Goffredo Buccini, Corriere della Sera 13/06/2010, 13 giugno 2010
I MASSONI «DEMOCRATICI» E IL MISTERO DELLA DIREZIONE – «
morto un Trentatré!». Quando, lo scorso autunno, i massoni di mezza Italia vengono qui a onorare Mario Gabrielli’ negli anni 60 Venerabile della loggia Garibaldi 750 e 33esimo grado del rito scozzese’ composto nella bara in completo blu e guanti bianchi e vegliato dalla moglie Cesarina, non sanno ancora che da quella camera ardente di via Crocioni, periferia residenziale di una città molto legata al Grande Oriente (altra loggia di spicco tra le cinque della provincia è la Guido Monina, dal nome di un sindaco «fratello»), sta cominciando un nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra politica e massoneria.
«Un cronista locale mi chiese se fossi massone anch’io, ero commosso, non ebbi difficoltà a dirgli di sì», racconta adesso Ezio Gabrielli, sorseggiando uno spritz su una terrazza affacciata sul Conero. Avvocato associato a Guido Calvi, 42 anni, fisico da baritono mozartiano, Ezio è il nipote prediletto cui «zio Mario» insegnava «a costruire gli aquiloni con le canne raccolte alla foce del fiume Musone». Era anche assessore Pd del Comune di Ancona: per quell’outing lo costringono alle dimissioni. « stato un brutto segnale, se tiri fuori la testa te la tagliano col falcetto... Ieri un fratello appena entrato in loggia mi ha chiesto su Facebook se iscriversi al partito: cosa dovrei rispondergli?». In pochi mesi il caso si allarga. Nella massonica Maremma spunta un altro assessore, Guido Mario Destri da Scarlino (3.600 anime), pure lui democratico, fotografato in mezzo ai cappucci. Nuovo scandalo. Insorgono i cattolici del Pd, guidati da Giuseppe Fioroni e dagli ex Popolari di Quarta Fase: «Massoni anche da noi? Inconcepibile».
Dietro il cancan si celano, forse, il riallineamento alla nuova stagione politica e una ennesima sfida per il potere nel Grande Oriente, l’Obbedienza principale d’Italia, finita nel tritacarne con la P2 di Gelli nell’81, l’inchiesta di Palmi nel ”92 e ciclicamente nei titoli dei giornali per qualche rivelazione sulla massoneria deviata. Sul sito del Grande Oriente Democratico, una sorta di corrente di sinistra in aperta frattura con la maestranza di Palazzo Giustiniani, appare un messaggio dall’aria minacciosa: «Quanti sono i massoni non dichiarati nella direzione nazionale del partito? Non ci fate incaz... perché altrimenti cominciamo a pubblicare gli elenchi». Gioele Magaldi, animatore del sito e della corrente, giovane Venerabile romano in odore di eresia (ha tre «tavole d’accusa» sulle spalle e resiste ai tentativi di espulsione ricorrendo ai tribunali «profani», cioè civili), dice al telefonino: «Vediamoci al Pantheon». Si presenta in un caldissimo pomeriggio con gessato blu e occhialini azzurrati, disponibile e sussiegoso. E spiega: «Sì, ci sono massoni nella direzione nazionale del Pd, lo so, può attribuirmelo. E l’onorevole Fioroni, che si agita tanto, ha ottimi rapporti con i massoni nella sua Viterbo». Dichiarazioni spericolate, cui Magaldi ne fa seguire altre, di altro segno: «Non mi fraintenda. Io voglio che al Pd arrivi la solidarietà del Grande Oriente Democratico per gli attacchi di cui è oggetto. Ma insomma: questi cattolici del Pd, chi li manda? Parlare come loro non fa certo il bene del partito. Questa vicenda, secondo me, ha una paternità precisa». Quale? «Lo spieghi lei a me». Con i massoni va spesso così.
«La massoneria è un gioco di specchi dietro al quale è difficile intravedere la realtà», diceva l’ex Gran Maestro Di Bernardo a Ferruccio Pinotti, autore del bel saggio «Fratelli d’Italia». Persino Gustavo Raffi, Gran Maestro in carica da undici anni, che sventola trasparenza e rinnovamento come nuove bandiere del Grande Oriente, risponde: «Massoni nella direzione del Pd? Ame non risulta. Se mi risultasse? Non glielo direi comunque». Giorni fa da un’intervista ad Alberto Statera di Repubblica era emerso il numero di quattromila massoni nel Pd, su cui si è scaldato ulteriormente il dibattito. Ora il Gran Maestro attutisce: «Io dissi che non facciamo censimenti, diciamo che è un calcolo delle probabilità...». Insomma, trasparenza o non trasparenza, lo stop and go resta l’andatura prevalente.
«Puttanate»: Claudio Petruccioli, che partecipò per il Pci ai lavori della Commissione P2, taglia corto. «A parte che il problema della doppia fedeltà può porsi soltanto in un partito di ispirazione totalitaria e non certo nel Pd, la verità è che oggi la massoneria è meno potente, il bipolarismo non l’aiuta. Anche in Inghilterra c’è il bipolarismo, sì, ma lì l’establishment è molto forte, qui è molto fragile». I massoni però aumentano di numero. «Vero, ma non riescono a essere un potere intermedio effettivo». Lei ne ha conosciuti di compagni massoni? «Beh, in alcune aree come Perugia, la Toscana, Bologna, massoniche e governate dalla sinistra, pensare che tutti imassoni siano stati contro il governo è inverosimile». E la storia racconta di rapporti almeno non conflittuali, se alla Gran Loggia di Rimini del 2007 il sottosegretario Elidio De Paoli portò i saluti dell’esecutivo nazionale dopo che, un anno prima, Paolo Prodi, fratello del premier in carica, aveva definito il Grande Oriente d’Italia come «una delle più importanti agenzie produttrici di etica nella storia dell’Occidente». Forse anche per questo Raffi, di tradizione pacciardiana, si fece sfuggire più volte una frase che oggi continua a rettificare: la massoneria ha il cuore che batte a sinistra. «Mi riferivo alla sinistra storica, risorgimentale. Io non posso pronunciarmi», spiega ora con cautela. «Si domandi perché ha smesso di dire quella frase», incalza Magaldi. Ce lo dica lei, replichiamo.
Il giovane Maestro, disinvolto nell’uso dei media, ha pronta una teoria che ha già riversato nel sito e che conduce, naturalmente, al più discusso berlusconiano della massonica Toscana, Denis Verdini: «Da principio aveva simpatia per Natale Di Luca, il rivale di Raffi alle ultime elezioni. Poi ha cambiato parere...». Insomma, anche per questo riavvicinamento con il Pdl la Toscana sarebbe rimasta saldamente in mani raffiane alle ultime regionali del Grande Oriente e un venticello Pdl alimenterebbe la bufera nel Pd. Raffi sostiene più semplicemente che «tirar fuori conflitti in certi momenti serve a distogliere dai veri problemi e nel partito democratico problemi e tensioni ci sono». Strategie e politica politicante. Cose lontane dal buon Ezio Gabrielli che, con felice autoironia, si definì «un povero pirla di provincia» mentre tanti moralisti a corrente alternata gli davano addosso (due volte pirla se, come si sussurra, ci fosse davvero nella giunta di Ancona un secondo «fratello» del Pd, ancora coperto). Almeno Ezio ha avuto la consolazione di essere ammesso, tra onori e condoglianze, al funerale massonico di zio Mario. Alle donne di famiglia (eccetto la vedova Cesarina) fu vietato. Porte del Tempio sbarrate per le «stelle d’Oriente» di casa Gabrielli.
Goffredo Buccini