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 2010  giugno 21 Lunedì calendario

CINA, STRETTA FISCALE SUGLI STRANIERI

Si profilano tempi difficili per i cittadini stranieri che lavorano in Cina. La State Administration of Taxation ha dichiarato guerra agli immigrati colpevoli, secondo le autorità di Pechino, di guadagnare denaro all’interno del paese, ma di pagare le imposte in altri stati, eludendo in questo modo le leggi locali sulla tassazione delle persone fisiche. «L’aliquota massima prevista per chi vive e lavora in Cina è particolarmente alta se paragonata a quelle di altri paesi europei o americani», si legge in una circolare dell’Agenzia delle entrate cinesi. «Da noi si arriva a pagare un massimo del 45% del reddito prodotto per salari superiori ai 100mila yuan al mese, mentre altrove si può risparmiare un 10% abbondante di tasse». Per questa ragione, il Fisco cinese ha dato ordine ai propri investigatori di mettere sotto controllo tutte le banche e le società di cambio valute per monitorare il giro di assegni ritirati o versati dagli stranieri. L’azione della State Administration of Taxation è andata oltre, prendendo anche contatto con le autorità doganali per predisporre un sistema di monitoraggio degli spostamenti dei cittadini stranieri residenti in Cina, a ridosso delle scadenze fiscali. «Al di là delle nuove disposizioni, è arrivato il momento di ottimizzare la raccolta delle tasse all’interno del paese per migliorare il livello di distribuzione dei redditi», ha spiegato Yue Jinglun, docente di sociologia presso la Sun Yat-sen University, nella provincia di Guandong. «L’intero sistema impositivo cinese avrebbe bisogno di venire stravolto e aggiornato alle nuove condizioni economiche e ai nuovi standard internazionali. Ci vorrebbe un sistema impostato secondo i diversi profili contributivi presenti oggi in Cina. Che differiscono anni luce da quelli previsti dal sistema in vigore». Intanto la Cina sta facendo passi avanti sul versante della promozione fiscale del commercio. Entro questo mese, il governo dovrebbe arrivare alla firma di un’intesa con Taiwan che prevede l’abbattimento delle tariffe doganali su 500 prodotti con l’intento di stimolare i flussi commerciali tra i due paesi. In base a indiscrezioni, la storica manovra di abbattimento dei dazi dovrebbe riguardare in una prima fase prodotti tessili, chimici, macchinari industriali, petrolchimici e parti di automobili. In particolare, le tasse doganali che gravano sul tessile verranno abbattute dell’80%, mentre il petrolchimico potrà beneficiare di una riduzione dei dazi nell’ordine del 60%.