Mario Platero, Il Sole 24 Ore, 18/6/2010, 18 giugno 2010
MAREA NERA, AGGIORNAMENTO
Hayward sotto assedio al Congresso di Mario Platero, Il Sole 24 Ore, 18/6/2010
NEW YORK - Un’ora e mezzo, minuto più minuto meno, di insulti: per Tony Hayward l’orgoglioso, potente amministratore delegato della Bp, non è stato facile ascoltare muto i capi d’accusa che gli hanno rivolto i membri della sottocommissione Supervisione e inchiesta della Camera. Del resto, il preambolo non prometteva bene. Quando Hayward, attorno alle 10 del mattino di ieri si è alzato per il giuramento, Diane Wilson, una texana di 61 anni accucciata in fondo all’aula, si è alzata con uno scatto felino urlando che il numero uno di Bp dovrebbe essere «messo sotto processo per il suo crimine» e «dovrebbe andare in prigione». La Wilson aveva le mani sporche di petrolio. stata portata a forza fuori dall’aula dalla sicurezza mentre urlava a squarciagola gocciolando petrolio.
In brevi dichiarazioni, Hayward - alla sua prima audizione in Parlamento da quando la Deepwater Horizon è esplosa nelle acque del Golfo del Messico, il 20 aprile, facendo 11 morti e provocando il più grave disastro ambientale della storia americana - aveva detto di essere pronto a fare tutto il necessario per pagare i danni, ripulire le acque e le coste «anche perché, credetemi - ha detto - non vedo l’ora di recuperare la mia vita...». «La sua vita? - gli ha urlato subito Bart Stupak, deputato democratico del Primo Distretto del Michigan e presidente della sottocommissione - Siamo noi...sono le vittime del disastro a chiedere di riavere indietro la nostra vita...anzi, visto che ci siamo, mi dica, si aspetta di restare amministratore delegato della società a lungo?». Hayward è rimasto a testa bassa, mormorando parole di scusa, offrendo più volte risposte vaghe: «Sono profondamente dispiaciuto e personalmente devastato dall’accaduto», ha detto ancora. Poi in risposta alla provocazione di Stupak che gli chiedeva quando se ne sarebbe andato, ha detto: «più che su questo, sono concentrato sulla soluzione del problema», come dire, "fatemi lavorare". Il problema è che il lavoro di ripulitura e controllo della Bp e di Hayward, anche ieri, ha continuato a perdere di credibilità. A un certo punto è sembrato che la fuoriuscita dei greggio potesse arrivare fino a 80mila barili al giorno. Dove ci fermeremo? ovvio a questo punto che la risposta non sarà chiara fino a quando i pozzi non saranno chiusi definitivamente alla fine di agosto. Hayward ha detto di comprendere che «la gente vuole avere risposte semplici su cosa è successo, ci vuole tempo per risolvere la situazione e non sappiamo chi sono i responsabili...ma la sicurezza è sempre stata la mia priorità». E Stupak, di rimando: «Nel l’arco degli ultimi cinque anni, 26 persone hanno perso la vita e 700 sono rimaste ferite in incidenti che coinvolgono Bp. Non pensa che il governo debba revocare la licenza per trivellare a società con trascorsi così scarsi in termini di sicurezza?». E Henry Waxman presidente della Commissione Energia, ha aggiunto: «Abbiamo controllato 30mila pagine di documenti. Non c’è un solo foglio o e-mail che dimostri che lei abbia mai prestato la benché minima attenzione ai pericoli collegati a questa piattaforma... è chiaro che lei ha preso scorciatoie su scorciatoie».
In effetti i documenti dimostrano che la responsabilità è soprattutto della Bp. Altrimenti la compagnia petrolifera non avrebbe accettato di versare così facilmente 20 miliardi di dollari in un conto blindato per risarcire le vittime del disastro ecologico. Per far fronte ai primi esborsi la Bp ha avviato negoziati con cinque banche fra cui Goldman Sachs e Morgan Stanley, per raccogliere fra i 5 e i 10 miliardi di dollari con emissioni di commercial paper (debito a breve scadenza) a cinque o dieci anni già a partire dalla settimana prossima. In tutto questo c’è stata anche una voce fuori dal coro: quella di Joe Barton, deputato repubblicano del Texas che ha invece chiesto scusa a Hayward per l’imposizione sul fondo da 20 miliardi di dollari: «Mi vergogno di quello che è successo alla Casa Bianca, è una tragedia e chiedo scusa per questo». La risposta a Barton è giunta direttamente dal portavoce si Barack Obama, Robert Gibbs: « una vergogna che Joe Barton sembri preoccuparsi più delle grandi aziende che hanno causato il disastro che dei pescatori, delle piccole imprese e delle comunità devastate dalla distruzione. I membri di entrambi i partiti dovrebbero condannare i suoi commenti». Fino a ieri notte però, all’appello di Gibbs avevano risposto solo i democratici.