varie, 14 giugno 2010
SCHEDONE SULLE ELEZIONI IN BELGIO
Domenica 13/6 si sono tenute in Belgio le elezioni politiche anticipate. Sono stati chiamati alle urne poco meno di otto milioni di persone per rinnovare la Camera dei rappresentanti (150 seggi) e il Senato (71). In Belgio i sistemi partitici sono distinti nelle tre regioni [vedi sotto]: a nord si votano partiti fiamminghi, al sud valloni, nel distretto bilingue di Bruxelles gli elettori potevano votare a scelta una delle due liste.
I RISULTATI
Nella regione del Nord, Le Fiandre, i separatisti moderati della Nuova alleanza fiamminga (N-Va) hanno ottenuto il 28,2% dei voti.
I cristiano-democratici del Cd&V del primo ministro uscente Yves Leterme, hanno raccolto il 17,6% delle preferenze.
Il Partito liberale fiammingo (Open-Vld), che aveva provocato la caduta del governo, ha ottenuto il 14,5%.
Il partito di estrema destra Vlaams Belang si è attestato al 12,5%.
A Sud, nella Vallonia, il primo partito è stato il Partito socialista guidato da Elio Di Rupo, con il 36,6% delle preferenze.
Il partito liberale (Mr) ha ottenuto il 24%.
Seguono i centristi del Cdh e gli ambientalisti Ecolo, entrambi tra il 14 e il 15%. (Corriere.it 14/6).
Dal momento che nelle Fiandre vivono 6,6 degli 11 milioni di persone dell’intero Belgio, il primo partito del Belgio è la N-Va con il 17,4% a livello nazionale, seguita dai socialisti di Di Rupo con il 15%.
Questo dato potrebbe non essere sufficiente per creare un governo guidato dall’Alleanza fiamminga, dal momento che non esiste un omologo francofono del movimento indipendentista (che si è aggiudicato 27 seggi, tutti nelle Fiandre).
Il Partito socialista può contare invece su 26 seggi conquistati in Vallonia e 13 nelle Fiandre, per questo il suo leader Di Rupo sembra il più accreditato per guidare un governo.
Di Rupo, il giorno dopo il voto: «All’estero si ha l’impressione che il Belgio stia per esplodere, ma non è così e spero che anche questa volta troveremo un compromesso» (Corriere.it 14/6; Marco Zatterin, La Stampa 14/6; Michele Pignatelli, Il Sole 24 Ore 15/6).
IL BELGIO
Il Belgio è una monarchia parlamentare. Stato federale, ha 10 milioni di abitanti ed è diviso in tre regioni:
• le Fiandre al Nord: 13.522 km quadrati, 6,5 milioni di abitatnti, il 55% del totale; la lingua è l’olandese.
• la Vallonia al Sud: 16.844 km quadrati, 3,5 milioni di abitanti, il 34% del totale; la lingua è il francese.
• la regione di Bruxelles-Capitale nel centro: circa 1 milione di abitanti, il 10% del totale; è bilingue a maggioranza francofona.
La frontiera linguistica tra Fiandre e Vallonia fu fissata nel 1963. L’altro grande gruppo linguistico è quello germanofono (nella parte orientale del paese).
Andrea Bonanni: «Ciò che rende difficilmente sanabile la frattura del Belgio è il fatto che si tratta del’unico Paese d’Europa, e forse del mondo, in cui i cittadini proprio non si capiscono tra loro. Non c’è una lingua dominante e neppure una lingua veicolare. A parte l’area di Bruxelles, dove almeno chi è a contatto con il pubblico è tenuto a parlare sia francese sia fiammingo, il Belgio non è un Paese bilingue, ma un Paese dove si parlano due lingue diverse (anzi, tre, visto che c´è anche una esigua minoranza tedesca)» (Andrea Bonanni, la Repubblica 15/6).
Le tre regioni sono autonome in materia di sviluppo urbano, ambiente, agricoltura, occupazione, energia, cultura, sport e ricerca. Sono unite invece dal fisco, welfare e giustizia. Tutti i partiti fiamminghi vorrebbero piena autonomia anche in questi campi (il Giornale 14/6; Cristina Marconi, Il Messaggero 14/6).
Le Fiandre producono il 70% del Pil del paese e trasferiscono ogni anno tra i 5 i 10 miliardi di euro alla Vallonia, regione legata alla vecchia industria ormai decaduta e teatro di una diffusa corruzione e di una spesa pubblica altissima. Mentre nella regione del Sud la disoccupazione è al 16,6%, nelle Fiandre è al 6,6% (Corriere della Sera 14/6; Cristina Marconi, Il Messaggero 14/6).
I PARTITI E I PERSONAGGI
La Nuova alleanza fiamminga (N-Va) è guidata da Bart De Wever.
39 anni, De Wever viene da una famiglia di Anversa vicina all’estrema destra fiamminga (il padre militò in un partito che collaborò con Hitler durante la guerra). Laureato in Storia all’Università cattolica di Lovanio, nel periodo studentesco ha fatto parte di circoli nazionalisti. Nel 2001 ha fondato il partito indipendentista N-Va (che presiede dal 2004) insieme a ex membri della dissolta Volksunie, storica formazione del movimento autonomista fiammingo. Sposato, ha quattro figli.
