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 2010  giugno 18 Venerdì calendario

IL PAESE SI DIVIDE? NON DETTO SIA UN DRAMMA

Quando una coppia di amici ci annuncia il divorzio, il nostro primo istinto ci porta a suggerire un compromesso per continuare il matrimonio. Lo stesso istinto sembra quello che si riflette sulla stampa in risposta alle elezioni in Belgio in cui un partito separatista ha vinto. Ma come per una coppia il divorzio qualche volta è la soluzione migliore per la felicità di entrambi, così la separazione di un paese non va sempre e comunque vista come una tragedia per il paese stesso, e un problema per la comunità internazionale. Ma come distinguere divorzi "giusti" o precipitosi?
Un paese si divide di solito per una combinazione di due motivazioni. Una differenza di lingua, cultura, religione tra due (o più) gruppi; una differenza di reddito tra regioni, e spesso i due tipi di contrasti sono correlati, ovvero uno dei due gruppi culturali, linguistici ecc. è anche più ricco in media dell’altro,spesso molto di più.Talvolta entrambi i gruppi vogliono separarsi, talvolta uno solo, nel primo caso ovviamente la separazione è più facile.
I benefici di una divisione politica sono di creare due paesi più omogenei in cui le politiche socio- economiche, educative ecc. siano più vicine alle preferenze locali; qualche volta il federalismo è sufficiente ma altre volte no. Gli Stati Uniti combatterono una guerra civile sanguinosissima proprio su questo punto, ovvero sui diritti degli stati rispetto al governo federale, separazione o federalismo appunto.
Se la separazione nasce anche da differenze di reddito, la parte più povera che si separa perde trasferimenti dalla parte più ricca, ma potrebbe guadagnare in politiche più adatte ai suoi bisogni, e al suo livello di sviluppo, anche se generalmente è la parte più ricca quella che normalmente spinge di più per la separazione. Ciò talvolta genera politiche vantaggiose per queste regioni ricche proprio per evitarne la separazione, come nel caso del Québec in Canada, che con le sue continue minacce si è guadagnato molti vantaggi. Quanti conflitti vediamo nel mondo perché diversi gruppi etnici, religiosi o linguistici sono "costretti" a dividere gli stessi confini politici...
Il costo di una separazione sarebbe quello di creare paesi troppo piccoli.Ma in un’Unione Europea e in un mondo sempre più integrato economicamente paesi piccoli possono prosperare tanto bene quanto quelli grandi. Il loro mercato è il mondo e i loro confini politici non pongono particolari barriere economiche. Tutto ciò vale ancor di più visto che il Belgio fa già parte di un’unione monetaria e i due paesi che nascerebbero ne rimarrebbero parte.
Insomma, in un certo senso possiamo pensare ai pro e ai contro di una separazione come un confronto tra i benefici della dimensione del paese e i costi di eterogeneità. Va notato che i primi, cioè i benefici della dimensione, si riducono quando un paese fa parte di un’area d’integrazione economica.
Ecco che quindi i costi economici per un Belgio diviso sono bassi.
Vi possono anche essere rischi di eccessiva omogeneità se quest’ultima diventa sciovinismo che può assumere due facce. Una verso le minoranze interne che potrebbero rimanere, per esempio i fiamminghi nella parte di lingua francese, o viceversa. L’altra, l’intolleranza verso le nazionalità minoritarie. Ma non è detto che l’animosità tra gruppi aumenti dopo la separazione politica. Anzi, spesso le coppie smettono di litigare proprio dopo il divorzio e coppie litigiose infelici si trasformano in amici stabili proprio perché ognuno può andare per la sua strada senza dover fare compromessi giornalieri.
Insomma, la comunità internazionale- e quella europea in particolare - deve guardare al futuro del Belgio senza pregiudizi e senza una preferenza a priori per lo statu quo dei confini attuali.