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 2010  giugno 18 Venerdì calendario

I PALETTI DELLA BONGIORNO ”FUOCO AMICO” NEL PDL

Procede soave, Giulia Bongiorno, ma implacabile. Spetta a lei fare la relazione alla commissione Giustizia sul ddl Intercettazioni per come è tornato alla Camera dal Senato, e la più fidata consigliere di Gianfranco Fini demolisce un pezzo alla volta il testo che è uscito da Palazzo Madama con il sigillo dell’ufficio di presidenza del Pdl. Esordio cauto: «Ci sono soluzioni che condivido pienamente, su altre invece avanzo dei suggerimenti al governo». E guarda caso i «suggerimenti» della Bongiorno ricalcano pressoché integralmente quanto filtra dal Quirinale. In commissione l’ascoltano tutti a bocca aperta: quelli della maggioranza perché presi in contropiede da una tale gragnuola di critiche, quelli dell’opposizione perché piacevolmente sorpresa. E al termine, un berlusconiano doc come Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione, dice: «Osservazioni avanzate a titolo personale. La sua relazione non è affatto neutra».
Non era mai successo che un relatore di maggioranza fosse sconfessata così platealmente. Ma la partita è solo agli inizi e c’è un possibile sbocco assai sgradito al Pdl: se la Bongiorno trasformerà i suoi «suggerimenti» in altrettanti emendamenti, può la maggioranza bocciarli serenamente perché l’indicazione è di far presto e non tornare al Senato? Il sottosegretario Giacomo Caliendo è un altro che ieri ascoltava abbastanza seccato. E’ reduce da una battaglia al Senato per salvare questo testo, ora si ricomincia con il fuoco amico. Perciò sorrideva e diceva sornione: «C’è tutto il tempo per riflettere. D’altra parte alla Camera avevamo fissato un termine di 60 giorni e andava bene. Al Senato siamo passati a 75 giorni più le proroghe rinnovabili di 72 ore. Come vedete, sui tempi già siamo intervenuti una volta...».
Ma l’elenco dei suggerimenti di Giulia Bongiorno è lungo. Si inizia con la questione della proroga oltre i 75 giorni canonici, proroga straordinaria di tre giorni in tre giorni: «Se è vero che un tribunale collegiale assicura quella ponderazione che a volte non assicura il singolo magistrato, rispetto a una procedura di questo genere un tribunale collegiale potrebbe creare problemi di impatto». Questione poi da collegare ai cosiddetti reati-satellite delle associazioni mafiose, i cui termini secondo i finiani sono troppo stretti: «Intervenendo su questo punto si potrebbero superare anche quelle problematiche». E qui non solo Idv e Pd hanno annuito, ma s’è aggiunto anche un deputato leghista, Luca Paolini, che ha definito «poco pratico» il meccanismo della proroga di 72 ore in 72 ore.
Sulle multe per gli editori, poi, la Bongiorno è tornata a chiedere altre modifiche: «Mi chiedo quanto sia ammissibile la responsabilità delle persone giuridiche in materia di stampa e quanto sia conciliabile con la libertà del singolo direttore». Al Senato è stata poi inserita una prerogativa in più per i parlamentari: sarebbe necessaria l’autorizzazione all’intercettazione anche quando capita d’imbattersi nell’ascolto di un parlamentare su un’utenza terza. «Si tratta di capire come si possa chiedere ex ante un’autorizzazione rispetto ad un’ipotesi che non si può prefigurare in anticipo. E poi ci sono problemi di possibile conflitto con una recente sentenza della corte costituzionale». Abbastanza liquidatoria, invece, la Bongiorno, su una ipotesi cara al Pd e ai giornalisti, e cioè la cosiddetta udienza-stralcio in cui un giudice, sentite le parti, dovrebbe stabilire quali intercettazioni devono rimanere segrete e quali sono pubblicabili. «Un’udienzetta... è già prevista e non è applicata».
Infine il comma D’Addario, novità introdotta al Senato, ovvero il reato di riprese e registrazioni fraudolente punibile a querela della persona offesa con la pena da 6 mesi a 4 anni: sulla «congruità» e «ragionevolezza» della pena, la parlamentare ricorda che fece delle osservazioni anche la commissione Affari Costituzionali del Senato.