Mattia Bernardo Bagnoli, La Stampa 20/6/2010, 20 giugno 2010
L’ISOLA DELL’INCHIESTA
Paradiso dei giornalisti scomodi nonché modello insuperabile per i fautori della libertà d’informazione. L’Islanda, terra di ghiacci, vulcani, crack finanziari e sparuti abitanti (320 mila in tutto), ci crede. L’Altingi, ovvero il Parlamento islandese, ha appena votato - all’unanimità - una risoluzione per chiedere al governo di elaborare una legge che garantisca maggior trasparenza all’interno del sistema informativo domestico e forti protezioni contro azioni legali avanzate da stati esteri - così come aveva chiesto il fondatore di WikiLeaks Julian Assange.
L’idea, insomma, è quella di creare una sorta di zona franca per i new media - siti internet come WikiLeaks - e favorire la diffusione del giornalismo investigativo con la «i» maiuscola. In futuro basterà trasferire i server della propria organizzazione in Islanda per ridurre, se non eliminare, il rischio di rappresaglia legale e pubblicare i documenti che scottano. L’isola dei ghiacci diventerebbe così un paradiso per la libertà di parola. «Questa iniziativa - ha detto Brigitte Jonsdottir, una delle redattrici della proposta - cambierà il modo in cui ci vede il mondo».
Secondo Brigitte, la reputazione dell’Islanda ha subito un duro colpo in seguito alla crisi economica - evidenziando anche un rapporto troppo disinvolto tra stampa e «poteri forti». Detto questo, l’Islanda, anche senza la nuova legge, è già percepita come un luogo favorevole alla libertà. Il video - pubblicato da WikiLeaks - che ha mostrato la barbara uccisione di due reporter della Reuters in Iraq da parte delle truppe Usa è stato montato proprio in Islanda.