ROBERTO MANIA, la Repubblica 22/6/2010, 22 giugno 2010
SUL TAVOLO L´OPZIONE DELLA "NEWCO" COS IL LINGOTTO BLINDA L´ACCORDO - ROMA
Blindare l´accordo separato. Non lo dicono proprio così al Lingotto ma questo è il senso del ragionamento degli uomini più vicini a Sergio Marchionne alla vigilia del referendum a Pomigliano. Perché il sì scontato dei cinquemila lavoratori dello stabilimento campano non scioglierà tutti i nodi, a meno che non si trasformi in un plebiscito.
La resistenza della Fiom, anche dopo il referendum, («illegittimo», secondo i metalmeccanici della Cgil) continuerà ad essere una variabile chiave per l´applicazione integrale della nuova organizzazione del lavoro che dovrà portare la produzione dello stabilimento "Giambattista Vico" dalle attuali 35 mila auto l´anno a circa 280 mila, a partire dall´autunno 2011. La Fiat lo sa bene, perché basterà un granello a far saltare l´intero ingranaggio. E Pomigliano - da questo punto di vista - ha fatto storia. Ma nell´epoca della competizione globale, con alle spalle un investimento da 700 milioni di euro, una struttura industriale non può convivere con questo tipo di incertezze. la ragione per cui la Fiat ha ripreso a riflettere sulle varie opzioni: trasferire la produzione della nuova Panda dalla Polonia (Tychy) a Pomigliano ("piano A") forte del voto nettamente favorevole degli operai; mantenerla in terra polacca ("piano B"); chiudere Pomigliano e riaprirlo, sempre per produrre la Panda, con una nuova società (una newco) riassumendo tutti i lavoratori con il contratto aziendale frutto dell´intesa separata ("piano C"). Uno scenario pieno di incognite. E il pallino dopo il voto di domani tornerà nelle mani di Marchionne, non certo soddisfatto, e non l´ha nascosto, per l´evoluzione della situazione.
«Non è detto che la soluzione finale sia il cosiddetto "piano C" - spiegavano ieri fonti della Fiat - ma certo fin dal primo momento, e pervicacemente, abbiamo studiato tutte le possibilità perché sia garantita la piena praticabilità dell´accordo». Il "piano C" è in campo e, dunque, nessuna ipotesi può essere esclusa. La mancata firma della Fiom ha cambiato la prospettiva. L´azienda, infatti, teme una sorta di "guerriglia" in fabbrica, da parte della Fiom e dei Cobas, per boicottare l´intesa che salva l´impianto e l´occupazione ma introduce i 18 turni di lavoro, limita lo sciopero e penalizza, con qualche forzatura, le astensioni oltre i livelli fisiologici. Basterà un ricorso alla magistratura o uno sciopero per il turno di sabato (la Fiom non avendo firmato l´accordo non sarà sanzionabile) per far ritornare la fabbrica ai tassi di inefficienza del passato.
Il "piano C" sarebbe una rude blindatura dell´accordo separato che azzererebbe quasi il potere sindacale. Ma manterrebbe la produzione in Italia. L´ha detto bene ieri Roberto Di Maulo, segretario generale del Fismic, il terzo sindacato (dopo Uilm e Fiom) a Pomigliano: «In caso di esito non positivo del referendum, che non voglio nemmeno immaginare, preferirei che la Fiat costituisse una newco piuttosto che la produzione della Panda in Polonia. un´utile riserva che, però, spero non si debba prendere in considerazione».
Di fronte alla minaccia del "piano C" che avrebbe effetti dirompenti sul piano sociale, per stessa ammissione della Fiat, i sindacati firmatari dell´accordo, oltre la Fismic, la Fim-Cisl, la Uilm e l´Ugl, si aggrappano dunque al referendum; per la Fiom quell´ipotesi è invece la riprova «delle gravi forzature» contenute nella proposta della Fiat. Duro anche il commento del vice segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, la donna che in autunno dovrebbe prendere il posto di Guglielmo Epifani: «Quella di creare una newco parrebbe un´ipotesi unicamente tesa a destrutturare i rapporti e le relazioni sindacali».
Una vigilia tesissima per l´ultimo atto (forse) di una partita che in ogni caso la Fiat voleva stravincere. «E un po´ - ammette il segretario nazionale della Fim Bruno Vitali - è anche colpa nostra. Abbiamo fatto i "furbetti", abbiamo spesso proclamato gli scioperi, a Melfi come alla Cnh di Modena, quando la Fiat ci chiedeva lo straordinario al sabato. Ora quelle scelte si ritorcono contro di noi. Voteranno i lavoratori, ma certo bisogna riflettere su cosa significa fare industria nell´era della globalizzazione, perché va bene più flessibilità e più regole. Ma quali sono le nuove regole per la Fiat? E le sanzioni possono valere solo per i sindacati?».