Gianfrancesco Turano, L’espresso 24/6/2010, 24 giugno 2010
CAPOTOSTI
(presidente emerito Consulta) SUL CASO POMIGLIANO -
Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale, è distante mille miglia dai profili barricaderi dei duri della Fiom. Ha una formazione cattolica e, per restare al suo record recente, si è espresso contro il matrimonio gay e a favore del rinvio delle elezioni regionali in Lazio dopo il pasticcio delle liste in ritardo. Anche sul lodo Alfano, poi bocciato dalla Consulta, non era stato del tutto negativo.
Ma sulla proposta di accordo presentata dalla Fiat ai 5 mila lavoratori di Pomigliano d’Arco e, in particolare, sui condizionamenti al diritto di sciopero tutelato dall’articolo 40 della Costituzione, il suo parere è netto.
"Sono molto perplesso", dice il giurista marchigiano, "sulla validità di questa clausola. Vi è un’indubbia incidenza sull’articolo 40 perché si prevedono azioni disciplinari e persino licenziamenti in caso di scioperi su turni di lavoro e straordinari. Vale a dire, su scioperi di carattere tipicamente economico. Si potrebbe ribattere che in altri settori, come il pubblico impiego o i trasporti, certe limitazioni già esistono. Ma in quei casi c’è una legge apposita che tipizza alcune situazioni, fissandone modalità e limiti. Nel caso della Fiat a Pomigliano siamo invece a livello di contratto aziendale-territoriale".
A livello aziendale sono già stati sperimentati accordi che limitano gli scioperi. Per esempio, con l’uso di incentivi.
"Esatto. Ma si tratta di incentivi o disincentivi di tipo economico che monetizzano l’astensione dallo sciopero. un livello del tutto differente da quello sanzionatorio previsto dall’accordo di Pomigliano. Aggiungo che l’incentivazione economica a non scioperare di solito è frutto di accordi sindacali interfederali in campo nazionale e non in una sola area limitata".
Pensa che anche la legge 300/70, lo Statuto dei lavoratori, sia messa in questione?
"Anche sullo Statuto dei lavoratori c’è un’incidenza sotto il profilo della libertà sindacale ma, tutto sommato, la violazione delle norme costituzionali è prioritaria e insanabile".
Non le pare che l’accordo di Pomigliano sia uno dei tanti segnali di un brutto clima generale intorno alla Costituzione?
" probabile. Mi pare che il grosso del dibattito critico verso la Costituzione verta intorno al fatto che nel 1947 il parlamento era dominato dalle componenti cattolica e marxista, mentre quella liberale era meno rappresentata. In sostanza, si vuole modificare la Carta per aggiornarla a un clima politico più attuale. sbagliato. Intanto, come diciamo noi giuristi, quando una norma si sgancia dal suo autore, si oggettivizza e poco importa in quale contesto storico sia stata partorita. Basta riflettere sugli Stati Uniti, un paese certamente democratico con una costituzione che risale a oltre due secoli fa. In secondo luogo,
le nostre norme sono state redatte in modo elastico, senza elenchi casistici, dunque si adattano bene all’evolversi dei tempi".
Articolo 40 a parte, a suo giudizio l’accordo di Pomigliano è complessivamente vessatorio per i lavoratori?
"Certo è molto pesante. Mi rendo conto che la situazione economica è critica e la Fiat agisce di conseguenza per raggiungere gli obiettivi di produzione. Del resto, anche la Fiom è consapevole del quadro generale ed ha accettato molti sacrifici a livello di turnazione".
Un accordo a Pomigliano potrebbe provocare un effetto a catena?
"Sicuramente. Non sul piano giuridico, bensì di fatto. La dialettica fra capitale e lavoro sarebbe trasformata radicalmente. Verrebbe rimodellato il rapporto fra dipendente e datore di lavoro in presenza di una minaccia di chiusura come a Termini Imerese".
E l’ipotesi di un referendum sull’accordo fra i lavoratori di Pomigliano d’Arco? Se c’è una violazione della norma costituzionale, il referendum non sarebbe nullo?
"Più che nullo, inutile. Fra qualche mese, anche chi oggi vota sì all’accordo potrebbe ripensarci e partecipare a scioperi in caso le condizioni di lavoro si rivelassero troppo pesanti: è un diritto garantito dalla Costituzione e la giurisprudenza tende a sconfessare gli accordi peggiorativi".