Salvatore Carrubba, Il Sole-24 Ore 16/6/2010;, 16 giugno 2010
LA DURA LEZIONE DI POMIGLIANO
La posizione intransigente di una parte dei sindacati sulla vertenza Fiat di Pomigliano, che sembra ignorare i problemi dell’occupazione di 5mila persone, conferma purtroppo che nessun grande passo avanti è stato fatto dalla primavera del 1977 nell’approccio ai progetti d’investimento industriale e nei rapporti tra sindacato e industria.
Allora la Giulietta, appena lanciata, riscosse un buon successo e per ridurre i tempi d’attesa delle vetture, mio padre, Gaetano Cortesi, presidente e amministratore delegato dell’Alfa Romeo, ottenne con molta fatica e lunghe trattative con i sindacati 8-10 sabati lavorativi ad Arese. Essere flessibili e rispondere con tempestività ai picchi di domanda è essenziale fattore competitivo per mantenere e aumentare le quote di mercato e per salvaguardare e aumentare i posti di lavoro.
All’Alfasud di Pomigliano ai tempi si combatteva con un assenteismo del 20-30%, con fenomeni di doppio lavoro e picchi di assenze per le partite di calcio e per le esigenze stagionali dell’agricoltura: mi sembra che siano gli stessi di cui si discute ancora oggi tra Fiat e sindacati. L’Italia è rimasta immobile per tutti questi anni e per quanto tempo ancora?
Paolo Cortesi
e-mail • La testimonianza familiare è interessante, pur riferendosi a un’azienda delle Partecipazioni statali che per molti anni, nonostante gli sforzi di manager illuminati, veniva considerata dalla politica più strumento di puro e semplice assistenzialismo che non impresa soggetta alle volgari regole delle compatibilità economiche. Conosciamo i risultati cui portò quell’equivoco (caro allora a maggioranza e opposizione). Ancora più drammatica si rivelerebbe oggi l’illusione di prescindere dai vincoli dell’appartenenza a un mercato globale (che determina tanto sfide che opportunità): a Pomigliano, perciò, la posta in gioco è l’individuazione di un modello di relazioni industriali capaci di affrontare situazioni radicalmente diverse, di conciliare produttività e occupazione, di assicurare un futuro industriale al paese.