Jacopo Matano, Il Riformista 19/6/2010, 19 giugno 2010
«UNA FONDAZIONE CON LE STIMMATE DI SILVIO»
I fedelissimi di Silvio Berlusconi da oggi hanno un’altra fondazione. Si chiama ”Liberamente”, ed è promossa dai ministri Gelmini, Frattini, Bondi e dal responsabile vicario enti locali del Pdl Mario Valducci con l’intento, tra gli altri, di «giocare un ruolo di primo piano nel dibattito interno al partito».
Onorevole Valducci, con tre ministri e molti parlamentari tra gli aderenti cosa volete fare?
Tornare a far prevalere nel Pdl quello spirito rivoluzionario che è stato il presupposto della discesa in campo di Silvio Berlusconi.
Una rivoluzione?
Liberale. Lo dico chiaro e forte: noi abbiamo la stessa esperienza politica del presidente del Consiglio, come lui abbiamo iniziato a fare politica negli ultimi sedici anni e come lui crediamo in un partito diverso dai partiti tradizionali, immerso fra la gente anche fuori dalle campagne elettorali e impegnato nel contatto con le persone anche attraverso le nuove tecnologie. Abbiamo le stimmate di Berlusconi.
E quindi fate una corrente?
Assolutamente no. Gli esperti di correnti che ci segnalano che non dobbiamo fare le correnti stanno forzando un po’ la mano. Vogliamo che il nostro programma e le nostre idee siano valorizzati, ma la nostra storia politica non ci ha mai visto né mai ci vedrà protagonisti di divisioni.
Però ci sono già altre fondazioni anche tra i berlusconiani: Magna Charta di Quagliarello, Rel di Cicchitto, Il Predellino di Stracquadanio...
Liberamente è una realtà aperta a tutti coloro che hanno intrapreso la loro azione con l’impegno in politica di Berlusconi. Oltre a Frattini, Gelmini, Bondi ci sono Tajani Romani, Casellati e tanti altri parlamentari ed esponenti politici: una maggioranza silenziosa che vuole far valere le proprie idee.
Italo Bocchino vi ha presentato i suoi auguri, felice «per questa diversificazione all’interno del correntone berlusconiano». Li ha apprezzati?
Non ho bisogno di conferme dagli altri sul fatto che sono berlusconiano. Putroppo il cambiamento di idee che Gianfranco Fini ha mostrato in questi due anni e, purtroppo, le divisioni che si sono create, stanno mettendo in grave difficoltà l’azione del governo. Una difficoltà che deve spingerci a una profonda rilfessione sul destino della nostra attività: facciamo le grandi riforme, oppure diventi chiaro che non c’è una maggioranza.
E se non c’è? Si va a elezioni anticipate?
Non so dirlo. So, però, che un approfondimento va fatto. Il Pdl non è nato per galleggiare sulla storia politica, ma per attuare un grande cambiamento. Che passa attraverso una riforma della Costituzione Italiana, nella sua seconda parte, da attuare a partire da settembre. E visto che l’opposizione non è ”agibile”, riflettiamo sulla nostra maggioranza.
Il presunto asse Bossi-Fini sulle intercettazioni rischia di lasciarvi soli. L’ipotesi la spaventa?
Non c’è nessun asse e nessun isolamento del Pdl, che rimane l’elemento portante della maggioranza e del governo. Però possiamo dirlo: questo ddl intercettazioni non ci entusiasma.
Perché?
Rappresenta una mediazione molto al ribasso dei punti dai quali eravamo partiti. Non risolve il tema del cattivo funzionamento della giustizia italiana, su cui invece faremo molto cambiando la Carta e intervenendo sugli altri problemi fondamentali, come l’uso arbitrario dell’azione penale, i tempi lunghi dei processi, il rischio di finire nel mirino dei magistrati ed essere messi alla gogna. Le intercettazioni sono servite più a rovinare la vita privata e familiare delle persone, e il processo Del Turco testimonia che questa anomalia va risolta. E comunque, chi dice che non è vero che tutta Italia è intercettata dice una falsità.
Lei è mai stato intercettato?
Sicuramente sì, sarebbe impossibile il contrario. Lei quante persone sente al telefono in una settimana?