Giuliano Zulin, Libero 20/6/2010, 20 giugno 2010
«SONO L’ANELLO PER LE NOZZE SILVIO-UMBERTO»
Aldo Brancher ha le idee chiare. Sa che dovrà lavorare più degli altri colleghi al governo per dimostrare a Berlusconi, in primis, e a Bossi che la sua nomina a ministro del federalismo non è stato un errore. A dire il vero lui era già sottosegretario alle Riforme. Ha fatto solo un gradino in più: nella stanza dei bottoni c’era già. Solo che ora non può più essere considerato solo una «cerniera» tra Lega e PdL.
Ministro, la sia nomina è stata un fulmine a ciel sereno. Ma quando l’avete deciso? «La cosa era in piedi da un mese, c’erano varie ipotesi. Poi Berlusconi ha portato avanti questa strada visto il momento storico: in Parlamento siamo alle prese con l’approvazione della Carta delle Autonomia. Lì ci sono gli elenchi delle funzioni fondamentali da attribuire a Province, Comuni e Città metropolitane. il primo passo del trasferimento delle funzioni da Stato a enti locali, il famoso articolo 118». Calderoli dice che sarà un altro cane da guardia del federalismo
«Il momento è delicato: abbiamo appena approvato il federalismo demaniale, ma chi farà che cosa? A chi andranno i beni trasferiti dallo Stato centrale? Dopo il decreto bisogna attuare il decreto attuativo. Sembra un gioco di parole, il fatto è che c’è bisogno di un coordinamento con gli altri ministeri, tipo Ambiente e Beni culturali. Poi toccherà ai provvedimenti sull’autonomia impositiva, i costi standard...».
Ma la Lega sapeva della sua nomina?
«Chi dice il contrario, come la sinistra e parecchi giornali, è solo un provocatore». Ora Bossi che lavoro farà? «Per fare il federalismo e i decreti, per stabilire i costi standard c’è un lavoro della madonna. Lavoriamo giorno e notte, saltiamo anche i pranzi. Io dovrò essere l’anello finale per realizzare le cose che fa Bossi. Ora voglio fare lo sportello del federalismo per rispondere alle richieste degli enti locali e delle imprese».
Il federalismo costa come dicono in tanti?
«Il federalismo a regime costerà alla voce perequazione. Gli enti più ricchi dovranno aiutare all’inizio i più svantaggiati. Ma prima o dopo dobbiamo cominciare a risparmiare...».
Berlusconi ci crede nel federalismo?
«L’opposizione dice che non andrà mai in porto. Il premier invece ha coscienza che c’è un impegno con la Lega il federalismo è Bossi che va rispettato. Ma è anche convinto che il federalismo è la struttura portante per la riforma del Paese».
Il Sole-24Ore dice che il suo ministero costerà un milione. «Buona parte della mia struttura esiste già. C’è un ufficio per il federalismo amministrativo da anni, ma non ha ancora operato sull’articolo 118, ora la prendo in mano io... Sarà veramente un ministero low-cost».
I giornali l’hanno massacrata ieri...
«Mi fa un dispiacere enorme vedere che non tengano conto del lavoro che ho fatto fino adesso. Certi attacchi, anche dai politici, li ho considerati come un’offesa grandissima ai miei sacrifici. Hanno detto e scritto cose inesatte». Si riferisce a Di Pietro? «Non solo. Tutti hanno ricordato che sono stato a San Vittore nel 1993. Nessuno ha però detto che la Cassazione mi ha assolto perché il fatto non sussiste, il signor Di Pietro legga anche le sentenze che non gli fanno comodo».
Si dice poi che lei voglia sfruttare il suo posto al governo per difendersi meglio nell’inchiesta Antonveneta «Era una cosa che non doveva partire, adesso l’inchiesta ha iniziato questo percorso ma non ho niente da temere. Mi spiace, anche qui, che si vada a parlare a vanvera di cose che sono successe senza il rispetto della verità e della correttezza». Oggi sarà a Pontida?
«Non posso, l’ho detto anche a Bossi, ma devo portare la famiglia a Bibione. Mi scuserà il Senatur». Ma il leader padano non è geloso?
«C’è una completa condivisione con Bossi. Se il ministro fosse stato un altro allora sì che era in pericolo». E Napolitano? vero che è un po’ infastidito per la nomina e potrebbe vendicarsi sulle intercettazioni?
«Non può essere infastitido perché prima della nomina era stato interpellato. Se Berlusconi dice che ha poco potere, figuriamoci se può fare quello che vuole con le nomine dei ministeri. Il capo dello Stato invece l’ho trovato cordiale, presente, lucido e capace».