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 2010  giugno 19 Sabato calendario

ROMA STRITOLATA DAI DEBITI PREPARA LA MAXI-MANOVRA

In maniche di camicia, aria stressata dopo tre ore di conclave con la giunta e i consiglieri del Pdl, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, legge velocemente l’agenzia Ansa dal titolo non rassicurante «Roma, Corte dei conti, 2004-2007 minata stabilità di bilancio», si passa le mani sul viso e tira un sospiro. E’ un’indagine di controllo sulla gestione finanziaria del Campidoglio in quegli anni, quando sindaco era Walter Veltroni e la giunta di centrosinistra, e si ipotizzano comportamenti che hanno «compromesso la stabilità dei conti comunali». «L’accumulo del debito di Roma è stato generato da una gestione del bilancio approssimativa – commenta - mi auguro ora un atteggiamento responsabile dell’opposizione, non vengano a dirci che vogliamo fare stangate…». Forse qualche sacrificio, vista la situazione: il debito della capitale si aggira sulla macroscopica cifra di 12,4 miliardi di euro, e non 9,6 come calcolato in precedenza, secondo le stime messe a punto dal commissario Domenico Oriani, dopo un mese di ricognizione tra carte e numeri.
Riunito ieri insieme alla sua maggioranza in ritiro in un lussuoso hotel sui colli di Roma, a Monte Porzio Catone, Alemanno garantisce che «stiamo facendo di tutto per ridurre al minimo i sacrifici dei cittadini, attraverso i risparmi, l’aiuto del governo e la lotta all’evasione». Ma «non si può fare il bilancio nascondendo la polvere sotto il tappeto», da qualche parte le risorse sono da trovare: al Comune di Roma servono almeno 200 milioni di euro per poter tornare a respirare un poco. Certa è la tassa di soggiorno per i turisti, da cui si contano di recuperare 70 milioni di euro, «pensata per alleviare i cittadini», la giustifica il sindaco. Circolano poi altre ipotesi: probabile l’aumento delle rette degli asili nido comunali, in proporzione al reddito, certo, ma si parla di rincari per i più abbienti anche del 50%; aumento dell’addizionale Irpef; aumento della tassa sui rifiuti, anche se non subito. Smentisce, invece, rincari sul biglietto di metro e bus, si diceva che si sarebbe potuto portare da 1 euro a 1,50.
Per ripianare il debito, il sindaco contava su 500 milioni di euro l’anno dal governo: la Finanziaria di Tremonti ne concede «solo» 300, fino al 2046, «ma spero in qualcosa di più». Perché, altrimenti, i restanti 200 all’anno li deve trovare il Comune, con queste o altre misure: «Ne parleremo a tempo debito».
Non sarà fra molto: già lunedì mattina è previsto un incontro con la città per illustrare la manovra.
Per ora, però, il primo cittadino resta rinchiuso nel suo conclave, con lui dal vicesindaco Cutrufo arrivato a bordo di una Harley Davidson agli assessori e i consiglieri del Pdl. Una due giorni per «rilanciare un metodo di partecipazione sulle scelte politiche» (quanto mai necessario: il Pdl in Campidoglio ha attraversato mesi burrascosi culminati con le dimissioni del capogruppo, passato con La Destra di Storace) e mettere sul piatto argomenti urgenti, nel giorno in cui il Consiglio dei ministri licenzia uno schema di decreto legislativo che detta le norme transitorie per Roma Capitale.
Sulla questione del debito, Alemanno ci tiene a precisare: «Proviene da prima del 2008, la nostra gestione non c’entra nulla». I tre miliardi in più calcolati dal commissario, vengono da due voci prima «sottovalutate», gli espropri (che in alcuni casi risalgono addirittura alle Olimpiadi del ”60) e prestiti con le banche. Ma è proprio su questo che contesta il conteggio l’ex assessore al Bilancio ai tempi di Veltroni, oggi deputato democratico, Marco Causi: «Hanno conteggiato anche linee di credito delle metro in corso di costruzione, fino alla fine dei cantieri che sarà tra qualche anno. Il vero debito storico del Comune di Roma è più basso di quello di Torino o Milano».