ItaliaOggi 18/6/2010, 18 giugno 2010
CINA, MORTI SERIALI NELLE MINIERE
Le miniere cinesi, tristemente famose per le migliaia di operai che vi muoiono ogni anno a causa di incidenti, sono teatro anche di morti seriali.
Il tribunale di Pechino si appresta a giudicare una donna di 37 anni che, con l’aiuto di due vicini, ha ucciso il marito a colpi di spranga all’interno della miniera in cui il defunto lavorava. I tre complici hanno cercato di far credere che la morte fosse dovuta a una frana in una delle gallerie della miniera, per avere diritto al risarcimento di 40 mila euro riconosciuto dalla legge cinese come indennizzo alle famiglie delle vittime di incidenti sul lavoro.
I tre non erano nuovi a fatti del genere: già nel 2007, essi avevano ucciso due membri delle loro famiglie nelle miniere della regione, facendo passare gli omicidi come morti accidentali.
Lo scenario ricorda la trama di Blind Shaft, profetico film del regista Li Yang. La pellicola, girata nel 2003 e vietata in Cina, racconta l’uccisione di un minatore da parte dei suoi compagni per appropriarsi della somma accordata come risarcimento.
Sono soprattutto malati di mente le vittime di questi omicidi in miniera.
Nella provincia meridionale del Sichuan, la polizia ha annunciato lo scorso dicembre l’arresto di nove membri di una gang specializzata nella ricerca e rapimento di persone con handicap mentali con lo scopo di venderle alle mafie delle miniere. Queste ultime si incaricano di assassinare le povere vittime per spillare il denaro dell’indennizzo facendosi passare per loro parenti.
La gang in questione, ha fatto sapere la polizia, aveva venduto almeno 17 malati di mente in nove province diverse, scegliendo miniere «clandestine», i cui proprietari hanno troppo da perdere in caso di intervento da parte delle autorità. Così essi preferiscono transigere, offrendo un risarcimento di minore entità.
«Ma molti di questi proprietari di miniere», spiega un detective, «sono essi stessi legati alla mafia e può succedere che familiari delle vittime di incidenti autentici vengano assassinati nel momento in cui reclamano il risarcimento».