BERNARDO VALLI, la Repubblica 18/6/2010, 18 giugno 2010
LA LEZIONE DI DE GAULLE - DA QUELL’APPELLO E’ NATA LA FRANCIA DI OGGI
Seamore Grove non esiste più. Cosi si chiamava una piazza di Mayfair, a due passi da Park Lane, a Est di Hyde Park. Al suo posto oggi c´è Curzon Place. La mattina del 18 giugno 1940 al primo piano della casa di Seamore Grove con il numero civico 7-8, un generale di brigata a titolo provvisorio, un militare di 49 anni del quale pochi francesi avevano sentito parlare, si preparò a uno dei più nobili atti di insubordinazione della storia europea: una disubbidienza che al momento poteva apparire come una diserzione, un tradimento, ma che ben presto si è rivelato un gesto legittimo, e che oggi, a settant´anni di distanza, resta un episodio epico della Seconda guerra mondiale.
Chi disubbidisce corre dei rischi, infrangendo le leggi si può delinquere, ma a volte l´insubordinazione è una prova di coraggio e un atto dovuto. Di quest´ultima natura era quel che si accingeva a compiere Charles de Gaulle nell´appartamento londinese, suo primo alloggio dopo la fuga da Bordeaux, dove si era ritirato il governo della Francia invasa dai tedeschi, e il suo precipitoso arrivo in Inghilterra.
Quella mattina del 18 giugno nella stanza dove l´allampanato generale scrive, torturando i fogli con continue correzioni, filtra una luce grigia e dalle finestra spalancate giungono i rumori della metropoli, attutiti dalla piazza semideserta. Da una vetrata si intravedono gli alberi di Hyde Park. Per chi arriva d´Oltremanica quell´angolo di Londra è un´oasi di pace. L´Inghilterra gli appare una gagliarda e inviolata roccaforte della democrazia. La democrazia umiliata sul Continente, dove trionfano le colonne corazzate naziste; dove sei milioni di civili francesi intasano le strade del paese per sfuggire all´invasore; dove l´esercito non riesce a contenere l´avanzata nemica (e nella disfatta perderanno la vita centomila soldati, prova che la resistenza è stata forte); dove la Terza Repubblica si sta decomponendo.
Il generale francese non può rendersi conto dell´angoscia che regna nella capitale britannica sotto l´apparente normalità. Le voci più folli si moltiplicano per le strade, nei pub, negli uffici, nelle abitazioni private. Si racconta persino che dei tedeschi vestiti da suore sarebbero stati paracadutati alla periferia di Londra. E la Bbc viene accusata da molti di essere un nido di cospiratori "rossi" che diffondono false notizie. All´epoca vi lavorava George Orwell il quale dirà che la venerabile radio britannica era «a metà strada tra un collegio femminile e un manicomio». Per de Gaulle la Bbc è in quelle ore lo strumento essenziale, vitale, attraverso il quale può far arrivare ai francesi l´"appello" che sta scrivendo nella solitudine di Seamore Grove. In quella quiete apparente egli prepara infatti il famoso discorso con il quale invita la Francia a continuare la guerra, proprio mentre a Bordeaux i legittimi governanti, vecchi generali carichi di glorie ormai remote e pavidi o troppo ragionevoli uomini politici, stanno arrendendosi a Hitler.
Con quell´"appello", passato alla storia per il suo valore soprattutto simbolico, poiché furono in pochi ad ascoltarlo, lo sconosciuto generale di brigata esortava i francesi a resistere, quindi a disubbidire, perché convinto che quella di Francia era soltanto una battaglia perduta, e che, essendo mondiale, la guerra poteva ancora essere vinta. Anzi, non poteva che essere vinta. Nel futuro nebbioso c´era un possibile intervento americano, come era accaduto poco più di vent´anni prima, durante la Grande Guerra, del ”14-´18. Tra le speranze inespresse c´era forse anche quella un secondo fronte, che si è poi aperto a Oriente, con l´Unione Sovietica. La quale, nel giugno del ”40, era pero´ ancorata all´accordo Molotov-von Ribbentrop, cioè alla Germania nazista. Bisognava essere dotati di una straordinaria lungimiranza per immaginare quegli eventi nel pieno del trionfo nazista. Il senso dell´onore imponeva subito, in modo più concreto, un comportamento per de Gaulle indiscutibile: impediva di abbassare le armi davanti alla Germania di Hitler che occupava la Francia.
In quelle ore idee del genere assomigliavano a un delirio. De Gaulle lo sapeva. In quel momento sapeva di «essere niente». Era un francese solitario, che in mancanza di meglio gli inglesi trattavano con generosità. De Gaulle contava soprattutto su Winston Churchill, che parlava un pessimo francese ma amava la Francia, e condivideva le sue irragionevoli convinzioni. Al contrario dei governanti di Bordeaux, certi che molto presto anche la Gran Bretagna sarebbe stata costretta a trattare con Hitler, de Gaulle era sicuro che Winston Churchill non avrebbe mai ceduto. A loro modo Churchill e de Gaulle erano due mastini. Avrebbero litigato, al punto di detestarsi, ma sarebbero rimasti fedeli all´impegno essenziale. E questo li univa.
