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 2010  giugno 24 Giovedì calendario

GLI EREDI DI DARWIN


Per la maggior parte di noi sono il sogno di una vacanza da favola. Per Peter e Rosemary Grant le Galapagos sono gli spazi della quotidianità. Erano giovani ricercatori quando ci sono arrivati nel 1973, carichi di provviste d’acqua e valigie d’ambizione. "Volevamo studiare come e perché si formano le specie", racconta Rosemary, sguardo da scienziata e sorriso da nonna, sotto una cascata di riccioli bianchi. Erano arrivati con una borsa di studio da 4 mila dollari per rimanerci un anno. Ne sono passati 37 di anni, e ancora non hanno finito. "La scienza non ha scadenza", sottolinea Peter, i modi pazienti e calibrati da relatore consumato, poco prima di prendere la parola in un convegno all’Accademia dei Lincei di Roma.
Con il trascorrere degli anni (oggi ne hanno 73 entrambi) sono diventati professori emeriti all’Università di Princeton, e hanno ricevuto riconoscimenti internazionali nell’ordine di mezzo milione di euro, come il premio Kyoto nel 2009 e il premio Balzan nel 2005 (grazie ai cui proventi è stata finanziata una ricerca sul tordo delle Galapagos).
Sono loro i veri eredi di Charles Darwin, la coppia portabandiera dell’evoluzionismo del XXI secolo che ha dedicato la vita intera allo studio dei fringuelli di Darwin. "Abbiamo deciso di studiarli perché sono un gruppo ristretto di uccelli che deriva da un antenato comune relativamente recente, solo 2 o 3 milioni di anni fa, e conduce la propria vita in un ambiente praticamente intatto", continua Peter, sotto lo sguardo attento della moglie. Una vita in compagnia di centinaia di uccelli: "Appena arrivati sull’isola Dafne Maggiore abbiamo notato segni di competizione per il cibo e deciso di tornarci quando le condizioni atmosferiche avrebbero reso la sopravvivenza difficile".
Ci sono ritornati alla fine del 1973 all’inizio della stagione secca sulle Galapagos, e all’inizio del trimestre invernale nelle scuole degli Stati Uniti. Per le loro due figlie, Nicola e Thalia, allora 6 e 8 anni, poco male. I genitori non ci hanno pensato due volte a portarle in quell’istituto a cielo e mare aperto. Una scuola d’eccezione. "Studiavamo insieme in una grotta durante i momenti di pausa, ma per la maggior parte del tempo ci aiutavano nelle esplorazioni", ricorda Rosemary: "Da bambine hanno avuto pochi periodi di educazione formale". In compenso Nicola, oggi una dottoressa di 44 anni, ha pubblicato la sua prima ricerca sui tordi delle Galapagos a 13 anni.
La vita sull’isola inizia alle cinque del mattino, un’ora prima dell’alba. il momento meno caldo, quando ancora c’è tutta l’energia per salire e scendere tra rocce e dirupi e installare le reti che cattureranno gli uccelli da catalogare. Alle 11 si rientra alla base - la grotta - per consumare una zuppa in scatola con cracker, e scambiare qualche osservazione. Il pomeriggio, invece, è il momento della marcatura degli uccelli, 25-30 al giorno. In questi decenni Peter e Rosemary hanno osservato e catalogato sette generazioni di fringuelli, uno ad uno, con metodicità e pazienza. Doti da scienziati. Ma anche da vecchi amici.
