Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 13/06/2010, 13 giugno 2010
MARADONA DA C.T. INCOMPETENTE A RE DELLA FORESTA SUDAFRICANA
Tra l’ Argentina e la vittoria c’ è un solo ostacolo: Maradona. Questo almeno è il pensiero più diffuso. Maradona star del Mondiale ma c.t. incompetente, Maradona che pure in Africa è lo sportivo più popolare ma lascia Milito in panchina e Cambiasso a casa, Maradona che fa rifare i bagni del ritiro e per sé pretende il bidet a tre velocità con spruzzi modulati e i gelati al pistacchio alle 4 del mattino. Però forse ci voleva una personalità come la sua, per tenere insieme talenti formidabili ma fragili come gli argentini. Ieri per l’ esordio si è vestito da prima comunione, cravatta chiara e giacca grigia chiusa a stento sulla pancia, ma con barbone bianco e tre orecchini da corsaro. Ha passato la partita a bordo campo, c’ è pure entrato per abbracciare «El Gringo» Heinze dopo il gol, ha fatto il raccattapalle, il guardalinee e anche qualche pregevole palleggio, ovviamente di sinistro. Il quarto uomo all’ inizio ha tentato di trattenerlo, poi l’ ha lasciato fare. Alla fine ha abbracciato tutti esultando scompostamente come se avesse vinto il Mondiale. I suoi calciatori apparivano quasi in imbarazzo. Però lo considerano una sorta di divinità del calcio. E quando lui parla negli spogliatoi, loro ascoltano. Ai giornalisti si è presentato addentando un torsolo di mela: «Il mio modello di allenatore è Beckenbauer. Anche se fisicamente siamo diversi». Ha avuto paura del pareggio della Nigeria? «Nel calcio si può vincere, perdere, pareggiare. Non si può mai avere paura. Ringrazio los muchachos, anche El Kun che non ha giocato». El Kun, come un personaggio dei manga giapponesi, è suo genero Aguero, padre di Benjamin, nipote idolatrato che nonno Diego cita di continuo: «L’ emozione più grande di inizio Mundial è il bacio che il piccolo mi ha mandato». La storia di Maradona allenatore è coerente con la sua vita di pazzie. Al primo allenamento ha tenuto ai ragazzi un discorso sobrio: «Avete di fronte un uomo tornato dall’ inferno. Io ho dimostrato che nella vita tutto è possibile». Poi li ha portati a giocare ai 3 mila metri di La Paz direttamente dal livello del mare: 6 a 1 per la Bolivia. Per un’ amichevole con la Giamaica è arrivato a convocare cinque infortunati. In due anni ha chiamato un centinaio di calciatori. Allenamenti sempre il pomeriggio e la sera: la mattina dorme. Il padre di Messi si è lamentato: «Mio figlio non riceve istruzioni tattiche, gli dice solo di giocare bene e fare gol». Allarmato, il presidente federale Grondona gli affiancò Bilardo, il c.t. campione nell’ 86, che con Maradona aveva sempre avuto un buon rapporto. Litigarono subito. Risse seguite da pubbliche riconciliazioni: ogni volta Diego piange. Già che c’ era ha fatto pace pure con l’ odiato Passarella e ha punzecchiato il collega rivale Dunga. Nei prossimi giorni come d’ abitudine litigherà con Pelé. Ha messo sotto un cameraman con la macchina. Ha aperto una scuola di calcio in India, dove l’ hanno accolto come un santone. sempre a dieta, stavolta con qualche successo. Non ha perso l’ abitudine di finire in ospedale: nel 2000 per la cocaina, nel 2004 per infarto, nel 2005 per obesità, poi per epatite dovuta all’ alcol, crisi depressive e nel marzo scorso per il morso del cane della fidanzata Veronica. In compenso non è più stato arrestato (2005, aeroporto di Rio) e non ha più sparato ai giornalisti (1994, fuori dalla casa di campagna: 4 feriti). Però dopo la qualificazione in Uruguay ha invitato i suoi critici a praticargli un rapporto orale - «Que la chupen!» -: due mesi di squalifica. Da allora le figlie Dalma e Giannina gli tengono ogni mattina una rassegna stampa, con l’ ordine di segnalargli gli irriducibili da sistemare. Per infondere coraggio ai calciatori ricorre a sciocchezze incredibili, ad esempio paragonando Messi a Che Guevara. Da sempre Maradona subisce il fascino del potere. Ora si è infatuato di Castro e per diventare c.t. ha intrigato con i coniugi Kirchner, peronisti di sinistra; ma ai suoi tempi aveva legato pure con il basettone liftato Menem, e a Napoli aveva fatto di peggio, comprese le foto nella vasca a forma di conchiglia con i fratelli Giuliano, noti camorristi. Ieri ha spiegato che «senza Messi il gioco del calcio sarebbe meno bello». Il suo mestiere sarebbe appunto dare un gioco all’ Argentina. Ma è fissato con Veron, che ha quasi quarant’ anni. Ai vizi che gli conoscevamo ha quindi sommato nuovi difetti da allenatore. Eppure, sono trent’ anni che il calcio non ci regala un personaggio così. «Ho ventitré leoni!» urla a ogni occasione. Ma il vero re della foresta sudafricana, con la sua criniera brizzolata e il suo passo pesante, è ancora lui.
Aldo Cazzullo