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 2010  giugno 18 Venerdì calendario

A TYCHY FRA LE TUTE BLU «DATE A NOI LA NUOVA PANDA. SIAMO MEGLIO DEGLI ITALIANI» – I

pullman bianchi aspettano con il motore acceso. Hanno appena scaricato circa mille operai che quasi corrono verso i tornelli. E ora aspettano il flusso uguale e contrario che si affretta ugualmente anche se ha appena concluso il turno del mattino. Sono passate da poco le 14 di un pomeriggio che dovrebbe essere un po’ diverso dal solito qui, nella grande fabbrica Fiat di Tychy, nella Slesia polacca, a metà strada tra Cracovia e Auschwitz. Fermare qualcuno non è semplice. «Italia, Pomigliano? Dicono che sposteranno da qui la produzione della nuova Panda? No grazie, devo andare». Ma dove vanno? Ah ecco, in fondo al piazzale c’è un palco ricavato sul pianale di un camion. Da lontano si vede un gruppetto di bandiere bianche con la scritta rossa «Solidarnosc». una manifestazione per chiedere di rimpolpare il premio di produttività da mettere in busta paga. Allora andranno tutti lì. I lavoratori sono delusi, anzi «arrabbiati» dicono i sindacalisti. Nello stabilimento di Tychy lavorano quasi 6.500 persone (20% donne), Solidarnosc dichiara 1.800 iscritti ed è l’unica sigla che mostri qualcosa a differenza delle altre sei presenti in azienda. Wanda Strozyk, 48 anni, da nove leader dell’organizzazione alla Fiat Auto Poland, urla qualcosa nel megafono. Ma è questione di 10 minuti: protesta lampo e per pochi affezionati. Gli operai gettano giusto un’occhiata, prima di salire sull’autobus. Nel frattempo, finalmente, qualcuno accetta di parlare. Poi, piano piano la diffidenza si scioglie. Tadeusz Kusak, 44 anni, lavora qui da 25 anni, mansione: carrellista. Guadagna 2 mila zloty netti al mese (circa 400 euro), in un Paese in cui un professore universitario a fine carriera intasca 2.500 zloty e in una regione in cui l’affitto di un bilocale periferico costa mille zloty (200 euro) e un chilo di pane 5 zloty (1,25 euro). Dalla direzione aziendale fanno sapere che lo stipendio medio è pari a 3800 zloty lordi. Solidarnosc sostiene che la curva dei salari netti è piatta: tra un giovane neo-assunto e un anziano prossimo alla pensione ci sono non più di 500 zloty di differenza.
«Non so che cosa succederà, non so se sia giusto o sbagliato portare la nuova Panda nello stabilimento di Napoli – dice dunque Tadeusk Kusak – ma di una cosa sono sicuro. Noi lavoriamo meglio, siamo più precisi, più scrupolosi». Gli operai di Tychy meglio dei colleghi di Pomigliano. I polacchi lo dicono apertamente, non come un motivo di vanto o di orgoglio, ma come se fosse un fatto oggettivo, misurabile, inoppugnabile. Gli operai polacchi sono più produttivi di quelli italiani, come le betulle della Slesia sono più verdi o le patate più saporite. Punto. La pensano così i ragazzi come Kristian Szymansky, 21 anni, reparto carrozzeria, 1.800 zloty al mese. O le giovani donne come Katarzyna Bukowy, 28 anni: «Il polacco sa fare tutto, si adatta meglio». O i veterani come Waclaw Markowsky, 57 anni, da 35 in Fiat o Danuta Grygny, 54 anni. Wanda Strozyk, la leader di Solidarnosc, prova a tirare le fila con qualche numero: «Noi lavoriamo bene. E indubbiamente qui si lavora tanto. Da 5 anni facciamo 3 turni di 8 ore al giorno, più ci sono gli straordinari. L’anno scorso 39 giornate di sabato extra e 8 domeniche. Troppo». E i colleghi di Pomigliano? Prima risposta in perfetto stile solidale: «Non spetta a noi valutare come lavorano gli altri». Poi un’osservazione ancora affidata alle cifre: «Certo sono rimasta colpita da una tabella pubblicata dai giornali polacchi. In un anno a Tychy 6 mila dipendenti producono 600 mila macchine. A Pomigliano per fare le stesse 600 mila vetture ne occorrono 20 mila. Questi numeri hanno fatto il giro dei nostri reparti».
E in un attimo ai «numeri» è seguita la domanda più logica: ma se siamo così produttivi e precisi, perché il «gran capo Marchionne» (l’ amministratore delegato della Fiat) non ci affida anche la nuova Panda? Ancora una volta emerge una risposta «naturale». Jacek Plucik, 24 anni, non ha dubbi: « una decisione politica». Tomek (niente cognome), 31 anni, reparto saldatura, è più circostanziato: «Di sicuro è intervenuto il governo italiano e qui nessuno è contento, perché il nostro stabilimento sarà penalizzato. Mi aspetto un calo della produzione, forse anche tagli di personale». Ma anche per la Fiat «l’operazione Pomigliano» non sarà un affare. Lo spiega con poche parole Wojciech Procz, reparto stampaggio, 38 anni: «Noi ci perderemo, ma entro breve anche l’azienda si renderà conto di aver fatto un errore».
Se il clima è questo si capisce perché l’ex premier Jaroslaw Kaczynski, gemello del presidente Lech scomparso nel disastro aereo di Smolensk, abbia scelto proprio Tychy per una conferenza stampa in vista delle elezioni presidenziali di domenica. Kaczynski, oggi all’opposizione, si candida per il blocco conservatore contro Bronislaw Komoroswki (attuale presidente provvisorio della Polonia). Alle 17 Kaczynski si presenta ai cancelli di Tychy su una Panda verde acido. Solidarnosc lo appoggia. Mezz’ora per un piccolo saggio di protezionismo, con finale dedicato a Marchionne. «Conosco la realtà italiana e se sarò eletto parlerò con Silvio Berlusconi, perché in Italia la politica e il business sono intrecciati. Lo convincerò a non danneggiare gli operai polacchi. A Marchionne, invece, chiederò perché voglia andare contro le leggi di mercato. più conveniente anche per la Fiat produrre la nuova Panda qui a Tychy». Fra due settimane queste potrebbero essere le parole del nuovo presidente della Polonia? Una variabile in più per il Lingotto.
Giuseppe Sarcina