Gianni Clerici, la Repubblica 23/06/2010, 23 giugno 2010
KEI NISHIKORI, IL GIAPPONESE CHE SARA’ UNA STAR
[...] Ma c´è, in me, qualcosa che va oltre il senso comune, e scatta alla vista di un tipo di talento, uno di quelli che il mio Maestro, Mario Soldati, chiamava gli "unti del signore". Una sorta di irrazionale certezza, che mi ha visitato sin dall´inizio della mia professione, e che mi ha permesso di menzionare, prima che i gregari del giornalismo ne avessero l´ancorché minimo dubbio, i giovanissimi che sarebbero divenuti campioni. Come mi accadde con Pietrangeli e Santana, Laver e Chang, Borg e McEnroe, Hingis e Graf, e altri che dimentico. Così ho oggi ammirato al suo esordio sul Centrale un giapponese. Giapponese, direte voi. Ma se hanno avuto soltanto qualche donnina, e mai mezzo campione. Errore. La stessa domanda non ha avuto risposta nemmeno dal probabile futuro campione, che ha disputato, perdendoli, tre promettentissimi set contro il favorito n.1, Rafa Nadal.
Il ragazzino Kei Nishikori ignorava infatti l´esistenza di un suo antenato, notissimo in Giappone negli Anni Trenta, a nome Jiro Satoh. Son stato costretto a raccontargli che 80 anni addietro quel talentuosissimo tipo aveva raggiunto le semi del Roland Garros e di Wimbledon, venendo sconfitto di pochissimo dall´australiano Jack Crawford, allora n.1. Mentre lo stesso Eichi Kawatei, presidente della Federazione Asiatica annuiva, ho aggiunto per Nishikori che Satoh era talmente innamorato del gioco da sentirsi colpevole di non aver condotto la sua squadra a superare tre semifinali di Davis, e si era lasciato cadere in mare dal piroscafo che lo trasportava a Wimbledon. A questo racconto il giovane Kei ha sorriso un po´ incredulo, per dirmi che, all´inizio della sua trasferta alla scuola di Nick Bollettieri, aveva sfiorato un disagio di poco inferiore all´antenato, costretto com´era ad un mutismo totale, per la completa ignoranza della lingua. Confortato dal guru, ecco il diciassettenne Kei raggiungere il n.63 al suo esordio professionistico, per poi bloccarsi più di un anno con un gomito in pezzi. Ma oggi, proprio al ritorno alle gare, e all´esordio sul mitico Centre Court, pur battuto 6/2,6/4,6/4 ha spesso giocato alla pari con il terribilissimo Nadal. «E´ ora, gli ho detto, che il gioco più internazionale del mondo abbia un campione giapponese». Ha sorriso, ringraziato, chinato il capo, giunto le mani. E´ anche modesto.