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 2010  giugno 18 Venerdì calendario

UNA PARTITA A QUATTRO PER IL SAHARA SPAGNOLO

Lei ha scritto tre articoli sul Marocco, ma non ha parlato del problema del Sahara ex-spagnolo ricco di fosfati, occupato pacificamente dai marocchini brandendo solo il Corano con la storica «marcia verde». un contenzioso aperto con conseguenze sia economiche (spese militari, vallo difensivo sahariano) sia internazionali (isolamento per l’ampio appoggio alla rivendicazione indipendentista del Polisario). Sono intervenute ripetutamente le Nazioni Unite. Quale situazione ha riscontrato?
Francesco Mezzalama
Roma
Caro Mezzalama, qualche chiarimento per i lettori che non hanno seguito questa vicenda. Il Sahara occidentale (un territorio di 266.000 km2 che si affaccia sull’Atlantico) confina con la Mauritania, l’Algeria e il Marocco; è stato spagnolo sino al 1975 ed è quindi, con l’Angola e il Mozambico, una delle ultime colonie europee in Africa. Quando la Spagna (nell’anno della morte di Franco), decise di andarsene, esisteva da qualche tempo nella regione un movimento di liberazione nazionale noto con l’acronimo spagnolo di «Frente Polisario» (Fronte popolare per la liberazione della Saguia el Hamra e del rio de Oro). Ma il Marocco ne rivendicò il possesso sostenendo tra l’altro che le sue popolazioni avevano sempre reso al Sultano una sorta di omaggio feudale che consisteva principalmente nel fargli ombra con grandi ombrelli ogniqualvolta attraversava il territorio. Cominciò allora una partita a quattro fra il Polisario che voleva l’indipendenza, la Mauritania che ne voleva un pezzo lungo la sua frontiera occidentale, il Marocco che lo voleva tutto e l’Algeria che voleva soprattutto impedire al Marocco di impadronirsene. Vi furono scontri e combattimenti, ma l’avvenimento più spettacolare e politicamente decisivo fu la Marcia Verde del novembre 1975 quando il re Hassan II invitò 350.000 marocchini a invadere il Paese brandendo il Corano in una mano e la bandiera nazionale nell’altra.
Oggi il Marocco controlla il Sahara occidentale, ma il problema resta teoricamente aperto. L’Unione degli Stati africani ha ammesso il Polisario tra i suoi membri e ne ha riconosciuto quindi la legittimità. L’Onu propone un referendum e ha inviato sul posto una missione. L’Algeria ha offerto in prestito un pezzettino del suo territorio (la zona di Tindouf) per ospitare gli esuli fuggiti dopo l’arrivo dei marocchini. Sarebbero 150.000, ma sembra che il satellite ne conti soltanto la metà e che molti di essi siano arrivati a Tindouf soltanto per trarre vantaggio dall’assistenza internazionale. Alla richiesta di referendum il Marocco risponde che non è possibile calcolare il numero degli elettori e promette che il Sahara occidentale godrà di una larga autonomia nell’ambito della politica regionalista del governo marocchino. Il Polisario esiste sempre, ma comincia a perdere qualche pezzo. E l’Onu ha approvato una risoluzione lunga e verbosa in cui gli interessati sono invitati a negoziare, e al Marocco viene riconosciuto di avere fatto «sforzi seri e credibili».
La mia impressione, caro Mezzalama, è che il problema si stia spegnendo come una candela e che il Marocco abbia vinto la partita. La vera questione all’ordine del giorno nel Sahara comunque non è più il bisticcio a quattro per il controllo di un mare di sabbia. la crescente infiltrazione di Al Qaeda nella regione: una prospettiva che minaccia in eguale misura il Marocco, l’Algeria e l’Occidente.
Sergio Romano