Rispetto al quale i figli, già adulti, hanno reazioni differenti. Claudio Favelli, 30 anni, informatico di Firenze, già sposato e con un bimbo, spiega senza pudori che quando suo padre Vittorio, 67 anni, e sua madre Laura, di 64, si sono lasciati, ha avuto un crollo emotivo. «Ero abituato da sempre a sentirli litigare. Ma pensavo che sarebbero andati avanti così, un giorno di quiete e un giorno di tempesta. No, non erano felici. Credo però che la situazione sia precipitata dopo che sono andato via, a vivere con la mia compagna, che adesso è mia moglie. In quella solitudine i loro conflitti sono esplosi. stata mia madre a chiedere il divorzio. Mi ha detto: così diventiamo matti. Lo confesso, li vedevo vecchi, non capivo che cosa avrebbero fatto... Oggi sono separati: mia madre vive con sua sorella, ha la sua pensione di insegnante, mio padre è tornato in Sicilia. Adorano mio figlio e ogni tanto fanno i nonni insieme. stato meglio così».
Sono profonde in Italia le radici della famiglia. Un impasto di tradizioni e di welfare sostitutivo, dove i nonni hanno un ruolo fondamentale, e dove dunque il grey divorce ha un impatto profondo, seppure con numeri ancora limitati. Cosa succederà, si chiede infatti Laura Arosio, «quando i nonni, forti di una nuova giovinezza, non si presteranno più a quel lavoro di cura che oggi tiene in piedi le coppie più giovani?». Chissà. Intanto però, sottolinea con una battuta Gian Ettore Gassani, avvocato matrimonialista, «i tribunali sono pieni di coppie con i capelli bianchi». «Spesso avviene quando l´ultimo figlio si sposa e se ne va. Allora finiscono gli alibi per restare insieme, la conflittualità esplode - spiega Gassani - o più semplicemente si decide di mettere fine ad un rapporto che non esiste più. Però non è vero che la situazione è paritaria. Almeno a quanto vedo dal mio osservatorio, nelle coppie over sessanta sono spesso le donne ad essere lasciate. I maschi se ne vanno, complice il Viagra, con una compagna più giovane, e sono drammi che si trasformano in battaglie giudiziarie lunghe, con i figli adulti nel mezzo, chiamati a fare da mediatori... Quello che è vero è il cambiamento di mentalità. Ma molto dipende dalle capacità economiche e dal livello culturale delle donne. Mi è capitato di recente - racconta Gassani - di assistere una signora di quasi settant´anni che ha abbandonato il marito per sposarsi con un suo vecchio amore. Però non è la norma. E soprattutto ci sono due Italie. Già comunemente al Sud le separazioni e i divorzi sono nettamente inferiori rispetto al Centro Nord. Poi se si va avanti con l´età, la percentuale si fa minima. Non perché la coppia funzioni, ma perché spesso si preferisce una separazione di fatto ad una separazione legale. Per motivi religiosi, morali, ma soprattutto economici. L´esercito dei separati in casa - dice ancora Gassani - è assai più vasto e sommerso di quanto si creda».
Dietro tutto questo ci sono i dati di questi anni. In cui il divorzio si sta trasformando in un´emergenza sociale che impoverisce entrambi i coniugi, e ancor più se l´unico reddito è la pensione. E se uno dei due è magari più fragile, già attaccato dai problemi dell´età, può diventare un trauma difficile da superare. l´altra faccia di un mutamento sociale dove però, come nel resto d´Europa, i "divorzi grigi" continueranno ad aumentare. «Le coppie che oggi divorziano a sessant´anni si sono formate negli anni Settanta, rivendicano la supremazia del sentimento su quella della morale o della tradizione. E in particolare le donne - conclude Chiara Volpato - che via via hanno conquistato autonomia e libertà. E se è vero che spesso vengono lasciate da mariti che cercano compagne più giovani, ne conosco diverse che superata la prima fase difficile, dicono chiaramente che non si sposerebbero mai più».