De Gaulle era atterrato all´aeroporto londinese di Heston il giorno prima, il 17 giugno, all´incirca verso le 12,30. Era partito presto, al mattino, dall´aeroporto di Mérignac, alle porte di Bordeaux, a bordo di un biplano britannico, sul quale c´erano il generale Edward Spears, rappresentante di Winston Churchill, e il tenente francese Geoffroy de Courcel, l´aiutante di campo, buon conoscitore dell´inglese, lingua che de Gaulle non parlava. Il decollo si era svolto senza intralci. Nessuno cercò di arrestare il generale in fuga. Che "disertava". C´era una gran confusione nell´aeroporto di Mérignac. I tedeschi stavano avvicinandosi a Bordeaux. Nessuno aveva prestato attenzione ai tre che salivano sull´apparecchio britannico.
Anni dopo Spears racconterà di avere afferrato de Gaulle che correva a fianco dell´apparecchio già in moto, e di averlo sollevato di peso per sistemarlo sul sedile accanto al pilota. Visto che de Gaulle pesava novantacinque chili ed era alto un metro e novantaquattro, e Spears era di statura media e si avvicinava ai sessant´anni, è più credibile la versione di de Gaulle che nelle sue memorie ha scritto di essere partito senza problemi. Al punto che mentre saliva sull´aereo riuscì a riflettere su quel che avrebbe deciso una volta arrivato a Londra. Durante la traversata le immagini del paese vinto e devastato accompagnano le sue riflessioni. Sorvolando i porti di La Rochelle e di Rochefort, appena colpiti dalla Luftwaffe, vede delle navi in fiamme; poi, passando sulla Bretagna, all´altezza di Paimpont (dove vive la madre ammalata che non rivedrà più) scorge un fumo denso, sinistro, uscire dal cuore della leggendaria foresta di Brocéliande (uno dei tanti luoghi dove si dice abbia vissuto re Artù). Sono i depositi di munizioni nascosti nella boscaglia che esplodono e bruciano.
Anni dopo, rispondendo alla domanda di André Malraux che gli faceva notare come dalle sue Memorie non trasparissero i tormenti provati nel momento in cui decideva di entrare nell´illegalità (che gli valse l´accusa di diserzione e la conseguente condanna a morte), l´imperturbabile de Gaulle afferrò le mani dello scrittore amico e con voce profonda scandì: «Ma, Malraux, fu spaventoso».
Altero, spesso sprezzante, laconico, segreto, il personaggio era intimamente sensibile. Lo era nei rapporti familiari (in particolare con Yvonne, la moglie, e Anne, una delle figlie handicappate). Il forte carattere, l´orgoglio, l´incrollabile convinzione della propria superiorità, gli consentivano di dominare quella sensibilità nei rapporti pubblici. Gli atteggiamenti sprezzanti erano probabilmente una tattica difensiva. Nell´ambito della società militare dove spesso, tra pari grado, ci si trattava col tu, lui usava il voi, che in francese equivale al nostro lei. E in una foto presa nel maggio ”40, quando comanda unità corazzate, le sole che riescono a tener testa a quelle tedesche del generale Heinz Gudurian, il colonnello de Gaulle porta i guanti bianchi. E nei suoi stivali ci si può specchiare tanto sono lucidi. Gli è capitato spesso anche come ufficiale subalterno (durante la Grande guerra, nella quale fu ferito e fatto prigioniero dai tedeschi) di contraddire i superiori, suscitando inimicizie e ammirazione.
Era un militare intellettuale, che pensava, teorizzava, e non esitava a polemizzare. Era un «maniaco dei carri armati», dicevano i suoi avversari. In un libro del 1934 ("Verso un esercito di mestiere") auspicava la creazione di forze corazzate, ritenendole indispensabili nei futuri conflitti. La teoria contraddiceva il dogma difensivo basato sul successo della Grande Guerra, sul quale i generali anziani non transigevano. Era una religione e quindi de Gaulle un eretico. Anche per questo aveva suscitato l´irritazione, diventata inimicizia, del maresciallo Philippe Pétain, il più prestigioso soldato di Francia, per quale aveva scritto articoli e saggi (pubblicati con la firma di Pétain).
Il giovane ufficiale era stato favorito nel corso della carriera dall´anziano maresciallo. Tra i due, nonostante la differenza di grado e di età, c´era stato un rapporto di quasi amicizia. E di complicità. Ad entrambi piaceva parlare di donne. Pétain diceva di amarle; de Gaulle diceva di detestarle. Erano posizioni che favorivano il dialogo. La successiva rottura tra Pétain e de Gaulle peserà negli avvenimenti del tragico 1940, durante il quale il dogma difensivo rispettato dal vecchio establishment militare risulta disastroso e la teoria della guerra con mezzi corazzati del generale ribelle una giusta profezia inascoltata.
