R.R., Corriere della Sera 19/6/2010, 19 giugno 2010
TRE GUERRE ALLE SPALLE, FERITO CINQUE VOLTE E INSIGNITO DELLA GRAN CROCE
Roma’ A 101 anni è morto Amedeo Guillet, il «comandante diavolo» dell’esercito, forse più noto come il «Lawrence d’Arabia italiano». «Uomo, soldato e diplomatico di valore, generoso servitore del Paese in guerra e in pace», sono le parole usate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per ricordare la figura di Guillet, dalla vita leggendaria e controversa: tre guerre alle spalle, ferito cinque volte e insignito della Gran croce dell’ordine militare d’Italia, la massima onorificenza militare.
Nato a Piacenza il 7 febbraio del 1909, è stato ufficiale di cavalleria del Regio esercito, campione di equitazione, ma soprattutto un soldato coraggioso. Veterano della conquista dell’Etiopia nel 1936 e del conflitto civile spagnolo, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Guillet si trovava in Africa diavolo», quando decise di continuare la guerra contro gli inglesi, nonostante la resa ordinata da Roma, radunando attorno a sé un centinaio di fedelissimi ex soldati indigeni.
Trasferitosi nello Yemen, divenne apprezzato consigliere dell’Imam regnante. Di lì, nel 1943 riuscì a raggiungere l’Italia per battersi contro i tedeschi nell’ultimo anno e mezzo di guerra. Fedele al giuramento che lo legava al re, abbandonò la divisa dopo il referendum e intraprese la carriera diplomatica. Dal 1950 è stato ambasciatore in Egitto, Giordania, Marocco e India, incaricato d’affari nello Yemen e console aggiunto ad Alessandria d’Egitto. In Marocco, durante un ricevimento ufficiale, fu coinvolto in una sparatoria causata da un tentativo di colpo di stato, ma con la sua esperienza militare mise in salvo alcuni rappresentanti diplomatici.
Nel 1975 concluse la sua carriera diplomatica per limiti d’età. Il 4 novembre 2000 venne insignito dal presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere di Gran croce.