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 2010  giugno 23 Mercoledì calendario

JOGGING, CARISMA E STELLETTE DEL GENERALE DI PRIMA LINEA CHE SA PARLARE A MUSO DURO

Stanley McChrystal parla con una voce bassa e quasi soffusa. Quando alza lo sguardo, azzurro e penetrante, si capisce che la sua non è timidezza. Semplicemente, non ha bisogno di gridare, né di giustificarsi, nemmeno quando lascia andare una risata aperta di fronte ai paragoni della stampa, che tira in ballo Sparta o persino il colonnello Kurtz di Apocalypse Now. «Almeno lei non scriva che sembro Giulio Cesare», dice. D´altronde, che soldato volesse essere l´aveva fatto capire dal primo momento. Aveva incassato la nomina a comandante delle truppe Usa e Isaf in terra afgana, e subito si era preso la confidenza di tirare per la giacca Barack Obama con un rapporto estremamente "energico". In sostanza diceva: in Afghanistan si può ancora vincere, ma bisogna fare come dico io. Più truppe sul terreno, massima cura nei rapporti con la popolazione.
Le 66 cartelle della "dottrina McChrystal" erano poi finite su tutta la stampa americana. Un´operazione irrituale, tanto che a Washington qualcuno parlava già di dimissioni. Ma Obama non ha problemi di ego, mentre ha grande bisogno - ribadisce in queste ore Newsweek - di qualcuno che gli dica le cose come stanno. Di Mac, «il papa», come lo chiamano gli ufficiali più vicini. Serviva un uomo come lui all´amministrazione Usa per gestire un cambio di strategia: uno che viene dalle forze speciali, che si è "sporcato le mani" in Iraq, al punto da meritarsi le critiche di Human Rights Watch per il trattamento dei prigionieri a Camp Nama. Serviva il militare carismatico che ha eliminato Al Zarqawi.
Insomma, serviva qualcuno che non potesse essere etichettato come colomba, anche se doveva imporre una linea più soft, dicendo ai soldati: basta usare i muscoli, è il momento della diplomazia. E i militari americani sono pronti a obbedirgli. già successo: durante l´offensiva su Marjah gli uomini dell´intelligence avevano individuato un gruppo di Taliban in una casa, i suoi collaboratori hanno proposto un bombardamento, ma «il Papa» ha detto no: circondateli, non voglio vittime civili. Quella volta gli studenti coranici hanno fatto in tempo a fuggire. Ma lui taglia corto: «Ogni civile ucciso per errore vuol dire venti suoi familiari pronti a unirsi alla guerriglia. Non ce lo possiamo permettere».
A sedurre gli uomini della truppa, più ancora che i ragionamenti strategici, è l´idea che «il Papa», al di là delle stellette e dei 150 mila uomini ai suoi ordini, sia proprio uno di loro, solo più in gamba. Uno che dorme quattro ore a notte, che fa 15 chilometri di jogging quotidiano, ascoltando sull´iPod la biografia dell´ammiraglio Nelson o i diari di Winston Churchill, per usare bene il tempo. Uno che mangia assieme ai marines, senza problemi di etichetta. Proprio sul suo difficile rapporto con il cibo la stampa Usa ha edificato un mito. McChrystal si concede un solo pasto al giorno, una cena definita dai commensali «molto robusta». Per il resto della giornata mastica biscotti o Fireballs, infernali caramelle alla cannella. Scherzarci su è lecito: nell´ufficio del suo portavoce c´è un ritratto del generale con scritto «hungry», affamato. Ma a tavola nemmeno la truppa si deve concedere troppo: proprio un ordine di McChrystal a costretto Burger King e Pizza Hut a fare i bagagli dal quartier generale dell´Isaf. Sintetizza un suo aiutante: «Non c´è bisogno di 31 gusti diversi di gelato per fare la guerra».