Le ore quattro segnalano la fine della giornata di lavoro: li aspetta una doccia con acqua salata ("L’acqua dolce dobbiamo portarcela dalla terraferma ed è preziosissima") e la cena: "Riso e tonno o tonno e riso", scherza Peter. "Spezie e peperoncino per una variazione di menu", gli risponde Rosemary. Poi, alle cinque e mezza, l’arrampicata finale per raggiungere la tenda in cima alla collina: "Occupa gli unici quattro metri quadrati liberi e pianeggianti dell’isola", spiega Peter. Alle 18 e 19 minuti tramonta il sole tropicale. A un quarto alle sette è buio pesto. "A volte ci mettiamo in tenda a commentare la giornata, altre volte ci stendiamo fuori a guardare le stelle. Certo è che per le otto ci siamo addormentati". Questa la giornata tipo per 37 anni, una media di tre mesi l’anno, che a volte diventano sei. Ed è cosi che Peter e Rosemary, zoologo il primo, ecologista la seconda, hanno non solo ampliato le tesi ottocentesche di Darwin, ma soprattutto lo hanno smentito nella sua convinzione che l’evoluzionismo richiedesse tempi molto lunghi e che, nel corso di una vita umana, non si potesse osservare la selezione della specie. Studiando i fringuelli hanno scoperto che con il cambiamento della disponibilità di cibo dovuta alle brusche variazioni climatiche, il tasso di mortalità è altissimo e conduce ad una rapida selezione naturale. Nelle annate aride, quando i semi sono più duri, i fringuelli dal becco robusto e largo sopravvivono in numero di gran lunga maggiore dell’altro gruppo predominante, quello con il becco sottile, più adatto a raccogliere il nettare dai frutti e dai semi morbidi. La generazione successiva di fringuelli sarà composta da uccelli dal becco largo. Con condizioni climatiche opposte, avviene il processo contrario. "Ma non si torna mai indietro", conclude Peter: "Il risultato di questa alternanza di vincitori è la formazione di due specie, entrambe di dimensioni ridotte rispetto agli antenati, e una con un becco più appuntito di quello dei trisavoli, mentre l’altra con un becco più duro". Tale quantità e rapidità delle mutazioni genetiche ha sbalordito gli evoluzionisti e premiato la tenacia della coppia.
Da qualche anno i due scienziati stanno osservando lo sviluppo di un tipo di uccello ibrido, molto grande e dal cinguettio forestiero, nato da un doppio incrocio di un raro migrante proveniente dall’isola di Santa Cruz. Dopo quattro generazioni, a causa di un periodo esteso di siccità, il 90 per cento di questi nuovi esemplari è morto. Si sono salvati solo un fratello e una sorella molto forti. Si sono accoppiati tra loro e hanno generato 65 nuovi fringuelli. Questi ultimi hanno continuato ad accoppiarsi esclusivamente tra loro, dando vita a esemplari molto più grandi, con un canto diverso, e che occupano territori tanto estesi da sovrapporsi a quelli delle altre specie dell’isola. Hanno segni genetici distinti, e si comportano come una nuova specie. "Potrebbero essere davvero i primi esemplari di una nuova specie", spiega eccitata Rosemary. "Adesso dobbiamo capire se questi uccelli scompariranno a causa di eccessive unioni tra consanguinei, se le loro caratteristiche saranno alla fine diluite con accoppiamenti esterni, o se invece hanno dato vita a una specie permanente", continua Peter. Esattamente nell’arco temporale della vita dei coniugi Grant. E grazie alle condizioni climatiche delle Galapagos.
Queste isole selvagge e incontaminate, contrariamente al sentito comune, sono state preservate dal recente avvento del turismo, un turismo selettivo e ecologicamente sensibile. "I turisti tengono lontani i pescatori di frodo, che nel passato sono stati i maggiori responsabili delle devastazioni ambientali", spiega Peter. "E poi qui arrivano in piccoli numeri, risiedono solo su quattro isole e visitano le altre con guide specializzate", osserva Rosemary. "Grazie ai loro soldi il governo ha potuto sanare la piaga delle capre", esclama Peter, alzando per la prima volta il tono della voce e inarcando le sopracciglia: "Una tragedia. C’erano 250 mila capre importate dai pescatori!"
Capre a parte, la minaccia maggiore agli studi dei coniugi Grant arriva oggi da una nuova ondata di studiosi creazionisti. "Il problema degli scienziati non è più il rapporto con la religione. La Chiesa cattolica, ad esempio, riconosce l’evoluzionismo darwiniano", si sfoga Grant: "Il problema vero è la nuova generazione di teologi americani cristiani fondamentalisti che pretende di distruggere anni di lavoro della scienza con una teologia scadente".