Per dieci giorni, dal 6 al 16 giugno, de Gaulle è stato membro del governo di unione nazionale presieduto da Paul Reynaud, un abile ma non più tenace uomo politico di centro destra. In maggio de Gaulle ha infine dimostrato che la sua «mania dei carri armati» non era campata per aria. Nell´Aisne (in Piccardia), al comando di unità corazzate costituite di gran fretta, ha dato filo da torcere ai Panzer tedeschi fino allora incontrastati. stato un effimero, ma significativo successo nella disfatta generale. Per questo è stato decorato e promosso generale a titolo provvisorio. Paul Reynaud, al quale ha illustrato nel passato le sue teorie militari e manifestato il suo dissenso con la strategia ufficiale, lo ha convocato a Parigi, dove il governo sta per fare le valige per raggiungere la più sicura Bordeaux. Cosi de Gaulle è stato nominato sotto segretario alla difesa.
Con il suo ingresso nel Consiglio dei ministri si rafforza il numero di coloro che rifiutano l´idea di una resa ai tedeschi e sostengono la continuazione della guerra a partire dall´impero coloniale francese. A favore dell´armistizio sono tuttavia uomini autorevoli e popolari come il maresciallo Philippe Pétain (84 anni), vice presidente del Consiglio, e il generale Maxime Weygand (73 anni), comandante supremo delle forze armate. Pétain, in particolare, è l´eroe della Grande guerra, il vincitore della battaglia di Verdun. Ed è a lui che il 16 giugno, dopo le dimissioni di Paul Reynaud, il presidente della Repubblica, Albert Lebrun, affida la guida del governo. Il maresciallo non perde tempo, perché il 17 giugno, alla stessa ora in cui de Gaulle, escluso dal governo, mette piede a Londra, annuncia ai francesi per radio che chiederà ai tedeschi un armistizio: « con una stretta al cuore che oggi vi dico che bisogna cessare i combattimenti».
La Francia esausta, ferita, accetta la resa del vecchio maresciallo come la decisione di un nume tutelare, come il sacrificio dell´eroe che si offre quale garanzia alla nazione umiliata. I francesi si affidano a lui. qualcosa di simile a un plebiscito silenzioso, al quale il presidente Lebrun si adegua. Il Parlamento darà poco dopo, con una larga maggioranza, i pieni poteri al maresciallo. Il quale si installerà a Vichy e abolirà di fatto la République dichiarandosi «capo dello Stato francese».
Il Charles de Gaulle che la mattina del 18 giugno, nell´appartamento di Seamore Grove, scrive l´appello da rivolgere alla Francia, affinché continui a combattere, non é neppure sicuro che il governo inglese gli consenta di diffonderlo attraverso la Bbc. In quello stesso giorno, anniversario della battaglia di Waterloo, nel pomeriggio, Winston Churchill parla ai Comuni. Il mese prima, il 13 maggio, ha promesso agli inglesi «del sangue, del sudore, delle lacrime». il prezzo per salvare il Paese. Adesso che la Francia si è arresa, la Gran Bretagna teme che l´invasione sia imminente. Sono in pochi a pensare allo sconosciuto generale arrivato il giorno prima a Londra. Alcuni membri del governo lo considerano un ospite sgradito. Avrebbero preferito un francese più importante, più conosciuto, più capace di opporsi al mitico Philippe Pétain. Inoltre la grande preoccupazione inglese è di recuperare la flotta francese, che cadendo in mano ai tedeschi costituirebbe una terribile minaccia. Forse Pétain potrebbe evitarlo. Perché provocarlo sostenendo l´inutile de Gaulle?
Infine Winston Churchill la spunta e con il consenso del governo autorizza il generale francese a parlare alla Bbc. Non esiste una registrazione dell´"appello", per cui si è incerti persino sull´ora della trasmissione. Pare le 18. Cosi dice de Gaulle nelle sue Memorie. Comunque egli non ha bisogno di leggere quel che ha scritto nella mattina al numero 7-8 di Seamore Grove. Davanti al microfono non getta neppure uno sguardo ai fogli pieni di correzioni. L´appello è ben stampato nella sua memoria: «Qualsiasi cosa accada, la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà». Ma in Francia sono pochi, pochissimi quelli che ascoltano il messaggio. La Bbc arrivava soltanto in alcune zone di frontiera. Curioso destino quello di dover contare sull´Inghilterra per riconquistare la Francia. Curioso per un militare uscito da una famiglia borghese, cattolica, conservatrice e troppo patriottica per essere schiettamente anglofila. Eppure la «Francia libera», nata a Londra quel 18 giugno, alla fine della guerra figurerà, grazie a de Gaulle e al suo debutto alla Bbc, tra le nazioni vittoriose.