Predica un separatismo dolce (ha auspicato che «il Belgio evapori gradualmente»), sul modello cecoslovacco: per ora ha chiesto solo la trasformazione del Belgio da stato «federale» a stato «confederale». Ma nel futuro vorrebbe la creazione di due stati separati nell’ambito dell’Ue, più o meno come avvenne con la separazione dei cechi dagli slovacchi.
De Wever, dopo i risultati elettorali, è stato conciliante e ha aperto anche ai valloni: «Abbiamo vinto è vero, ma il settanta per cento dei fiamminghi non ha votato per noi. Dobbiamo creare ponti con gli altri partiti e proseguire i negoziati istituzionali. Dobbiamo andare verso i francofoni. Nessuno ha interesse a bloccare i francesi» (Andrea Bonanni, la Repubblica 14/6; Il Sole 24 Ore 13/6).
Il partito socialista è guidato invece da Elio Di Rupo, 39 anni, di origine abruzzese. Omosessuale dichiarato, laureato in chimica, Di Rupo viene da una famiglia poverissima di emigrati. Il padre arrivò dall’Italia per lavorare nelle miniere e morì quando lui era ancora bambino in un incidente stradale. stato presidente del Partito socialista francofono per più di dieci anni, dal 2005 al 2007 è stato premier della Vallonia, e ministro regionale dell’Educazione. Ha fatto della stabilità del paese lo slogan elettorale del partito. Se dovesse guidare il governo sarebbe il primo francofono a ricoprire questo ruolo dal 1974. Indossa sempre un papillon rosso.
Ha fatto sapere che sta studiando il fiammingo: «Guardo la tv fiamminga e leggo i giornali delle Fiandre. un buon esercizio, non solo per la lingua, anche per la comprensione politica» (Michele Pignatelli, Il Sole 24 Ore 13/6; Manila Alfano, il Giornale 14/6; Andrea Bonanni, la Repubblica 15/6).
IL RE
Il re Alberto II, 76 anni, sesto sovrano in 180 anni, ha dato il via lunedì 14/6 al tradizionale giro di consultazioni con i leader dei partiti politici. Dovrà scegliere l’«informatore» destinato a sondare le forze politiche in vista della costituzione di un governo. Come da protocollo, i primi ad essere ricevuti dal sovrano sono il premier uscente, il cristianodemocratico Yves Leterme il cui partito è uno dei grandi sconfitti della tornata elettorale, e poi gli attuali presidenti di Camera e Senato. Bart De Wever, che non ha mai nascosto la sua ostilità al trono, si è presentato dal re per le consultazioni senza cravatta. La formazione di un governo si annuncia difficile e lunga: dopo le precedenti elezioni ci vollero 285 giorni per trovare un accordo. A fine giugno, poi, il Belgio assumerà la presidenza di turno dell’Unione europea(Adnkronos/Aki 14/6; Marco Zatterin, La Stampa 14/6).
Quando le Fiandre e la Vallonia si staccarono dai Paesi Bassi, nel 1830, fu deciso che la monarchia sarebbe stata retta da un «Rex Belgarum», così da sottolineare la natura popolare del sovrano. Col tempo, il re è diventato il simbolo e il collante dell’unione di due popoli molto distanti fra loro.
Se il Belgio dovesse spaccarsi in due, è probabile che la figura del re scompaia. Potrebbe salvarsi solo se fossero le Fiandre ad andarsene spontaneamente: a questo punto la Vallonia, insieme alla regione bilingue di Bruxelles, rimarrebbe in Europa come un Belgio ridotto a 5 milioni di abitanti e con il suo re (Marco Zatterin, La Stampa 14/6).
LA SEPARAZIONE LINGUISTICA
Quella volta, nel 2001, che in uno scontro tra due treni a Grez-Doiceau, nel Brabante vallone, morirono otto persone. Il responsabile del traffico di Wawre, cittadina francofona, dove un treno era passato bruciando un semaforo rosso, cercò disperatamente di avvertire la stazione di Lovanio, distante pochi chilometri ma in zona fiamminga, per dire di non far partire il convoglio che si sarebbe trovato in rotta di collisione. Nessuno capì il messaggio in francese e, quando il vallone cercò di spiegarsi in fiammingo, lo fece talmente male che dall’altra parte gli attaccarono il telefono in faccia. Le polemiche furono molte ma nessuno venne incriminato: «procedure rispettate» (Andrea Bonanni, la Repubblica 15/6).
O quell’altra volta, più recentemente, che un automobilista marocchino vide un giovane camminare di notte in mezzo all’autostrada attorno a Bruxelles e cercò di avvertire la polizia. Ma la centralinista, fiamminga, non capì l’allarme. Il ragazzo venne travolto e ucciso più di mezz’ora dopo la telefonata (Andrea Bonanni, la Repubblica 15/6).