Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 21 Lunedì calendario

LA FINE DELL’EDITORIA DI CARTA? RICORDATEVI DI MARK TWAIN

Regola numero uno da spiegare ai debuttanti non appena mettono piede in redazione: occupatevi delle notizie, non dei giornalisti. Il problema inizia quando i giornalisti iniziano essere la notizia. Di questi tempi nell’informazione scritta accade così tanto che anche questa materia rischia di venire buona per la cronaca. Che dire per esempio di questo titolo: «Negli ultimi tre anni il mercato dei giornali in America è crollato del 30%». O di quest’altro: «Negli ultimi dieci anni il numero delle testate della carta stampata nel mondo è raddoppiato». O ancora: «In Francia ormai solo un giovane su dieci legge un quotidiano». E poi: «Nei Paesi avanzati il pubblico dei giornali tradizionali, su carta e online, è in rapido aumento».
Tutto veritiero. Ma fare un giornale significa (anche) dare ordine e un senso al flusso delle notizie vere e stavolta lo hanno fatto degli economisti: quelli dell’Ocse, l’organismo di Parigi che raccoglie le trenta democrazie avanzate della Terra. Di solito l’Ocse si occupa di deficit, pensioni e inflazione. Se stavolta ha dedicato un rapporto di cento pagine all’industria delle notizie, è perché ha uno scoop: i giornali hanno più punti di forza di quanto non si sia disposti ad ammettere. In parallelo al calo delle vendite in Occidente, nei Paesi emergenti il settore è in pieno boom malgrado Internet. Ma soprattutto, anche nelle economie mature il giornalismo scritto non se la cava male. L’ultima tendenza dal 2008 in poi è il classico «uomo che morde il cane»: i vecchi giornali stanno battendo i nuovi aggregatori di news – Google o Yahoo – come fonti di informazione per il pubblico. Lo fanno attraverso i loro siti, che offrono credibilità dei marchi e gerarchia delle notizie. Non solo: l’uso di Internet per l’informarsi, non solo per lo shopping o per l’email, è in crescita e ad alcuni l’idea di pagare per certe notizie non pare più così strana.
E la carta? Nel 2002 40 italiani su 100 dichiarava di aver appena letto un giornale, nel 2008 era il 45%. «La notizia sulla mia morte – scrisse Mark Twain a un quotidiano, smentendolo – è un’esagerazione».
Federico Fubini