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 2010  giugno 19 Sabato calendario

HAYWARD Tony

• Slough (Gran Bretagna) 21 maggio 1957. Manager. Dal 2007 amministratore delegato di Bp • «’Un cherubino sì, ma senza scrupoli”: così lo descrive [...] un dirigente che ha lasciato la Bp [...]. Per tre anni il volto giovanile [...] gli occhi cerulei, le guance perennemente arrossate, i modi gentili, erano stati usati per diffondere l’immagine di un Tony Hayward mite angioletto chiamato a rimettere in ordine casa BP dopo la gestione tempestosa di Lord John Browne: l’Aristocratico manager, gran collezionista di quadri, affondato nel 2007 da uno scandalo sessuale e da incidenti gravi in Alaska e a Texas City dove un incendio distrusse la raffineria Bp, uccidendo 15 operai e ferendone 170. Messo alla prova da un nuovo disastro’ la piattaforma esplosa nel Golfo del Messico – il cherubino inglese è sceso dalle nuvole: schiacciato dalla pressione degli eventi, preso quotidianamente a schiaffi da sanguigni americani improvvisamente infastiditi dal suo accento ”british”, ha cominciato a infilare ”gaffe” una dopo l’altra. Prima ha provato a minimizzare l’incidente dicendo che la perdita era avvenuta in un grande oceano che avrebbe provveduto a disperdere il greggio. Poi, costretto ad ammettere il disastro ambientale e il fallimento dei tentativi sottomarini di chiudere la falla, ha provato a sostenere che, almeno in superficie, la BP era riuscita aminimizzare i danni coi solventi e le barriere di contenimento, proprio mentre le telecamere filmavano l’arrivo della marea nera sulle spiagge della Louisiana e negli acquitrini del delta del Mississippi. Alla fine, dopo 40 giorni di frustranti insuccessi, lo scivolone più grave: ”Questo incidente mi ha sconvolto la vita”, è sbottato l’’arcangelo Tony”, subito travolto da una valanga di reazioni infuriate. Che lo ha costretto a scusarsi con tutti: dalle famiglie degli 11 suoi dipendenti morti nel rogo della Deepwater Horizon, ai pescatori della Louisiana per i quali quel mare ora coperto di greggio era il lavoro e la vita [...] Se i tecnici che avevano notato anomalie nel pozzo lo avessero chiuso o avessero preso maggiori precauzioni [...] presentato un eccellente bilancio del primo trimestre 2010, sarebbe stato celebrato come il manager capace di rendere la BP contemporaneamente più redditizia e più sicura. L’esplosione, invece, lo ha scaraventato nell’inferno del disprezzo universale [...] primo di sette figli di una famiglia povera che lo costrinse a diventare adulto in fretta, geologo con lo spirito dell’esploratore [...] con la Bp andò a cercare petrolio in Cina, Vietnam, Mongolia [...] poi passò sette anni in America Latina – tra Colombia e Venezuela – dove, come ha detto in un’intervista di [...] ”imparai a ragionare col cuore anziché col cervello”. Fosse stato davvero così [...] non gli avrebbero certamente dato la guida di un gigante mondiale dell’energia. In realtà, tornato a Londra, l’Indiana Jones del petrolio si era trasformato in un manager molto ambizioso. Ma, a confronto con lo stile di Lord Browne (noto in azienda come ”il re Sole”), si presentava come un dirigente dimesso, perfino umile nella sua abitudine di concludere ogni visita a un pozzo bevendo birra e mangiando hamburger insieme agli operai. L’uomo giusto per riavvicinare la Bp alla gente, per farla sembrare di nuovo affidabile. ”Mi focalizzerò come un laser sulla sicurezza”, disse il giorno della nomina. Ma poi la logica della massimizzazione del profitto, il tentativo di ridurre i costi di perforazione, la pressione sui gestori dei pozzi in ritardo sulla tabella di marcia, hanno spinto i tecnici della piattaforma a commettere l’errore fatale. [...]» (Massimo Gaggi, ”Corriere della Sera” 5/6/2010).