Elvira Serra, Corriere della Sera 21/06/2010, 21 giugno 2010
POESIE, CANZONI E CODICE CIVILE. LE NOZZE CELEBRATE DAGLI AMICI
Non solo Cofferati & Friends. A scegliere di farsi sposare dall’ amico del cuore non sono soltanto politici o amministratori. D’ accordo, ieri Walter Veltroni ha officiato il rito civile dell’ ex segretario della Cgil con Raffaella Rocca. E sì, il giorno prima nel forte risorgimentale di Pastrengo il presidente del Senato Renato Schifani univa Cinzia Bonfrisco, segretaria d’ aula a Palazzo Madama, e Stefano Ciccardini, dirigente di Poste Italiane. Ignazio La Russa si è fatto sposare la seconda volta da Riccardo De Corato. Mentre Rosario Fiorello ha detto sì a Susanna davanti all’ amico Enrico Gasbarra, appena eletto presidente della Provincia di Roma. Il punto è che nella nuova fenomenologia del matrimonio civile, colui che «celebra» le nozze non è più per gli sposi un Signor Nessuno con delega del sindaco (quasi sempre troppo occupato per presenziare). E la scelta del sostituto diventa importante quasi quanto quella del testimone. Con conseguenze talvolta comiche. «Noi avevamo pensato a Marco, che nel nostro gruppo tiene sempre banco. E invece il 1° giugno scorso, a Palazzo Dugnani, qui a Milano, era il più emozionato di tutti. Alla fine ci ha regalato un libro di poesie di Pablo Neruda, ma non è stato in grado di leggerne una», racconta Silvia Peronetti, architetto. «L’ altra cosa buffa è che i nostri familiari sono rimasti interdetti quando hanno visto lui con il codice civile in mano e lì ammetto che Marco si è ripreso: ha detto "è tutto vero! è tutto vero!" per tranquillizzare i presenti». Il decreto apripista Silvia e Oscar hanno saputo della possibilità di scegliere un amico quando sono andati in Comune per preparare la documentazione. In realtà, è da dieci anni che il compagno di banco del liceo può fare da officiante. Vedi il comma 3 dell’ articolo 1 del decreto presidenziale numero 396 del 2000: «Per la celebrazione dei matrimoni le funzioni di ufficiale dello stato civile possono essere delegate anche a cittadini italiani che hanno i requisiti per la elezione a consigliere comunale». Incensurati, dunque. Poi sta un po’ alla sensibilità delle singole amministrazioni (sarebbe più corretto scrivere dei singoli sindaci) concedere o meno la delega. «Infatti non è un obbligo di legge, ma una facoltà del sindaco», puntualizza Mauro Cutrufo, numero due del Campidoglio. «Questa innovazione consente di accogliere la domanda fatta da un grande avvocato, un cittadino illustre, o un cittadino normale. Ma non tutti sono pronti a farlo, né gli ufficiali di stato civile hanno tempo di fare formazione». E sicuramente era illustre Maurizio Costanzo quando ha celebrato il matrimonio di Giobbe Covatta. I recordman Davide «Atomo» Tinelli è arrivato a quota duemila nozze. Consigliere comunale Prc a Milano per 13 anni, la sua fama si è talmente diffusa che hanno continuato a cercarlo anche concluso l’ incarico. Quarantacinque anni, operaio di A2A, proto-graffitaro, è celebre per aggiungere ai tre articoli del codice civile che si leggono durante il rito - il 143, il 144 e il 147 - un fantomatico 148 (che esiste, ma evidentemente non corrisponde) tratto da una canzone di Eugenio Finardi: «Ma l’ amore non è nel cuore/ ma è riconoscersi dall’ odore.../ Che non serve esser sempre perfetti/ che di te amo anche i difetti/ che mi piace svegliarmi la mattina al tuo fianco/ che di fare l’ amore con te non mi stanco...». Pubblico conquistato. In un’ altra città, Bologna, il record è bissato da Maurizio Cevenini, consigliere regionale e prima provinciale, ambito come un totem. «Vengono anche dall’ estero per farsi sposare da me», chiosa lui e cita le sue statistiche personali. «Negli ultimi cinque anni l’ 80% dei riti civili l’ ho officiato io. Da quando c’ è il commissario straordinario mi tocca seguire tutta la trafila dei cittadino comune. Ma sono già arrivato a quota cento, in tutto sono 4.200 le coppie sposate da me. Stamattina, per esempio, sette. Ieri sei su sette, la settima aveva come ufficiale un amico». In genere con lui il momento clou arriva con la lettura di Kahlil Gibran. Un ruolo importante Giulio Siniscalchi ha voluto davanti a sé, quel giorno del 2006 a Massa Lubrense (Napoli), il compagno della madre. «Era una scelta significativa, non un parente qualsiasi. La cerimonia è stata commovente e divertente insieme. Alla fine i miei fratelli sono intervenuti minacciandolo davanti a tutti di rigare dritto», racconta la moglie Fiorenza. Paola Augusto, avvocato, e Filippo Ricchetti, dirigente Eni, hanno detto sì il 29 maggio scorso in una masseria di Bisceglie. Parla lei: «Ci ha sposati l’ amico che ci ha fatto conoscere, ci sembrava bello affidare a lui questo compito. E non ci ha deluso, ha usato parole molto affettuose». Marco e Federica Bonaventura, veneziani, hanno dato l’ incarico a Francesco, tra i loro amici quello più serio e affidabile. «Al termine della cerimonia ci ha fatto scegliere tra tre buste, dentro c’ era una frase di un poeta inglese». Tutti contenti, insomma. Anzi, quasi tutti. Stefano Pillitteri, assessore ai Servizi civici di Milano, resta della sua idea: «Da liberale rispetto gli altri. Però preferisco che il celebrante sia un rappresentante del Comune. Già la cerimonia civile è scarna, se in più diventa una questione privatistica in cui l’ amico sposa l’ altro amico, allora perde la sua rilevanza pubblica».
Elvira Serra