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 2010  giugno 21 Lunedì calendario

LETTERE - I TEMPI DELLA CHIESA

Caro Romano, in merito alla sua risposta sul celibato ecclesiastico («Corriere», 2 giugno) e alle motivazioni per cui nella Chiesa cattolica d’Occidente il viene considerato consustanziale al sacerdozio rigorosamente maschile, lei ritiene che la questione sarà superata. Da sacerdote che ha lasciato la Chiesa per contrarre matrimonio, mi permetto di farle osservare che superare la questione del celibato significa, per questa Chiesa fortemente gerarchica, mettere in discussione una serie di sicurezze che sono consequenziali al problema celibatario e che toccano interessi materiali che uomini più di potere che di Dio non hanno la minima voglia di mettere in discussione. Con mia moglie, da anni, cerchiamo d’essere vicini a donne in crisi o a preti in crisi e le assicuro che – per la nostra modesta esperienza – quando si cerca d’aiutare questa gente rivolgendosi al vescovo o al vicario generale della diocesi di competenza o non c’è risposta o ci sono generiche affermazioni di solidarietà che non si traducono quasi mai in fatti concreti.
Ernesto Miragoli
www.webalice.it/miragoli
Anche James Carroll, l’ex sacerdote americano citato nella mia risposta, ritiene che il problema del celibato sia in realtà una questione di potere. Ma il concetto di potere e del modo in cui esercitarlo può cambiare. Fra la condanna del modernismo (1907) e il Concilio Vaticano II, che revocò di fatto quella condanna, corrono 52 anni. I tempi della Chiesa non sono quelli delle istituzioni laiche.
Sergio Romano