Oscar Giannino, Panorama 24/06/2010, 24 giugno 2010
CHE DEVE FARE MARCHIONNE SE AL REFERENDUM I SI’ VINCERANNO DI POCO?
Ci voleva il tandem per molti versi meno italiano alla guida della Fiat in più di un secolo, per riuscire a rompere un tale numero di tabù in un solo colpo. Sergio Marchionne da una parte, abruzzese ma solo di origine, in realtà canad-amero-svizzero. E John Elkann dall’altra, italiano per carità, e ingegneria al Politecnico di Torino, ma che in realtà per formazione e famiglia pensa prima in francese che in italiano. il primo vertice Fiat davvero internazionalizzato e globalizzato. Per questo pensa all’America. Chiede produttività tedesca: o ci date i 18 turni a Pomigliano o chiudiamo. E di fronte ai morsi della competitività, cestina la vecchia regola torinese «niente senza la Cgil». Per infrangerla, nel terribile 1980, si dovette ricorrere alla marcia dei quadri aziendali. L’azienda da sola, allora, non osava. Oggi non ha più bisogno di sponde.
Ma grazie al cielo oggi non spara più nessuno. E Cisl, Uil, Ugl e Fismic hanno condiviso la via del realismo. Di chi, candidandosi a protagonista nel mondo del dopo crisi, sa che bisogna lavorare di più e meglio. Essere disponibili anche a 120 ore di straordinario. Impegnarsi a non scioperare in quei turni aggiuntivi, se no si viene sanzionati. E a non coprire più assenteisti e finti malati, o si perdono i contributi sanitari.
La Fiom difende il contratto nazionale rispetto alle deroghe aziendali, il diritto di sciopero rispetto a quello di codecisione. Non condivido, ma capisco. Chi non si capisce come la pensi invece è il Pd. Pier Luigi Bersani ha detto che Pomigliano va difesa, ma che non deve diventare un esempio. È come dire che serve l’acqua per spegnere il fuoco, ma un secchio alla volta, mica le autopompe. Al contrario, se i lavoratori di Pomigliano accettano nel referendum l’intesa con l’azienda, è proprio la via della deroga e della produttività quella che va perseguita nel maggior numero di realtà manifatturiere ed esportatrici del Paese. Sono 20.500 le manifatturiere internazionalizzate italiane che ci stanno reggendo in piedi sui mercati. di intese come Pomigliano che hanno bisogno.
Il risultato del referendum a Pomigliano non è scontato. Che cosa farà Marchionne se il sì vincesse solo 60 a 40 o anche meno? Andrà avanti comunque con gli investimenti e il progetto? L’azienda non incassa più incentivi pubblici quest’anno, ha le mani finalmente libere. Per esporsi a minori incertezze, potrebbe comunque dire: ce ne andiamo. Ma a quel punto l’effetto boomerang sarebbe fortissimo. Cisl ,Uil e gli altri firmatari farebbero la figura di avere creduto a una Fiat che aveva già deciso di chiudere. Il nuovo modello contrattuale basato sulla produttività decentrata, propugnato dalla Confindustria e detassato dal governo fino ai 40 mila euro di reddito, sarebbe con le gomme a terra. A questo punto dunque bisogna andare avanti. Anche se il sì vincesse di pochissimo. La sfida è dimostrare che con regole nuove condivise l’Italia tutta ci guadagna. Anche il portafoglio dei dipendenti.