Egle Santolin, La Stampa 23/6/2010, 23 giugno 2010
APPUNTAMENTO AL BUIO CHE PI BUIO NON SI PUO’
Un’omelette tra due fette di pane tostato»: secondo il protagonista cieco dell’ultimo romanzo di E.L.Doctorow,«Homer&Langley», è questo il cibo più facile da maneggiare per chi non vede. Al Trattonero, il ristorante completamente al buio appena aperto dentro l’Istituto dei Ciechi di Milano, in queste sere d’estate servono invece per 50 euro una cena che comprende bocconcini di mozzarella e melone a tocchetti per antipasto, trofie ai gamberi e zucchine, risotto al taleggio con le pere, roastbeef, patatine e tiramisù. Tutte pietanze che occorre intuire, o meglio riconoscere con i quattro sensi rimanenti. Se da vedente scegli di fare quest’esperienza estrema, sei infatti nel buio più buio che c’è, banditi i cellulari non tanto per le suonerie ma per quel lieve bagliore che rovinerebbe tutto, abbandonati fuori dalla sala persino gli orologi con le lancette luminose, a momenti cacciata una troupe del Tg regionale che la sera dell’inaugurazione ha acceso un riflettore.
Entri timoroso e circospetto, la mano appoggiata sulla spalla della persona che ti precede come i ciechi nel quadro di Bruegel. Poi arriva il tuo angelo custode, o come preferisce chiamarlo il presidente dell’Istituto Rodolfo Masto «il mediatore culturale», cioè un cieco che ti spiega come comportarti. «Davanti a te hai un piatto, due bicchieri, un panino, una forchetta, un coltello e una posata per il dolce», ti dice, e mentre ti rilassi perché capisci che non è prevista la minestra cominci a orizzontarti nello spazio. Ma accidenti quanto è nera l’oscurità.
Se poi ti viene sete, «meglio scegliere chi terrà la bottiglia del vino per tutto il tavolo», consiglia fermo l’emmeci. «Sarà lui a versarvelo quando glielo chiederete. Doveste toccare le bottiglie, ricordatevi però di prenderle dalla base e non per il collo, così non cadono». Garantito che la psiche dei commensali, a questo punto, comincerà a reagire: la signora alla tua sinistra prima comincerà a interrogarsi sulla condizione di chi senza vista vive per sempre, e poi ti racconterà la sua infanzia agreste vicino a un allevamento di maiali (il buio invita alla regressione); il signore un poco più in là si farà forza con citazioni di Michelangelo o di Shakespeare, poi ripiegherà sulla più confortevole rievocazione della cipolla lessa di Tropea con l’origano. C’è chi fa paragoni con l’ascolto della radio al buio, in campagna; ma la cosa più pertinente la dice chi riconosce che «noi che vediamo qui non sappiamo fare più niente, mentre i ciechi sono a casa loro». il benefico ribaltamento che, qui all’Istituto, si auguravano. Claustrofobia? Crisi di panico? Macchie sulla camicia, magari? Niente di tutto ciò. S’impara presto. Anche se, quando si esce a riveder le stelle, un sospiro di sollievo scappa eccome.
Masto, ideatore del progetto, spiega che «Trattonero è una diretta filiazione di Dialoghi nel buio, la mostra che dal 2006 ha accolto 365 mila visitatori. Le cene si svolgono nei medesimi spazi interattivi, 800 metri quadrati divisi per ambienti che stiamo attenti a non mostrare mai illuminati, ma che comunque comprendono un’area parco, una marina, un mercato e una zona traffico: lì dove da un po’ vengono anche le grandi aziende a tenere i corsi per i manager, perché al buio si cementa lo spirito di gruppo e si selezionano i leader». Il ristorante è pronto per 90 coperti a sera, le prenotazioni aperte fino a metà luglio «o fino a quando ci sarà gente disposta a venirci», poi da settembre una razionalizzazione delle multiformi attività dell’Istituto che permetterà di far funzionare insieme la mostra, il ristorante e pure il Cafè Noir, per interessanti aperitivi «all black». Quanto allo staff, Masto riassume: «Sette guide cieche e due o tre impiegati che ciechi non sono per l’accoglienza all’ingresso. Sì, i cuochi ci vedono». Se ci andate (il numero per prenotare è lo 02-76394478) sappiate che per due giorni non parlerete d’altro. Ma se vi venisse il bisogno di sdrammatizzare, aggiungiamo che nella Milano da bere (al buio) a qualcuno è venuto in mente che un posto così è perfetto per le coppie clandestine.