Rudy Zerbi, Vanity Fair n.24 23/6/2010, 23 giugno 2010
RUDY ZERBI
Internet riporta un mucchio di balle. Sul mio conto ho letto che sono Cavaliere del lavoro, che mi chiamo Ruby, e che Zerbi è il cognome di mia madre. Tutto falso. Ho tre padri, però».
vero. Rodolfo – detto Rudy – Zerbi ha tre padri. E tre figli, e zero capelli in testa, e – in apparenza – nessun pelo sulla lingua.
Nato per sbaglio a Lodi («Mia madre passava da quelle parti...») 41 anni fa, ma ligure d’adozione, il giudice di Amici e Italia’s Got Talent – i due talent show di Maria De Filippi dove interpreta con successo la parte del «cattivone» – ha appena cambiato vita: due mesi fa si è dimesso da presidente della Sony Bmg, la casa discografica per cui ha lavorato sedici anni. L’appuntamento per l’intervista è alle 11, a Milano, a casa dell’addetta stampa di Maria De Filippi. Ovviamente si parte dai tre padri.
Che storia è?
«Le voci circolano da tempo, ma questa è in assoluto la prima volta che ne parlo».
Parli pure. Chi è che di cognome fa Zerbi?
« una storia lunga: meglio partire dal mio terzo papà, Giorgio Ciana, un importante albergatore di Santa Margherita Ligure. Una persona straordinaria che mi ha ”preso” a tre anni e mi ha trattato come se fossi suo figlio. Mi dispiace averlo deluso quando, a 18 anni, gli dissi che non volevo seguire le sue orme, che volevo andare a Milano per lavorare in radio, rinunciando a un impero economico. La prese male: ”Sei matto?”».
Il secondo padre chi è?
«Roberto Zerbi. L’uomo che sposò mia madre quando, a 17 anni, rimase incinta, e mi riconobbe anche se non ero il suo figlio naturale. ”Dettaglio” che ho scoperto a 33 anni».
Prima non aveva mai avuto un sospetto?
«Mai. Sette anni fa, però, mia madre si ammalò e, pensando di morire, mi disse la verità: ”Tuo padre è Davide Mengacci, quello della Tv. All’epoca non ti riconobbe perché fui io chiedergli di non farlo. Aveva tre anni più di me, eravamo così giovani...”. La cosa assurda è che avevo incontrato mio padre più di una volta senza sapere nulla».
E lui invece sapeva?
«Certo. E si è sempre informato sul mio conto. Ci è anche capitato di cenare allo stesso tavolo: io nei panni del discografico, lui in quelli dell’uomo di Tv. Comunque, superato lo shock iniziale, ho pensato che non era una brutta notizia: la sua ironia mi era sempre piaciuta, mi ricordava quel genio di Ugo Tognazzi».
Quando vi siete parlati?
«Per qualche mese non ne ho avuto il coraggio. Poi, con uno dei miei artisti, sono andato a una festa di gente dello spettacolo in un locale di Milano, cosa che non faccio mai. A un certo punto vado al buffet e, da lontano, vedo mio padre e sua moglie seduti a un tavolo che mangiano. Non so che cosa mi sia preso, ma gli vado incontro deciso. Mi avvicino, gli passo una mano sulla spalla, lui si gira, e io gli dico: ”Ciao. Sono Rudy, il figlio di Luciana”. A lui cade il mento, allunga il braccio in cerca della moglie, e poi le dice: ”Sai chi è lui? Rudy”. Lei scoppia a piangere a dirotto, lui anche, io pure. Così, davanti a tutti. Da allora, sono passati sette anni, non ci siamo più persi di vista un secondo. Mi ha confessato di avermi guardato crescere da lontano. Quando ha saputo che vivevo a Milano, si appostava spesso sotto casa mia per vedermi».
A suo padre ha chiesto tutto quello che c’era da chiedere?
«Manca solo una domanda: come ha fatto a stare lontano da suo figlio per trent’anni? Io non ce l’avrei mai fatta. Sia chiaro: non è una critica, è una considerazione».
Da Zerbi a Ciana, il passaggio qual è?
«Mia madre, dopo tre anni di matrimonio, si separò da Zerbi, dal quale ebbe un altro figlio, e poi si risposò con Ciana. La cosa curiosa è che mio padre ha avuto tre figli maschi da tre donne diverse, mia madre tre figli maschi da tre uomini diversi, io tre figli maschi da due donne diverse».
Adesso che non è più un discografico, che lavoro fa?
«Vorrei continuare a fare Tv e lavorare come produttore artistico. Al momento sono impegnato con un progetto di Franco Battiato».
Gira voce che sia stato «dimissionato».
«Falso. Mai nessuno, nella mia ex azienda, ha fatto risultati paragonabili ai miei. Ho mollato perché quello che facevo non mi dava più felicità. Il mio sogno, adesso, è fare un programma di musica in Tv, come Doc di Renzo Arbore».
Questa scelta l’ha condivisa con suo padre?
«No. Ma il mio percorso è simile al suo. Lui fino a 40 anni ha diretto un’agenzia di pubblicità, poi ha lasciato tutto per fare le prime candid camera».
Farebbe un programma con lui?
«Mai. Anche se è un fuoriclasse, e trovo orrendo che in Tv ci si ricordi poco di lui».
