Varie, 19 giugno 2010
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Meroni Massimo
• Milano 24 giugno 1954. Magistrato. Nel 2010 chiese alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera l’accompagnamento coatto per Niccolò Ghedini, atto scongiurato all’ultimo momento dallo stesso Ghedini che mandò su tutte le furie l’avvocato del premier Silvio Berlusconi, tanto da presentare una interrogazione parlamentare insieme con il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia di Montecitorio, Enrico Costa, per valutare se fosse il caso di mandare gli ispettori a Milano e avviare contro di lui un’azione disciplinare • «[...] L’inchiesta di Meroni è relativa alla trattativa avvenuta a Natale 2005 tra l’ex presidente della società di intercettazioni Rcs, il faccendiere Fabrizio Favata e la famiglia Berlusconi per la pubblicazione su Il Giornale della telefonata dell’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, registrata (e non ancora trascritta e depositata) nell’ambito della scalata alla Bnl da parte della Unipol di Giovanni Consorte in cui Fassino chiedeva la conferma sulla riuscita dell’operazione della compagnia bolognese con la ormai famosa domanda ”abbiamo una banca?”. Meroni aveva chiesto a Ghedini di venire a Milano a raccontare la sua versione, in quanto dalle indagini sarebbero emersi all’epoca dei fatti alcuni contatti tra lui e Favata [...] arrestato per estorsione. Secondo le ricostruzioni, Raffaelli avrebbe regalato il nastro alla famiglia Berlusconi in cambio di un aiuto per un appalto in Romania, mentre Favata si era introdotto nell’affare cercando di lucrare denaro prima da Raffaelli e poi dal premier. Ghedini, come legale di Berlusconi, l’avrebbe rispedito al mittente. Meroni, dopo aver convocato inutilmente Ghedini per due volte, aveva chiesto l’accompagnamento coatto in quanto non era giunta in procura la documentazione clinica che giustificava la sua ultima assenza [...] si è scatenata l’ira dell’avvocato che ha bollato il magistrato come ”notoriamente” appartenente a «una precisa area politica”, tanto da aver firmato ”un durissimo documento contro le leggi del governo Berlusconi del periodo 2001-2006”. Per Ghedini siamo di fronte a una ”persecuzione politica”, aggravata dal tentativo di ”inibire” a Ghedini stesso ”l’esercizio del suo mandato di legale di Berlusconi, citandolo come teste”. Nell’ambito dello stesso procedimento, infatti, colui che assume la qualifica di testimone non può assumere la veste di difensore. [...]» (Walter Galbiati, ”la Repubblica” 19/6/2010).