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 2010  giugno 19 Sabato calendario

LA SAGGEZZA DELLE DONNE COS SONO DIVENTATE PI RICCHE DEI MASCHI

Rispetto agli uomini, le femmine sono più oculate, abituate da sempre a risparmiare per proteggere i figli
Secondo una ricerca in­glese, in Gran Bretagna il nu­mero delle donne ricche è più alto di quello degli uomi­ni. Vabbé che in Inghilterra c’è la regina, e che vi abitano Victoria Beckham, Catherine Zeta Jones e l’autrice di Harry Potter, per non dire della ve­dova di George Harrison o della moglie di Ecclestone, ma se per ricche consideria­mo tutte coloro che hanno un patrimonio superiore a 600 mila euro (parametro del­la ricerca) anche in Italia le si­gnore non sfigurano per nul­la. Anzi. Basti pensare a quan­te - e sono tante - si ritrovano a essere titolari di case, azien­de e quote societarie per stra­tegie fiscali dei loro mariti o padri. Basti solo ricordare an­che le vedove o orfane di ric­chi imprenditori. Ma ci sono anche le divorziate molto be­ne, grazie a liquidazioni una tantum contrattate con accor­tezza. In Italia ci sono però al­­trettante donne sicuramente titolari di patrimoni (di alme­no 600 mila euro) costruiti per soli meriti propri: capita­ne d’industria, cantanti, star televisive e libere professioni­ste in ogni settore. Trascuro per buon gusto le escort, le truffatrici e chiunque altra ab­bia accumulato denari pro­pri e altrui in forza di uno o più reati. Non voglio esagera­re in questa rivendicazione del primato femminile….
Fatto sta che, anche secon­do me, le donne sono più ca­paci - soprattutto se sole - a mantenere la ricchezza ac­quisita direttamente o indi­rettamente. Perché hanno più paura del futuro, perché nel passato erano psicologi­camente e concretamente schiave del denaro maschile, perché accumulano per po­ter un giorno distribuire tra i figli, così tramandando an­che la propria protettività. Per una donna, infatti, il dena­ro è sicurezza, mentre per l’uomo è potere, anzi simbo­lo di potenza virile. Dunque, deve essere esibito, giocato, rischiato. La sicurezza sta nell’avere e nel tenerselo stretto il denaro, pensano, in­vece, le donne. Tant’è vero che il gioco in Borsa è un’atti­vità più maschile che femmi­nile: gli investimenti delle donne non sono mai - salvo le ovvie eccezioni - rischiosi, tant’è che i preferiti sembra­no essere il mattone e le poliz­ze vita (anche sulla vita del marito) o a futuro rendimen­to.
Del resto si sa che le femmi­ne, come laboriose formiche, raccolgono per istinto e per tradizione il grano da riporre nel granaio, mentre gli uomi­ni preferiscono giocare sull’ aia a chi tira il chicco più lon­tano.
Infatti di donne che finisco­no sul lastrico non si sente raccontare, mentre di uomi­ni che perdono la fortuna al gioco o con le donne, son ric­che le cronache. Gli uomini ­salvo gli avari patologici ­non sanno resistere alle lusin­ghe onnivore delle amanti, e le donne, appunto, sanno co­me spennare la selvaggina con pazienza braccata. Diffi­cilmente, invece, le donne sperperano il denaro per trat­tenere un uomo, consapevoli del valore del soldo ma an­che della propria, eventuale, rinnovabile seduttività.
Dunque, mi pare di poter dire che, se la donna è più ute­rina e spesso sconclusionata nei sentimenti, addirittura perdente quando non è capa­ce di lungimiranza, è invece vincente nella politica econo­mica e amministrativa delle proprie sostanze. Il che po­trebbe suggerire, dando un senso costruttivo al risultato della ricerca inglese, l’oppor­tunità che il Governo degli Stati possa essere più fre­quentemente affidato alle donne: se in grado di governa­re al meglio i propri patrimo­ni, perché non credere che sa­rebbero capaci di applicare lo stesso istinto e la medesi­ma esperienza al governo del­lo Stato? Sempre di politica economica e amministrativa si tratta, e con la certezza che il potere di gestione del dena­ro pubblico, non potrebbe, quantomeno, deteriorarsi in comportamenti confusivi tra potere e potenza virile.