Serenella Mattera, Il Riformista 20/6/2010, 20 giugno 2010
LA PONTIDA MINISTERIALE IN CERCA DI ENTUSIASMI
’Bossi Pontida 2010”. C’è scritto così, ai piedi del palco. Perché Pontida è Bossi, Bossi è Pontida. E una sola volta in vent’anni la festa padana è saltata, nel 2004, quando il ”capo” era malato e allora per nessuno avrebbe avuto senso andare. Oggi, invece, per la ventiseiesima volta (in alcuni anni c’è stata una doppia edizione) il ministro delle Riforme non mancherà l’appuntamento e al suo popolo accalcato sul «sacro pratone» dove giurò la Lega lombarda, «indicherà la rotta».
questo in fondo che i militanti padani (anche quelli che tanto padani poi non sono, come i toscani e i sardi) si aspettano. Perciò arrivano con pullman e camper e sfidano la pioggia che forse, come tante volte in passato, trasformerà il prato in fango. Umberto Bossi, sono sicuri tutti, non li deluderà. Parlerà di quel federalismo che resta l’obiettivo della Lega, il motivo per cui si sta al governo. Vanterà i successi finora ottenuti e inviterà i suoi a restare coesi. Non tacerà sulla manovra che tanti mal di pancia sta creando ai territori, ma sottolineerà la necessità di fare sacrifici. Non risparmierà, infine, qualcuna delle sue stoccate che fanno esplodere l’entusiasmo padano.
Questa la traccia, che pochi si azzardano ad anticipare. Cosa effettivamente Bossi dirà, nessuno saprà fino all’ultimo, assicura chi gli è più vicino. «Ha già tutto in testa, nella notte butterà giù qualcosa», si limitava a dire ieri sera la sua portavoce. Certo, il Senatur dovrà scaldare i cuori lì dal palco, poco distante da una statua di Alberto da Giussano alta dieci metri. Perché a vent’anni da quel 1990 in cui si era appena 5mila (oggi si parla di 100mila persone), il Carroccio potrà anche esibire una nutrita pattuglia di ministri e parlamentari, nonché due presidenti di Regione nuovi di zecca, ma quello che i padani vogliono a Pontida è ritrovare lo spirito di sempre. «La forza di questa festa, che è poi la forza della Lega, è quella di non subire metamorfosi», dice l’eurodeputato Claudio Morganti, che è arrivato in camper, portando una bandiera del Granducato di Toscana, per nulla intimorito dalle tradizioni celtiche e dai vessilli padani.
Ma negli anni il partito è cresciuto, qualche cambiamento c’è stato. «All’inizio all’esterno sembrava che fosse tutto folklore, quasi una carnevalata - dice Mauro Manfredini, consigliere regionale emiliano - Ma poi abbiamo saputo dimostrare molto di più». Manfredini, che non perde una Pontida dal ”92, sulla camicia che indosserà ha scritto ”grazie Bossi”. Perché «il nostro leader è grande, grande, grande, grande. Quando dice qualcosa, a volte suona strana, ma dopo 7-8 mesi si realizza». Certo, i ricordi più belli del consigliere modenese risalgono ai tempi in cui il Senatur «dichiarava l’indipendenza della Padania. Ma poi è cambiato tutto. Se oggi diciamo secessione Bossi si incazza. Ci siamo ammorbiditi. Ma era inevitabile».
Questa Lega più «matura», secondo il senatore Lorenzo Bodega, è un partito «sempre sul territorio, tra la gente», ma che insieme punta «alle riforme condivise, il muro contro muro non serve». L’eurodeputato Mario Borghezio, che si definisce «etnofederalista» però la vede così: «Siamo tutti con Bossi e seguiamo la linea ufficiale della realizzazione graduale del federalismo. Ma se veniamo a Pontida da vent’anni è perché non abbiamo dimenticato che l’obiettivo numero uno dello statuto della Lega è l’autodeterminazione della Padania. Questo spirito non si è mai affievolito e risuonerà nei cori e negli striscioni di Pontida».