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 2010  giugno 18 Venerdì calendario

Lettere - LA RIFORMA DI DE SANCTIS- Nel contesto delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è passata finora sotto silenzio la figura di Francesco De Sanctis (1817-1883), autore di una celebre Storia della letteratura italiana, uomo politico e ministro della Pubblica Istruzione nel governo presieduto da Cavour nel 1861 e poi da Cairoli nel 1878

Lettere - LA RIFORMA DI DE SANCTIS- Nel contesto delle manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è passata finora sotto silenzio la figura di Francesco De Sanctis (1817-1883), autore di una celebre Storia della letteratura italiana, uomo politico e ministro della Pubblica Istruzione nel governo presieduto da Cavour nel 1861 e poi da Cairoli nel 1878. Nella sua veste di ministro, De Sanctis si impegnò per una riforma scolastica aperta alle classi popolari e prestò attenzione alla vita materiale della scuola e di chi vi lavorava. Non a caso un primo grave problema affrontato fu quello dell’edilizia scolastica. A differenza di Carducci e di altri intellettuali del tempo, intese il Risorgimento come un punto di partenza e non di arrivo. Per questo, distante da ogni ipocrisia, non ignorò le miserie degli strati più umili e la loro subalternità, così come le deplorevoli condizioni dei maestri di scuola. In maniera coerente con il suo realismo etico-politico, scrisse che occorreva trasformare la plebe in un popolo capace di scrollarsi di dosso le corrotte abitudini del passato, l’indifferenza e l’inerzia morale. Consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri e amante della libertà, che nasce dalla lotta contro gli ostacoli materiali che avviliscono gli uomini e li rendono schiavi rassegnati. In un momento come l’attuale, in cui il Mezzogiorno è un problema ancora presente e la dequalificazione dell’istruzione pubblica avanza, ricordare la figura di De Sanctis e rileggere i suoi scritti credo che sia utile per una rivisitazione obiettiva degli avvenimenti, dei vizi d’origine e delle cause di debolezza che portarono alla mal digerita Unità d’Italia. Ci fa riflettere sulle caratteristiche del nostro Paese, sempre in bilico fra il vecchio e il nuovo e mai veramente moderno. Diviso in parti diseguali come prima del 1861. Lorenzo Catania 57 anni, insegnante di Italiano e Storia, Catania