A chi critica i talent show come fabbriche di illusioni che cosa risponde?
«Sono contenitori, la differenza la fanno i contenuti. Uno dei tanti meriti di Maria è l’aver capito che, per far vivere i protagonisti oltre lo spazio televisivo, bisognava coinvolgere professionisti della musica e dar vita a progetti seri. Un programma con i cantanti può anche fare buoni ascolti, ma se non c’è ciccia nessuno può costringere la gente ad amare un artista».
Altri meriti di Maria De Filippi?
«Tra gli altri, l’abitudine di ascoltarti quando parli. Non come tante persone del nostro orribile ambiente».
In quest’«orribile ambiente», Zerbi, spesso si parla male di lei.
«Lo so. E mi fa piacere».
L’ultimo scontro con chi l’ha avuto?
«Le dico da chi ho avuto la più grande delusione della mia vita: Renato Zero. A lui, per dieci anni, ho dato non solo la mia professionalità, ma anche la mia amicizia e fiducia. Nel momento in cui, nel 2006, le nostre strade professionali si sono divise, ha smesso di salutarmi. Sto parlando di una persona che teneva in braccio mio figlio. Andavamo in vacanza insieme».
La sua peggior macchia professionale?
«Ho fatto errori, è ovvio, ma non ho mai rifiutato un cantante che poi ha venduto tanti dischi altrove. Nella vita, invece, di macchie ne ho più di un dalmata».
La peggiore?
«Quando ho nascosto per più di un anno ai miei due figli maggiori l’esistenza della mia nuova compagna (l’attrice Carlotta Miti, nipote di Gianni Morandi, ndr) e di nostro figlio, il loro fratellino. Mi sentivo in colpa per essermi separato dalla loro mamma e non volevo farli soffrire. stato uno dei momenti più bassi della mia esistenza».
L’artista di cui è più orgoglioso?
«Alessandra Amoroso. Come talent scout ho una grande sensibilità».
I fenomeni da baraccone di Italia’s Got Talent non cozzano con la sua sensibilità?
«No. Perché ci sono anche potenziali talenti, e non è colpa mia se la gente a casa si diverte di più con quelli che ruttano o fanno vedere il culo».
Se uno dei suoi figli le dicesse che vuole fare il tronista, lei come reagirebbe?
«Gli dirò quello che avrei voluto sentire da mio padre quando, 25 anni fa, giravo per Santa Margherita Ligure vestito e truccato da Boy George, con le treccine, l’orecchino, il mantello nero e le camicie di pizzo».
E cioè?
«Se ti piace, fallo. Mio padre, invece, si vergognava di me. Io mi vergognerei se mio figlio si drogasse, se picchiasse la fidanzata, o se fosse razzista. Chi pensa ”tronista uguale cretino” è come il papà di Indovina chi viene a cena?».
Che ne pensa dei tagli del governo allo spettacolo?
«Penso che i soldi a disposizione, nonostante i tagli, siano ancora tanti, e spesi malissimo».
Si spieghi meglio.
«Se si va in un ente lirico, o in un teatro stabile, e si analizzano conti e cartelloni, ci si rende conto che non si fa niente per andare incontro alla gente. Quei carrozzoni servono solo per arricchire chi li gestisce. Il denaro pubblico bisognerebbe affidarlo a veri professionisti».
mai stato corteggiato dalla politica?
«Sì, da quando faccio Tv. E in futuro potrei anche farci un pensiero. Farei battaglie per abbassare l’Iva sui dischi, e per promuovere tra i provider di Internet e l’industria discografica un accordo vantaggioso per tutti: basterebbe far pagare una cifra irrisoria, tipo 20 euro l’anno, per poter scaricare legalmente la musica».
Da che parte sta?
«Sono un uomo di centrodestra. Quando c’era, votavo Partito liberale».
Come inno meglio l’Inno di Mameli o Va’ pensiero?
«Va’ pensiero tutta la vita».
Ma lo vorrebbe come inno?
«No».
In Tv fa il maestrino: qual è la lezione più importante che ha imparato negli ultimi tempi?
«Che, prima o poi, arriva sempre il momento in cui sei tu ad avere bisogno degli altri, e non solo gli altri di te. Il giorno dopo che ho lasciato la Sony Bmg, tutti quelli che mi cercavano sempre sono spariti. Ho stampato la rubrica del telefonino: su cento nomi, ottanta sono scomparsi. Mai più sentiti».
L’ultimo momento imbarazzante?
«Quattro giorni fa. Una madre mi ha offerto la figlia minorenne per farla diventare famosa. L’ho cacciata via in malo modo. Volevo chiamare la polizia».
I suoi riferimenti quali sono?
«Oscar Wilde, Giorgio Bassani, Fabrizio De André. Quest’ultimo ha avuto la fortuna di avere una moglie straordinaria, capace di renderlo – dopo la sua morte – ancora più amato dai giovani. Non come la moglie di Lucio Battisti, che ogni giorno fa di tutto perché nulla del marito venga diffuso e sviluppato, e in questo modo fa scomparire l’opera di uno dei più grandi artisti della musica italiana».
Scusi, Zerbi, ma quando andava in giro come Boy George, come li aveva i capelli?
«Rosso rame, lunghi e riccioli, quasi rasta. Una volta li ho tinti anche di blu. Poi, a un certo punto, sono caduti. Tutti».