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 2010  giugno 19 Sabato calendario

«PI CHE FINIANO SONO ”PINIANO”»

Lo scorso marzo, dopo l’insuccesso di ”Insegnami a sognare”, Raiuno tolse a Pino Insegno la conduzione di ”Ciak si canta”, affidandola ai prezzemolini Pupo ed Emanuele Filiberto. Non fu una punizione, come spiega oggi Pino, ma «una tutela». Da lunedì l’attore-doppiatore, ex membro della ”Premiata Ditta” tifosissimo della Lazio, avrà comunque una rivincita. La rete gli affida il delicato compito di traghettare i telespettatori verso il Tg1 delle 20 con il gioco ”Reazione a catena”, alternativa estiva all’’Eredità” di Carlo Conti. Lo scorso anno il conduttore era proprio Pupo. Una rivalsa dopo lo scippo di ”Ciak si canta”?
«Alt. Le cose non sono andate così. Quella era stata una scelta strategica presa di comune accordo. Ho bisogno di fidelizzare la mia immagine. Di diventare uno di famiglia per il pubblico di Raiuno. ”Ciak”, con 6-7 puntate, non me l’avrebbe permesso. Questo, con 80 appuntamenti, sì».
Però avrà rosicato?
«Non più di tanto».
E com’è ”Reazione a catena”?
« un gioco fortissimo. Metterò molto di me stesso, battute e ironia. Penso che funzionerà». Alla regia c’è Jocelyn...
«Un mito, un genio, l’uomo che ha inventato prima di ogni altro i giochi in televisione».
Ma lei li segue i quiz tv?
«Sì. Mi piacciono ”I soliti ignoti” e ”Affari tuoi”: i pacchi sono un mio grande obiettivo professionale da tanto tempo. Mi divertirebbero. un programma in cui sarei più libero di dare sfogo alle mie qualità di attore. Non a caso Insinna e Giusti sono attori».
Altri sogni?
«Riunire in tv la ”Premiata Ditta”. Io e gli altri ci siamo divisi non per motivi interni ma esterni. Mediaset non ci ha più mandato in onda. Se va bene questo programma vorrei proporre alla Rai una reunion del gruppo».
Tra la Lazio in zona Champions e la conduzione di Sanremo, cosa sceglie? «Sanremo tutta la vita. Sono laziale,ma il mio lavoro è la tv. E poi ho molte più possibilità io della Lazio. Se mi comporto bene, all’Ariston un giorno ci potrei arrivare...».
Da qualche anno è un uomo Rai dopo tanti anni di Mediaset, che differenza c’è tra le due aziende?
«La Rai ha allattato un po’ tutti, senza nulla togliere a Mediaset. Che però è meno attenta alla storia di un artista, si fa prendere di più dalla frenesia degli ascolti. In Rai, d’altra parte, ci sono una carovana più lunga di persone da accontentare. C’è un direttore di rete dalla grande personalità (Mauro Mazza, ndr) ma poi devi piacere anche
al capo-struttura, ai vicedirettori. Un sistema che non ti fa mai sentire ”arrivato”». Lei è stato definito ”finiano” per la sua amicizia con il presidente della Camera ma anche con il direttore Mazza, con cui condivide tra l’altro la fede laziale...
«Non capisco gli attacchi dei giornali. Sì, ho le mie idee politiche, ma ho anche alle spalle 32 anni di professione, di tanti successi e qualche insuccesso. Faccio tv non perché sono finiano, berlusconiano o tremontiano, ma perché qualcuno pensa che lo merito ». Si riferisce a Mazza?
«Lui mi stima perché da 20 anni mi vede a teatro, mi conosce come attore e doppiatore. Sì, siamo anche amici. E ci vediamo allo stadio. La vita è fatta di incontri. Conosco anche Fini e l’ho frequentato al di fuori della politica, è una persona simpatica e preparata. Ma potrei dire lo stesso di Walter (Veltroni, ndr) con cui ho seguito diverse partite della Juve. Ma non penso che Fini abbia mai fatto una telefonata per farmi lavorare». Quindi non è d’accordo con Luca Barbareschi che ha parlato di ostracismo dei finiani in Rai? «Barbareschi è molto più dentro la politica di me e può dire più cose di me».