Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 19 Sabato calendario

”LA VECCHIAIA? NON ESISTE”

Arrivarci, a 102 anni. E soprattutto arrivarci così. Dritti ed elastici, con il panama in testa, una camicia giallo banana e lo sguardo brillante. Per dire in quale dimensione spazio-temporale ci stiamo muovendo, il regista portoghese Manoel De Oliveira, nato l’11 dicembre 1908, ha avuto tra i suoi primi recensori Luigi Pirandello. Ricorda con entusiasmo adolescenziale una corsa automobilistica del 1938 in Brasile, dove arrivò terzo dietro Ascari. E anche se ora la crisi finanziaria dei Paesi mediterranei gli mette una certa inquietudine, è pur sempre passato (quasi) indenne attraverso un secolo di storia, dalla monarchia a Salazar alla rivoluzione dei garofani e oltre. Gira su YouTube un filmato abbastanza recente in cui si destreggia fra il charleston e lo shake con il gruppo pop Sweet and Tender. Agli Incontri del Cinema di Stresa, dove ieri sera lo hanno festeggiato con il Cigno d’oro, è rugiadoso come una peonia e ha gran voglia di un cafesinho.
De Oliveira, l’Europa invecchia e fa i conti con l’aumento dell’età pensionabile. Quanto alla sua, di pensione, non è certo all’ordine del giorno.
«Ho sempre un film nuovo a cui pensare, altro che pensione! Al momento sarebbero due, uno da girare in Brasile e l’altro in Portogallo. Sa qual è il primo pensiero, la mattina appena sveglio? La preoccupazione di finire il lavoro. E poi quella di lasciare una vita organizzata alla mia famiglia, ma è tutto così complicato. Quanto all’Europa, ha ragione: è sempre più vecchia e sempre più incapace».
Qual è il segreto per arrivare in forma così buona a questa età? Aver fatto sport da giovane? Mi risulta che lei non si sia mai risparmiato, dedicandosi pure agli esercizi al trapezio con suo fratello Casimiro.
«Il trapezio, certo. Ma la mia specialità era il salto con l’asta. La corsa, anche: i 100, i 200, pure i 600 metri. Un po’ di lancio del peso. Sì, credo che l’attività fisica abbia contato. Ma sa che ci vuole, davvero, per arrivare a quest’età?»
Pendiamo dalle sue labbra.
«La famiglia. Io sono sposato con la stessa donna da più di settant’anni. Peccato che ora soltanto la Chiesa difenda questo istituto. Gli Stati moderni lo trascurano. E fanno male perché perdono molti contribuenti».
Com’è il matrimonio dopo settant’anni e passa?
«Più spirituale. Mia moglie Leonor ha 92 anni. Aspettiamo insieme di sapere chi sarà il primo ad andarsene, cioè chi rimarrà ad assistere l’altro. Perché non è la morte a far paura, sa? La paura è quella di un distacco troppo duro dalla propria compagna».
Immagino che a 102 anni sia difficile non sentirsi dei superstiti.
«Mancano ogni giorno di più i testimoni con cui dividere i ricordi. Ma anche i nuovi amici riservano belle sorprese».
Cosa racconta ai nipoti degli Anni Trenta o Quaranta, che lei ha vissuto pienamente?
«Preferisco non parlargliene. Meglio che siano loro a spiegarmi com’è il presente».
Usa Internet, il satellite? E il telefonino ce l’ha?
«No, niente di tutto questo. Per ragioni logistiche. Prima stavamo in una casa molto spaziosa. Ora abbiamo traslocato in un posto grande la metà. Arrivano in continuazione libri, copioni, premi, oggetti di varia natura. La casa è piena, non posso aggiungere altra roba».
Vive sempre a Oporto?
«Sì, è la città dove sono nato. Non è detto che sia quella dove morirò».
C’è una dieta che rende longevi?
«Mi creda, il cibo migliore sono le donne. La loro presenza, i loro sorrisi».
Viene in mente il suo Film parlato: John Malkovich capitano della nave e attorno a lui, in buona conversazione, Deneuve, Sandrelli e Papas.
«Già, è il film che Godard mi ha copiato. Ci pensi: una crociera nel Mediterraneo e la crisi della civiltà occidentale. Direi che non ci sono dubbi. L’ha presentato a Cannes, vero?»