Roberto Furlani, Corriere della Sera 22/06/2010, 22 giugno 2010
COCCODRILLI NELLA DIETA DEI NOSTRI ANTENATI
La prima «mensa self service» – sinora conosciuta’ nella storia dell’uomo, si trovava circa due milioni di anni fa, su una spiaggia di un fiume o di un lago. Attorniata probabilmente da una foresta lussureggiante in cui spiccavano delle palme, offriva agli ominidi che frequentavano quel territorio, ora una regione estremamente arida nel Kenya nord occidentale, numerose pietanze di origine animale, da pesci a tartarughe, da coccodrilli a ippopotami, che i nostri avi raccoglievano sulla riva o nelle acque basse e che poi consumavano presumibilmente crudi.
Una dieta estremamente ricca e varia per quei tempi. «Questi alimenti – sottolinea Brian Richmond, del Dipartimento di Antropologia della George Washington University e co-autore dello studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences – rappresentavano delle fonti molto importanti di acidi grassi essenziali della serie omega 3 e 6, fondamentali per la crescita del cervello dell’uomo. I nostri scavi, avvenuti in un sito di 1,95 milioni di anni, hanno dimostrato che i nostri antenati si sono cibati di almeno 10 differenti specie di animali terrestri e acquatici, la cui carne può avere dato un grosso contributo allo sviluppo del loro encefalo».
Le dimensioni del cervello si è triplicata infatti in poco più di tre milioni di anni di storia evolutiva dell’uomo: 440 cc in Australopithecus africanus (vissuto circa 3,5-2,3 milioni di anni fa), 640 cc in Homo habilis (circa 2,4 a 1,5 milioni), 940 cc in Homo erectus ( 1,7 milioni a 50.000 anni fa), 1230 cc e più in Homo sapiens (comparso circa 200.000 anni fa). «L’aggiunta di carne alla dieta prevalentemente vegetariana – puntualizza Naomi Levin geologa della John Hopkins University (Usa) coinvolta nella ricerca ”, con il conseguente apporto di molte calorie e sostanze nutritive, rappresentò una delle chiavi di volta dell’evoluzione umana. Sinora non disponevamo di una ricchezza di reperti e di dati che dimostrasse l’effettivo consumo dell’ampia varietà di risorse animali a cui i nostri antenati potevano avere accesso». L’evidenza più antica che i nostri antenati si cibavano non solo di vegetali ma anche di pesce, risaliva infatti a circa 1.8 milioni di anni fa, ed è rappresentata da alcune ossa appartenute a due pesci gatto, rinvenute in Tanzania, nella gola di Olduvai.
Levin e Richmond dal 2004 lavorano in un’ area arida e ventosa localizzata nella parte nord orientale del lago Turkana. E’ in questo sito che sono stati trovati i resti dei pranzi e delle cene dei nostro avi. Migliaia di ossa fossilizzate appartenute ad almeno 48 specie di animali acquatici e terrestri di cui almeno dieci macellate dagli ominidi. Diverse ossa recano infatti segni provocati da strumenti di pietra utilizzati per sfilettare un pesce, separare la carne di una zampa di coccodrillo, eviscerare una tartaruga o per rompere le ossa per raggiungere così il succoso midollo interno, ricco di sostanze nutritive. «Non è chiaro, aggiunge Levin, se gli ominidi cacciarono questi animali o macellarono le carcasse che trovavano, ma è probabile che la carne venisse consumata cruda». Sconosciuta anche l’identità degli avventori del self service. Sia australopiteci che homo abilis frequentavano l’area orientale del lago Turkana.
La reale spinta per lo sviluppo dell’encefalo umano è stata data verosimilmente dal bipedismo. Svincolando dalla locomozione gli arti anteriori, i nostri antenati poterono infatti progressivamente acquisire nuove e decisive capacità, che diedero l’avvio a delle autentiche «rivoluzioni» nel campo del comportamento, della cultura e della capacità motoria, tra cui l’utilizzo di utensili per cacciare e macellare carni e aggiungere così preziosi apporti nutrizionali alla propria dieta.
Roberto Furlani