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 2010  giugno 23 Mercoledì calendario

L’IMPRESA ROSA BATTE LA CRISI

Nonostante la crisi le imprese gestite da donne hanno tenuto: fra il 2008 e il 2009 solo l’1,6% delle imprese guidate da una donna ha chiuso, contro il 2% di quelle a guida maschile. Nello stesso periodo il 60% delle imprese ’rosa’ ha visto diminuire il giro d’affari, ma nell’80% dei casi non ha licenziato nessun collaboratore (dati Unioncamere). Merito di organizzazione del lavoro, del rapporto con il credito, e di un ’consolidato disagio’ in cui le donne imprenditrici sono solite lavorare, come spiegano le esperte del settore e le testimonianze delle operatrici. In questi mesi, oltre a tenere botta, le donne imprenditrici hanno colto l’occasione per riflettere sulla propria impresa e molte hanno investito nella loro formazione. Si è da poco concluso il progetto ’Fipe Rosa’, programma formativo di Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi che fra gli associati conta 55.752 donne titolari di impresa individuale, sul totale di 70.479. «L’iniziativa finanziata dal ministero del Lavoro nell’ambito della legge 125/91 ha messo in collegamento titolari di imprese per ricevere formazione a distanza e assistenza per la soluzione di problematiche individuali con l’obiettivo di migliorare l’attività produttiva e di dare loro consapevolezza del proprio ruolo di imprenditrici», spiega Antonella Zambelli, presidente Fipe Rosa nazionale. Il progetto, a cui hanno aderito una ventina di persone, è cominciato nel marzo 2009 e si è concluso nell’aprile 2010. Oltre alle lezioni tenute da docenti universitari, il programma ha promosso lo scambio di esperienze. «Le imprenditrici hanno individuato le debolezze o i punti di criticità attuali della loro attività e le hanno esposti alle colleghe. Si è creato così un dialogo fra chi aveva un problema e chi proponeva soluzioni, a volte già collaudate perché aveva affrontato proprio quel problema». Non solo.
«Le differenze professionali e di età delle partecipanti hanno rappresentato un valore aggiunto – afferma la Zambelli ”. L’età andava dai 35 ai 55 anni e questo ha permesso un trasferimento di cultura commerciale da parte di chi aveva esperienza e un avvicinamento all’uso di internet da parte delle nuove leve. Le allieve, poi, arrivavano da settori diversi, ristorazione, bar, alberghiero, e questo ha arricchito la gamma delle questioni e delle soluzioni che poi ogni imprenditrice ha adattato al suo caso».
La stagione estiva sarà il banco di prova di quanto è stato trattato durante il programma. Sarà possibile verificare la ricaduta in termini di redditività, di relazione con i clienti, di rapporti con il personale o con i soci, con i fornitori. «Fra il gruppo è nata una rete, le imprenditrici sono rimaste in contatto e possono continuare lo scambio di esperienze». Ma non solo. «Il progetto ha un ulteriore obiettivo, che è quello di creare gruppi di acquisto. Le titolari di un pubblico esercizio socie di Fipe, visti i numeri, hanno la capacità di poter porsi sul mercato con una forza contrattuale diversa nei confronti dei fornitori. Acquistare una materia prima, macchinari, attrezzi di lavoro, in gruppo è ben diverso che comprarla individualmente».
Questo avrebbe una positiva ricaduta anche per i giovani che vogliono aprire un’attività.
«Certamente con i gruppi di acquisto accederebbero anche loro a prezzi più accessibili, cosa fondamentale per chi avvia un’attività e ha a disposizione limitate risorse», conclude Antonella Zambelli.
 in fase di studio la seconda edizione del progetto. «La presenza delle donne nei pubblici esercizi è notevole e importante. Si pensi solo che fra i sei ristoranti con la stella Michelin, cinque sono gestiti da chef donna – ribadisce Lino Stoppani, presidente di Fipe e vice presidente di Confcommercio ”. A livello nazionale su dieci bar e dieci ristoranti quattro sono condotti da donne. nella natura della donne essere competenti in cucina, nei rapporti con la clientela, nell’amministrazione. Il settore dei pubblici esercizi ha dimostrato anche in questo scenario di difficile transizione è uno di quelli in cui le donne riescono a esprimere le loro potenzialità. Per questo crediamo che la strada su cui puntare sia l’innovazione e la formazione».
Intanto, restando nel campo dell’impreditoria femminile, in Campania, Marche, Emilia Romagna e Veneto sta per partire il nuovo progetto ideato dal Movimento Donne Impresa-Confartigianato in collaborazione con Artigiancassa. «Si tratta di un sostegno alle imprese per risolvere i problemi delle garanzie che gli istituti di credito chiedono per l’accensione di un mutuo -afferma Rosa Gentile, presidente del Movimento Donne Impresa-Confartigianato ”. Il sostegno consiste in crediti agevolati per fare investimenti o per consolidare l’attività. Il progetto per ora è una sperimentazione che durerà tre mesi. Sulla base dei risultati lo estenderemo anche ad altri territori».
«Il nostro compito è quello di favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile, di svolgere azioni per la formazione delle donne ma anche per migliorare le condizioni di lavoro.
Negli ultimi anni è stata importante la richiesta di attività da aprire all’estero». E in Italia? «Certo la maggior parte vive e vuole lavorare in Italia, anche se dobbiamo dire che la legge 215/92 sulle azioni positive per l’imprenditorialità femminile è ferma. L’ultimo finanziamento risale a almeno sei anni fa. vero che i tempi sono cambiati. Quella legge conferiva alle donne che avevano un progetto imprenditoriale, che passava al vaglio di una commissione, delle risorse a fondo perduto. Oggi si potrebbe pensare a un’iniziativa che copra il 100% dell’investimento accordando una restituzione agevolata». Un altro fronte importante per Movimento donne impresa è la formazione. «Le nostre associate hanno un’età che va dai 30 anni in su. Sono donne che hanno avuto figli e che ora possono e vogliono tornare sul mercato del lavoro. Per la loro riqualificazione organizziamo corsi e incontri formativi sulle tematiche più diverse».