Gigi Garanzini, Il Sole-24 Ore 23/6/2010;, 23 giugno 2010
LO JABULANI NON SBLOCCA LA CRISI DEL GOL
Non c’è Jabulani che tenga, si segna sempre meno. Grazie in particolare alla goleada del Portogallo, il fatturato è nettamente cresciuto dalla prima alla seconda giornata mondiale: dalla miseria di 25 reti in 16 partite alle 42 delle 16 successive. Ma il totale parziale di 67 resta inferiore a quello dell’edizione 2006, che era di 75. Inferiore a sua volta agli 81 gol dell’edizione 2002. Anche se non è ancora tempo di bilanci, una percentuale di poco superiore a due gol per partita (2,09) viene ritenuta largamente insufficiente dalla Fifa: che avendo scelto da tempo la via del nazionalpopolare, considera il numero di gol realizzati come il principale parametro di spettacolarità della manifestazione.
Qualche altro dato. Nelle due prime giornate tre sole nazionali non sono andate a bersaglio: Francia, Algeria e Honduras. I francesi, che già erano tornati a casa al primo turno senza aver messo a segno un gol nel torneo 2002,hanno rimediato ieri all’ultima partita con il gol a porta vuota di Malouda: a patto di non chiamarlo gol della bandiera, visto lo scempio che del tricolore bianco-rosso-blu hanno fatto con i loro comportamenti, in campo e soprattutto fuori. Oltre a quello portoghese, gli attacchi più prolifici sono stati quelli della Germania, 4-0 all’Australia, e dell’Argentina, 4-1 alla Corea del Sud. Mentre tre gol li hanno rifilati l’Uruguay al Sudafrica e il Brasile alla Costa d’Avorio.
Se però andiamo oltre i dati numerici, ecco tornare alla ribalta il famigerato Jabulani.
Si sapeva che avrebbe creato problemi ai portieri, e così puntualmente è stato. Ma si sa anche che per la Fifa, il committente, e se vogliamo il mandante della fabbricazione di palloni sempre più volatili affidata ad Adidas, quella dei numeri uno è una categoria a perdere. Il problema è che più si allunga la striscia di partite e più, a dispetto di un minimo di adattamento progressivo, risulta evidente che al disagio dei portieri si aggiunge quello di tutti gli altri giocatori. Dei difensori a disagio sui rinvii volanti. Dei centrocampisti che faticano a trovare la misura del passaggio. Degli attaccanti che ormai evitano il più possibile la ricerca della conclusione di prima: e ben di rado riescono a trovare anche di testa il giusto impatto con una sfera che sul più bello cambia traiettoria.
Accade così che dopo 32 incontri, dunque a metà mondiale, i bei gol si contino discretamente in fretta. Quello di Maicon alla Corea, innanzitutto, e gli altri brasiliani in genere, il diagonale mancino di Tschabalala nella partita inaugurale, quello di Villa all’Honduras. E poi il colpo da fuori dello sloveno Birsa, quello di possesso dell’americano Donovan, il colpo d’esterno del paraguayano Vera alla Slovacchia. Difficile stabilire invece, se passiamo ai tanti gol regalati sin qui dai portieri, quanto ci sia da imputare alla loro broccaggine e quanto alle ulteriori difficoltà create dal pallone. Rimane il fatto che almeno sei gol sono stati regalati con papere più o meno clamorose dai cosiddetti estremi difensori di Inghilterra, Algeria, Nigeria, Paraguay, Giappone e Ghana. Serie più che mai aperta se è vero che ieri, nella prima giornata conclusiva della fase a gironi, è toccato al francese Lloris fare omaggio al Sudafrica del primo gol.