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 2010  giugno 21 Lunedì calendario

LEO E I «PATTINI-CORAZZATA», PODEROSI COME LA BISMARCK

«Mai distrarsi, sempre pronti a scattare». E’ il motto di Leo Ricci, uno tra gli «special one» dello squadrone di «bay watcher» capitolini. Pelle cotta dal sole, muscoli induriti da uscite quotidiane in bicicletta («sveglia alle 5 e subito una pedalata di 45 chilometri») e un passione insolita: quella di costruire pattini dalle sagome che paiono corazzate. Le dimensioni perfettamente ridotte in scala uno a duecento sono quelle di leggendarie navi da guerra come la Bismarck, la Tirpitz e la Yamato. Fiancate snelle e filanti, prue affilate come coltelli per tagliare le onde. I «mosconi» di Leo - 43 anni, 25 dei quali trascorsi facendo il bagnino - sono richiestissimi, non solo a Ostia dove vive da sempre. I poderosi battelli a remi si trovano in molti stabilimenti del Tirreno, da Torvaianica in su, arrivando a Viareggio e Santa Margherita.
Tutti progetti ispirati alla maestosità della Bismarck che ha suggerito le linee «dislocanti» dei mosconi, vale a dire quelle di scafi lunghi, filanti, capaci di tuffarsi nelle onda e uscirne senza perdere stabilità. «Eventualità che può verificarsi spesso se i pattini sono quelli, peraltro i più, costruiti nell’Adriatico – racconta il bagnino -. Parliamo di catamarani goffi e affusolati che vanno bene per acque tranquille. Nel Tirreno, più mosso, ci vuole invece qualcosa di scattante e poderoso». Come, appunto, i pattini-corazzata.
Un’attività nata per caso, coniugando le due passioni da sempre coltivate dal bay watcher romano: mare emodellismo. La prima è quella trasmessa dal papà marinaio giramondo. La seconda «l’ho scoperta da bambino, costruendo aquiloni, aerei e navi in balsa». Nove anni fa Leo - appassionato sub e di storia navale: davanti al Pontile ha individuato i resti di un Mas autoaffondatosi dopo lo sbarco ad Anzio - era alle prese con la costruzione del modellino di un pattino. «Volevo farlo con gli scafi uguali a quelli della Bismarck, recuperai disegni e misure che ricomposi in uno schizzo, poi cominciai a sagomare centine e longheroni». Un lavoro notato da un signore che con la famiglia frequentava la spiaggia libera dove all’epoca lavorava Leo. «Si chiama Raffaele D’Alessandro e oggi - racconta Leo - è uno dei miei più cari amici: è maestro d’ascia e lavora ai cantieri navali dell’Itama. Mi convinse che quel modellino poteva davvero essere utilizzato per il salvataggio in mare». Così fu. Lo schizzo diventò il progetto di un vero catamarano a remi. Leo s’impegnò con scalpellini e seghetti, aiutato dai consigli puntuali del maestro d’ascia. Il moscone, ultimato dopo trenta giorni, diventò il primo di una serie approdata in vari stabilimenti, tra cui il Capanno di Ostia che addirittura ospita un’imponente flotta di 4 «corazzate» a remi. «Ma il tempo è poco: dopo aver trascorso mattino e pomeriggio a controllare il mare – puntualizza Ricci - pensi soltanto a recuperare le energie». Perché quello del bagnino non è un mestiere qualunque. «La tragedia è sempre dietro l’angolo. Un bimbo che sfugge al controllo dalla mamma può perdersi in mare in un attimo. Ecco il perché del mio motto: mai distrarsi, pronti a scattare».
Alessandro Fulloni